E’ un quadro di omerta’ e compromessi quello che emerge dall’inchiesta, silenzio dettato dalla necessita’ di continuare ad assistere al meglio i profughi del Darfur. Ai media non giunge quindi che una minima parte dell’informazione dagli operatori umanitari, limitata per lo piu’ al bilancio degli aiuti umanitari che giungono nei campi dei profughi e alle loro condizioni. Non si possono denunciare lo stupro di migliaia di donne (70%), come Aisha, e gli autori dei gravi crimini contro i civili (78%), temi che il governo centrale considera addirittura taboo. I siti web e i comunicati stampa vengono controllati dalle autorita’ sudanesi, nel caso sfuggisse qualcosa all’auto-censura delle organizzazioni. Il rischio, per chi non ripetta il silenzio imposto da Khartoum, e’ l’allontanamento dal Darfur, con evidenti gravi ripercussioni sui civili che dipendono proprio dagli aiuti delle organizzazioni.

Copertura mediatica della crisi in Darfur

Ma gli operatori umanitari denunciano anche lo scarso interesse per l’aspetto propriamente umanitario della loro missione da parte dei mezzi di informazione, che invece insistono, senza trovare risposte, sull’aspetto politico e militare del conflitto.