Il blog di Italians for Darfur

martedì, novembre 18, 2008

La farsa di Khartoum

Escalation repressiva contro la stampa sudanese
Arrestati e poi rilasciati 70 giornalisti che si oppongono alla censura del regime

Come purtroppo temevamo il cessate il fuoco in Darfur non è durato molto. I ribelli del Sla e del Jem hanno infatti denunciato ripetuti attacchi da parte dell'aviazione sudanese sui villaggi di Kurbia e Umraik. Il bilancio delle vittime non è ancora chiaro, ma è lampante la ‘farsa’ attuata a mezzo stampa dal presidente sudanese Omar El- Bashir che aveva annunciato nei giorni scorsi il “cessate il fuoco incondizionato”. Il Sudan Liberation Army e il Justice and Equality Movement, i principali movimenti ribelli che si contrappongono al regime da anni chiedendo uguale dignità politica ed economica per il popolo del Darfur, hanno accusato le forze governative di aver colpito la popolazione inerme senza alcun motivo.
E proprio la censura che voleva imporre il governo su queste notizie e su molte altre ha suscitato l’indignazione e la reazione di un nutrito gruppo di giornalisti sudanesi.
Almeno settanta persone sono state arrestate – e rilasciate dopo ventiquattro ore - dalla polizia di Khartoum. L’accusa? Una riunione non autorizzata su un memorandum da presentare ai legislatori per chiedere di rivedere le leggi che regolamentano il Diritto dell'informazione e la libertà di stampa. Questo incontro seguiva lo sciopero della fame partito martedì 4 novembre, che ha coinvolto 150 giornalisti, e il fermo stampa di tre giornali, l'Ajras Al-Hurriya, Al-Shab di Al-Maidan e Rayal, che per tre giorni hanno protestato contro le restrizioni del governo attraverso le quali vorrebbe controllare la linea editoriale.
I giornalisti sudanesi sono quotidianamente sottoposti alle molestie del regime: l'arresto, la detenzione, gli interrogatori, la confisca dei giornali stampati sono vessazioni continue per chi non si piega alla volontà governativa. Tutto questo è stato denunciato in una lettera, a firma degli attivisti per i diritti dell’informazione libera, presentata alla Sessione Ordinaria della Commissione africana sui Diritti umani che si è riunita in Nigeria il 14 novembre scorso.
L’escalation repressiva nei confronti dei media sudanesi si è intensificata dopo la richiesta di imputazione del presidente Bashir, accusato di genocidio e di crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale. Da quel momento il servizio di sicurezza del regime ha imposto una serie di controlli di pre-censura. Ogni giornale viene visionato tutte le sere sera da un esponente dei Servizi e decide quali articoli debbano essere tagliato o riscritti. Spesso i direttori sono costretti a cancellare intere colonne o pagine.
A tutto questo l’intera opinione pubblica sudanese dovrebbe dire basta, ma in un Paese dove esprimere la propria opinione può costare la libertà non stupisce che cali il silenzio. Ma noi non restiamo zitti. Insieme ad Articolo 21, oltre ad esprimere totale solidarietà ai giornalisti che si contrappongono alla censura della giunta militare, chiediamo che il Governo e i media del nostro Paese non ignorino le repressioni messe in atto dal regime di Khartoum.

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