Il blog di Italians for Darfur

giovedì, dicembre 04, 2008

Rapporto annuale all'Onu

Ocampo: rischio rappresaglie in Darfur dopo richiesta di arresto di Al Bashir


Il procuratore del Tribunale Penale Internazionale Luis Moreno-Ocampo, presentando il rapporto annuale all’Onu, ha ribadito al Consiglio di sicurezza che “a breve potrebbe essere emesso il mandato di arresto per il presidente del Sudan Omer al Bashir e, di conseguenza, potrebbero scattare delle rappresaglie in Darfur”.
Il procuratore Ocampo ha anche esortato il Consiglio a considerare l’applicazione di sanzioni contro coloro che si ritiene responsabili di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità – oltre Bashir le stesse accuse pendono sul ministro per gli Affari umanitari Ahmad Muhammad Harun e il leader dei ribelli musulmani Janjaweed Ali Kushayb – e “chi li protegge e li vuole sottrarre al giudizio della Corte”.
"Nessun sostegno politico, nessun aiuto finanziario dovrebbe essere fornito a questi soggetti per i quali dovrebbero al più presto essere previste delle sanzioni – ha affermato Ocampo durante la sua relazione.
“Al-Bashir – ha confermato il procuratore – ha orchestrato un genocidio di massa contro le tribù africane dei Fur, Masalit e Zaghawa in Darfur. Le prove dimostrano che a marzo del 2003 al-Bashir ha ordinato una serie di attacchi contro le popolazioni di queste etnie, affermando di non volere prigionieri o feriti ma solo ‘terra bruciata’. Al-Bashir ha ‘premuto il grilletto’ dando il via ai brutali raid nei villaggi che hanno causato la morte immediata di 35mila civili e almeno altri 30mila hanno sofferto una morte lenta. Migliaia di donne e di ragazze sono state vittime di stupri e 2,5 milioni di persone sono state costrette alla fuga e vivono in condizioni precarie, spesso casusa di morte, nei campi profughi".
Ocampo ha nuovamente lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo di “non rendersi complice dell’occultamento di questa tragedia” e di non sottostare alle pressioni di Khartoum che vorrebbe la sospensione dell'imputazione di Al-Bashir attraverso una risoluzione, invocando l'Articolo 16 dello Statuto del Tribunale penale internazionale.
Anche l'Unione Africana e alcuni membri del Consiglio di Sicurezza appoggiano la richiesta del regime di sospendere il processo al Tpi, sostenendo che l'eventuale arresto di Bashir bloccherebbe del tutto il processo di pace nella regione.
Il governo del Sudan, ovviamente, continua a respingere le accuse di aver sostenuto le milizie che hanno compiuto atrocità contro i civili del Darfur e ha sempre rifiutato di cooperare con il Tpi, avviando una propria inchiesta.
La riunione in Consiglio è stata la prima occasione in cui il procuratore dell'alta corte internazionale si è presentato davanti agli ambasciatori dei Quindici dopo che, il 14 luglio scorso lo stesso Ocampo aveva emesso una richiesta di mandato d¨arresto nei confronti del presidente sudanese con accuse di genocidio, crimini contro l¨umanita' e crimini di guerra.
Nel sottolineare la piena fiducia nell'operato del procuratore e rinnovare il sostegno dell'Italia alla Corte Penale Internazionale, l'ambasciatore italiano Giulio Terzi ha indicato che "oggi più che mai, per ripristinare e assicurare una pace durevole in Darfur occorre un approccio che tenga conto, insieme agli aspetti di sicurezza, di tutte le diverse dimensioni di questa tragedia: da quella umanitaria a quella politica e, soprattutto, a quella collegata alla necessita di applicare le regole di base dello stato di diritto".
Secondo Terzi "combattere l'impunità è una priorità per la comunità internazionale. La giustizia non può più aspettare".

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