Il blog di Italians for Darfur

martedì, marzo 04, 2008

Azioni & media

Italians for Darfur lancia la campagna Wanted for War Crimes
40 associazioni chiedono la consegna dei criminali di guerra Harun e Kushayb

A un anno dalla citazione in giudizio da parte della Corte penale internazionale di Ahmad Harunh e Ali Kushayb, oltre 40 associazioni, tra cui Italians for Darfur, in Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa hanno lanciato la campagna Wanted For War Crimes, che richiama il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a esercitare pressioni per un immediato arresto dei due esponenti del governo sudanese, nonché ad attivare sanzioni mirate, come la confisca dei beni, a quanti a Khartoum continuino a offrire loro rifugio.
Nel 2005, la Commissione d’inchiesta dell’Onu in Darfur ha redatto una lista di 51 nomi di individui sospettati di crimini contro l’umanità. Questa include 10 funzionari di governo centrale di grado elevato, 17 funzionari di governo locali, 14 membri dei Janjaweed, 7 membri delle diverse fazioni ribelle e 3 soldati stranieri. Secondo il mandato di comparizione emesso dalla CPI, Ahmad Harun e Ali Kushayb devono rispondere di oltre 40 capi di accusa, tra cui: omicidi di massa, stupri, incendi di moschee e l’espulsione di più di 60,000 persone da quattro cittadine nel Darfur Occidentale.
James Smith, Direttore Generale della Aegis Trust, tra i membri fondatori della campagna Wanted for War Crimes (“Ricercati per crimini di guerra”), ha dichiarato: “Dopo aver orchestrato le terribili violenze del 2003 e 2004, Ahmad Harun è ora responsabile del ritardo nella consegna degli aiuti umanitari e dell’ostruzionismo nei confronti degli operatori di pace, contribuendo così alle morti al rallentatore alle quali stiamo assistendo oggigiorno in Darfur. C’è un’ironia grottesca nel fatto che proprio lui sia oggi incaricato di sfamare le vittime dei suoi stessi sospetti crimini”
“Il Governo sudanese, ad ogni suo livello, pullula di presunti criminali di guerra”, ha detto Frank Donaghue, Direttore Generale di Medici per i Diritti Umani, un altro membro fondante della nuova Campagna. “E’ fondamentale che le indagini della CPI seguano la catena gerarchica e arrivino quanto più in alto possibile”.
In un’intervista rilasciata il 25 febbraio scorso, Ahmad Harun, attualmente ministro per gli Affari Umanitari ha dichiarato che le morti in Darfur sono “errori”.
Harun definisce gli attacchi compiuti in Darfur dall’esercito sudanese e dai Janjaweed “la naturale posizione assunta dal governo per difendere e proteggere i propri cittadini”. Inoltre, Harun ha aggiunto che non c'è stata nessuna "operazione sistematica finalizzata a colpire civili. Tuttavia, errori individuali sono stati commessi… se l’esercito bombardava un villaggio per sbaglio… io stesso e il Ministro della Difesa li compensavamo per le loro perdite. E’ quanto è successo a Um Kuzwine, a Abu Duma e a Hbila”.
Harun ha poi negato l’incompatibilità tra il suo incarico attuale di assistenza alle vittime in Darfur e quello precedente di capo dell’“Ufficio per la Sicurezza del Darfur”, sostenendo che in entrambi i ruoli egli era “responsabile per la sicurezza dei civili”.
In Darfur, secondo l’Onu, non meno di 200,000 persone sono morte e più di 2.5 milioni di civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie case (cifre non ufficiali fornite dalle organizzazioni non governative parlano di 400mila vittime e 2.8milioni di rifugiati).

Roma, 4 marzo 2008

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