Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, febbraio 27, 2008

UNICEF: centinaia di bambini scomparsi in West Darfur

Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, l UNICEF, ha denunciato la scomparsa di centinaia di bambini tra i 12 e i 18 anni, soprattutto maschi, dopo gli attacchi governativi delle settimane scorsa nel Darfur Occidentale, che sono costati la vita anche a un operatore della Croce Rossa.

Circa 30.000 civili hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni in fiamme (il 60% delle case nella città di Abu Suroji) e i morti si contano a centinaia, 600 nei soli ultimi dieci giorni. I nuovi attacchi non possono che aggravare il tasso di malnutrizione in Darfur, nonostante gli aiuti umanitari che spesso vengono dirottati dagli uffici governativi che fanno da intermediari tra le ONG e gli sfollati.
Si ringrazia Isabel per la segnalazione.



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martedì, febbraio 26, 2008

Anniversario di sangue

Italians for Darfur, a 5 anni dal conflitto
400mila morti e 2,8 milioni di sfollati

“Oggi ricorre l’anniversario dell’inizio del conflitto in Darfur. Domenica scorsa Italians for Darfur e Articolo 21 hanno promosso un evento che ha visto l’adesione di artisti (Monica Guerritoree, Fiorella Mannoia e Mariella Nava) e numerose associazioni umanitarie. Nonostante la grande mobilitazione mondiale su questa tragedia, in Darfur si continua a morire”.
E’ quanto rende noto un comunicato del movimento per i diritti umani Italians for Darfur, promotore in Italia della campagna per il Darfur.
“Dal 18 febbraio scorso il Governo sudanese – sottolinea la nota - ha ripreso i bombardamenti aerei sulla regione, concentrando gli attacchi nei dintorni di Abu Sarraw, Darfur Occidentale. Ufficialmente si è trattata di un’azione mirata contro i ribelli del Movimento di Giustizia ed Uguaglianza, uno dei gruppi che si contrappongono al regime di Khartoum, ma i rappresentanti di Ocha, il coordinamento delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, hanno rilevato che le vittime dell’attacco erano tutti civili. Negli ultimi 10 giorni - secondo i dati che ci hanno inviato Save Darfur Coalition e International Crisis group - hanno perso la vita circa seicento persone, per lo più donne e bambini. Gravi anche le conseguenze logistiche e umanitarie per la popolazione. Almeno 20.000 sono i senzatetto in quest'area, molti dei quali hanno deciso di raggiungere il Ciad per trovare rifugio nei campi profughi del paese. In Darfur non c’è più posto.
Da metà dicembre all'inizio di gennaio, i combattimenti tra la fazione di Ibrahim di Khalil del Jem e le milizie spalleggiate dal governo posizionate a nord della capitale del Darfur Occidentale, El Geneina, hanno causato conseguenze gravi (atti di violenza, saccheggi e vittime) per circa 160.000 persone, mentre 57 mila sono state costrette a fuggire a causa dell’offensiva che ha distrutto le strutture di accoglienze di organizzazioni non governative dove erano assistite. Nel 2007 più di 300.000 darfuriani sono scampati alla violenza del conflitto, portando il numero totale degli sfollati a 2,8 milioni.
L’aumento dei rifugiati nei campi di accoglienza ha comportato un drastico peggioramento delle condizioni di vita: gli indicatori di malnutrizione in alcune aree hanno superato le soglie di urgenza. Attualmente in Darfur sono presenti circa 13.000 operatori umanitari che tentano di portare ogni giorno assistenza a più di 4 milioni di persone”.“Intanto, sul fronte della diplomazia si muove qualcosa. L'inviato speciale cinese per il Darfur, Liu Guijin, è giunto nei giorni scorsi a Khartoum per una visita di cinque giorni che lo porterà proprio nella regione occidentale del Darfur colpita dagli ultimi attacchi. Ci auguriamo – conclude la nota - che questa iniziativa possa determinare la ripresa del processo di pacificazione in Sudan”.
Roma, 26 febbraio 2008

NB. Il comunicato è stato ripreso da tutte le agenzie.
Vi segnalo un po' di link:

Radio Vaticana

La Repubblica

L'Occidentale

Il Tempo

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Studenti del Fronte Democratico picchiati e torturati dagli agenti governativi sudanesi.

Appaiono sempre più lontani i tempi in cui l' Università era al centro del fervore politico ed intellettuale d'Italia. Estremismi a parte, che propugnano le libertà del simile e praticano la censura del diverso, ad esse si sono sotituiti i salotti e i talk shows pomeridiani.
Ma nei Paesi in cui ancora la democrazia è ancora solo una speranza, come in Sudan o in Iran, anche una singola manifestazione può mettere a disagio un governo despotico e costringerlo a usare il tintinnar delle manette ed il bastone.
E' successo all' Università di Gezira nella zona di Medani e Nishayshiba a fine gennaio: 40 studenti, di diverse Facoltà, sono stati arrestati, picchiati e torturati dalla polizia e dalle forze speciali sudanesi durante una conferenza al campus universitario dello Student Democratic Front.
L' ONG sudanese, la Sudan Human Rights Organization Cairo Office, a cui è stato negato il permesso di operare in Darfur, ha condannato con forza i brutali attacchi agli studenti. L' Ong, in particolare, ha denunciato la tortura e la morte di Mutasim Hamid AbulGasim, studente di Informatica. Le brutali incursioni degli agenti governativi sarebbero continuate anche in un altro noto luogo di ritrovo per studenti, lo Students Club ad al-Nishayshiba.
Tra le vittime ricordiamo Khadija al-Dowaihi (Agraria), Hiba al-Rasheed (Medicina e Chirurgia), Suha Ahmed e Omer Osman (Economia e commerco), Julia alSir, Mutawakil Mohamed Osman, Amel Faisal (Ingengneria), Sarya Murad and Aisha (Farmacologia), Ali Mohamed Ali (Scienze dell'Educazione), Mutasim Hamid AbulGasim (Scienze Informatiche).



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24 Febbraio: "Emozioni dal Darfur"

Scrive Elena (IB4D):

Mi sento di aggiungere qualcosa al bell’articolo pubblicato da Antonella sulla giornata di domenica svoltasi all’Auditoruim Parco della musica di Roma, ringraziandola ancora per le energie e l’impegno con cui porta avanti questa lotta.
La giornata ha permesso ancora una volta alle associazioni che si impegnano a dare voce al Darfur, di diffondere un messaggio che giustamente è stato sottolineato da Flavio Lotti dell’associazione Tavola della Pace: MAI PIU’.
In questa società del mordi e fuggi è facile far cadere nell’oblio conflitti del passato e presenti. Si è infatti parlato dell’olocausto ebraico, del popolo ceceno, del Rwanda, del popolo birmano e personalmente aggiungerei anche i desaparecidos dell’america latina.
Ma voglio sottilineare l’importanza di guardare specificamente al Darfur dove una guerra, coperta da scopi razziali, ma perpetrata da TUTTI i governi che la permettono per motivi economici, continua e continua a sottrarre diritti inviolabilli a nostri fratelli.
Voglio far qualcosa, si può far qualcosa!
L’intervento di Amnesty International è stato quello che mi ha colpito di più. Spesso ci si sente inutili ed incapaci ad affrontare una guerra che in qualche modo ci vede perdenti in partenza, ma Giuseppe Foti, responsabile della campagna in Darfur, ha parlato di azioni concrete. Ha sottolineato l’importanza di chiedere SICUREZZA all’interno e all’esterno dei campi profughi, il soddisfacimento dei bisogni primari come acqua, cibo, elettricità, per sottrarre potere ai janjaweed che controllano i pozzi e le vie di comunicazione, la PRESSIONE sulla politica da parte dell’opinione pubblica che proprio in Italia in questo momento permetterebbe ai governi in campagna elettorale di impegnarsi fortemente contro il governo Sudanese, l’ATTENZIONE da porre nei confronti del governo Cinese, e la possibilità di far uscire dal buio dell’informazione, grazie alle olimpiadi, il genocidio che sta avvenendo in Sudan.
Dobbiamo continuare a parlarne, dobbiamo continuare a lottare.

Prendi un sorriso\regalalo a chi non l'ha mai avuto.\Prendi un raggio di sole\fallo volare là dove regna la notte.\\Scopri una sorgente\fa bagnare chi vive nel fango.\\Prendi una lacrima\posala sul volto di chi non ha mai pianto.\\Prendi il coraggio\mettilo nell'animo di chi non sa lottare.\\Scopri la vita\raccontala a chi non sa capirla.\\Prendi la speranza\e vivi nella sua luce.\\Prendi la bontà\e donala a chi non sa donare.\\Scopri l'amore\e fallo conoscere al mondo.
Mahatma Gandhi
(letto per noi da Monica Guerritore)

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lunedì, febbraio 25, 2008

Italians for Darfur e Articolo 21

Mannoia, Nava e Guerritore testimonial per il Darfur
Nel 5° anniversario dell’inizio della guerra iniziativa all'Auditorium di Roma

Con la proiezione del reportage “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur” di Antonella Napoli ha preso il via all’Auditorium Parco della Musica la giornata dedicata al Darfur nel quinto anniversario dell’inizio del conflitto..
Fiorella Mannoia, Monica Guerritore e Mariella Nava, le testimonial dell'iniziativa promossa da Italians for Darfur e Articolo 21 "Diamo voce al Darfur".Con il patrocinio di Provincia e Comune di Roma l'evento, condotto da Mario Tozzi, ha raccolto le adesioni di: Save Darfur Coalition, Amnesty International, Comunita' Ebraica di Roma, Unione Giovani Ebrei Italiani, Campagna italiana per il Sudan, Nessuno Tocchi Caino, Tavola della Pace, Coordinamento Enti locali per la Pace e i Diritti, Bene' Berith Giovani.
Sono intervenuti, tra gli altri. Riccardo Pacifici, portavoce Comunità ebraica di Roma, Cristina Sossan, segretario della Campagna Italiana per il Sudan e Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa.
Particolarmente toccante il racconto di Suleiman Ahmed Hamed, un rifugiato del Darfur che ha perso una figlia 14enne in un bombardamento e che lotta per portare in Italia il resto della sua famiglia.
L’iniziativa si è conclusa con la proiezione del documentario "A Journey to Darfur" di George e Nick Clooney.Durante la serata sono stati diffusi dati aggiornati sulla crisi nella regione sudanese, forniti dalla Save Darfur Coalition, organizzazione che cura il coordinamento internazionale della campagna umanitaria.
Dal 18 febbraio scorso il Governo sudanese ha ripreso i bombardamenti aerei in Darfur, concentrando gli attacchi nei dintorni di Abu Sarraw, nella provincia Occidentale. Ufficialmente si è trattata di un’azione mirata contro i ribelli del Movimento di Giustizia ed Uguaglianza, uno dei gruppi che si contrappongono al regime di Khartoum, ma i rappresentanti di Ocha, il coordinamento delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, hanno rilevato che le vittime dell’attacco erano tutti civili.
Negli ultimi 10 giorni le persone uccise sono state circa seicento, per lo più donne e bambini.
Dal 26 febbraio 2003 ad oggi le vittime stimate dall’Onu sarebbero tra le 200 e le 400mila (300mila certe per le Ong), mentre gli sfollati sfiorerebbero i tre milioni.

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Abd el Wahid el Nur: ce ne parla Simone Dumoulin

Abd el Wahid el Nur è il leader, forse il più popolare in Darfur, di una delle fazioni del Sudan Liberation Movement e del suo braccio armato, il Sudan Liberation Army, il principale movimento ribelle della regione. Rifugiatosi a Parigi da circa un anno, el Nur si è affermato come uno dei personaggi chiave della crisi in Darfur: la sua presenza al prossimo colloquio di pace è ritenuta, infatti, fondamentale per giungere a un accordo tra governo sudanese e forze ribelli che sia largamente condiviso anche dalla popolazione locale, per lo più di etnia Fur, alla quale appartiene.
Nonostante le pressioni di diplomatici e leaders africani, non ha voluto partecipare agli ultimi colloqui di pace, compreso quello tenutosi a ottobre a Sirte, in Libia, e osteggia altri negoziati con il governo sudanese finchè la forza di pace ONU- UA non verrà dispiegata in Darfur. Questa sua intransigenza ha accresciuto la sua popolarità tra i profughi, dopo oltre un anno dalla firma dell’ accordo di pace di Abuja, mai rispettato da Khartoum.
Perché il carismatico leader SLM è attualmente sfavorevole ai negoziati di pace? L’abbiamo chiesto a Simone Dumoulin, presidente e direttrice di Vigilance Soudan, esperta conoscitrice di el Nur a Parigi.
Il Presidente Beshir non rispetta il cessate il fuoco che ha annunciato il 27 ottobre. Bombarda e soprattutto attacca i campi degli sfollati per smantellarli. Il Procuratore della Corte Penale internazionale ritiene che Khartoum voglia annientare tutti gli sfollati.Abdel Wahid chiede innanzitutto la presenza della forza ibrida per proteggere la popolazione del Darfur.

-Ma il contingente di pace delle Nazioni Unite e dell’ Unione Africana (UNAMID), che si sarebbe dovuto dispiegare entro dicembre, è ben lungi dall’essere operativo.
Si, Bashir fa di tutto perché la forza ibrida non venga dispiegata. La comunità internazionale però fa più pressioni su Abd el Wahid che su Beshir.

-Ci sono altre condizioni per la sua presenza ai futuri negoziati?
El Nur non vuole come mediatore Salem Ahmed Salem, un tanzanese agli ordini di Khartoum.

-Dal maggio 2006 ad Abuja, in Nigeria, come al recente negoziato di Sirte, in Libia, si è fatto avanti un numero sempre più grande di leaders ribelli e oppositori. E’ questa, forse, una delle cause del fallimento del processo di pace?
I ribelli “riconciliati” sono per la maggior parte tutt’altro che importanti. Abdel el Wahid el Nur è invece portavoce della immensa maggioranza degli sfollati – lo si può affermare senza alcun dubbio- e molto probabilmente di una grande parte degli altri. Un accordo di pace siglato né da lui né da Khalil Ibrahim (avvocato e leader del JEM, n.d.r.), molto molto meno popolare ma molto più ricco e armato, non ha alcun valore. El Nur trova questa cosa ridicola.[...]

L'intervista, disponibile in inglese nel blog Darfur-news, nasce dalla collaborazione tra Italian Blogs for Darfur e l' edizione cartacea e telematica di MeltinPot, il giornale dell'Università Roma Tre.



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mercoledì, febbraio 20, 2008

Sì della Cina all'appello dei Premi Nobel

Mentre in Darfur continuano i bombardamenti - anche oggi nella zona occidentale della regione sono stati attaccati dei villaggi e uccise almeno 50 persone - la Cina annuncia ch presto un suo inviato partirà per una missione a Khartoum. L'iniziativa è stata sollecitata sia dall'azione degli attivisti internazionali della Save Darfur coalition, che hanno promosso l'appello dei premi Nobel che abbiamo rilanciato in Italia, ma anche dalla pressione mediatica seguita all'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico per i Giochi olimpici 2008 che si terranno a Pechino. Per ora è solo un segnale che, come abbiamo scritto nel comunicato, ci auguriamo possa portare alla ripresa del dialogo con il governo Sudanese e a un nuovo processo di pacificazione in Darfur. Intanto noi non abbassiamo la guardia e domenica 24 saremo all'Auditorium di Roma per ricordare l'anninversario dell'inizio del clonfitto.

Firma l'appello dei Premi Nobel

ITALIANS FOR DARFUR, SI' AD APPELLO PREMIO NOBEL DARIO FO
DOMENICA EVENTO A ROMA CON GUERRITORE, MANNOIA, NAVA

(ANSA) - ROMA, 20 FEB - 'Dopo l'annuncio delle dimissioni di Steven Spielberg da consigliere artistico dei Giochi olimpici di Pechino e la lettera di nove premi Nobel che chiedono alla Cina di fare pressioni sul Sudan, affinche' ponga fine alla guerra in Darfur, il governo cinese ha annunciato l'invio di un suo rappresentante a Khartoum': cosi' in una nota il movimento Italians for Darfur, che insieme ad Articolo21 ha rilanciato in Italia l'appello promosso dalla Save Darfur Coalition, esprime soddisfazione per il successo dell'iniziativa nell'anniversario dell'inizio del conflitto che ha causato oltre 300mila morti e 2 milioni e mezzo di rifugiati.Nel rilevare che la notizia non puo' che essere accolta come un segnale ben augurante per portare alla ripresa del processo di pace nella regione del Sudan, il comunicato ricorda che 'nella lettera, inviata il 12 febbraio scorso al presidente cinese Hu Jintao, oltre alla richiesta di garantire un supporto al contingente di pace dell'Onu dispiegato nella regione sudanese, e' elencata una serie di azioni che Pechino dovrebbe avviare nei confronti di Khartoum: fornire subito meta' degli elicotteri da trasporto di cui ha bisogno la missione; sostenere l'adozione di misure punitive contro funzionari di Khartoum, come previsto dalle sanzioni Onu, fino a quando non verranno ripristinate pace e sicurezza in Darfur; sospendere la cooperazione militare con il regime sudanese e collaborare con Stati uniti, Francia e Regno Unito nel sostegno dell'azione di Onu e Unione africana in Darfur, nel Sud Sudan e in Ciad'.'In Italia l'appello e' stato sottoscritto da: Fiorella Mannoia, Monica Guerritore, Mariella Nava, Franca Rame, Dario e Jacopo Fo e, tra i parlamentari, Umberto Ranieri, Gianni Vernetti ed Enrico Pianetta che domenica 24 febbraio, all'Auditorium Parco della Musica (Spazio Risonanze), alle 18, ricorderanno quel drammatico 26 febbraio 2003 - conclude la nota - per dare voce al Darfur'.

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martedì, febbraio 19, 2008

Bush: da ONU solo "burocrazia" sul DARFUR

E' partito da Kigali, Rwanda, il j'accuse del Presidente Statunitense all'immobilismo dell'ONU.
Gli Stati Uniti, che non dispiegheranno truppe in Darfur, hanno già addestrato circa 7000 peacekeepers ruandesi e li hanno traportati nella regione, spendendo oltre 17 milioni di dollari.
A questi, ha promesso Bush, si aggiungeranno altri 100 milioni di dollari per addestrare ed equipaggiare le truppe di altri Paesi africani che volessero schierarsi in Darfur. Un ottimo esempio di come si possa 'aiutare l' Africa ad aiutare se stessa', svincolandosi dalla visione postcolonialista ed interventista di ispirazione più frequentemente europea.
Intanto bruciano numerosi villaggi nel Darfur occidentale, bombardati dall'aviazione sudanese ieri e stamane. Migliaia gli sfollati e i profughi che si sono rifugiati in Ciad, mentre l'Alto Commissariato per le Nazioni Unite (Unhcr) è stato costretto a ritirare dal confine con il Ciad una propria squadra di soccorso ai rifugiati.



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Parte l'"Arè rock Festival"



E' ai nastri di partenza la seconda edizione dell' Arè rock Festival,concorso per band emergenti di tutti i generi organizzato a Barletta.
Tra le varie sezioni,si sono registrate iscrizioni per la sezione speciale "Una canzone per il Darfur";l'obiettivo è quello di dare,attraverso un mezzo universale quale la musica,maggiore risalto all'informazione su questo terribile conflitto che da oltre quattro anni scoinvolge il Darfur,nella totale indifferenza dei media tradizionali.
L'evento sarà trasmesso in differita ne "la Cittadella"su Second Life,i media partner sono Musicalnews,Radiogamma e l'emittente televisiva "Amica 9",che negli scorsi mesi ha già realizzato un servizio sul Darfur durante l'evento "Una notte per il Darfur".
Il nostro augurio e ringraziamento va alle band che hanno deciso di inviare brani inediti dando così voce a quelle centinaia di migliaia di persone che ogni giorno sono costrette a subire terribili sofferenze.
In bocca al lupo!

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domenica, febbraio 17, 2008

Myspace: oltre 300 nuovi 'amici' del Darfur in un giorno, grazie ai NEGRAMARO

I Negramaro sono una delle band più promettenti del panorama musicale italiano. I sei musicisti leccesi, autori di brani da hit parade come " Mentre tutto scorre " e "L' Immenso", hanno raccolto da subito numerosi premi, a partire dal Festivalbar 2005, che replicano nel 2007 come vincitori assoluti, il Premio Rivelazione, MTV EUROPE AWARDS, premio SIAE, e altri ancora. Ma forse, il premio più bello che possano aver ricevuto è il riscontro della passione dei loro fans, pronti a rispondere immediatamente anche all' appello per il Darfur, lanciato attraverso la pagina ufficiale in Myspace. La nostra pagina ha così potuto registrare oltre 300 nuove "amicizie" in un solo giorno: un corale "fermiamo il genocidio"per il quale Italian Blogs for Darfur ringrazia i Negramaro, la giovane cantante e attrice Andrea DeLogu, autrice del brano "Suave" (colonna sonora dello spot statunitense dell'Heineken), per l'occasione entusiasta promoter di Italian Blogs for Darfur, e i numerosi fans della band che ogni giorno ci mostrano il loro interesse per una delle peggiori crisi umanitarie che non trova spazio nei telegiornali italiani.



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giovedì, febbraio 14, 2008

In attesa dell'evento del 24 febbraio

DARFUR: 'ITALIANS FOR DARFUR', PECHINO PREMA SU KHARTOUM

(ANSA) - ROMA, 12 FEB - Anche 'Italians for Darfur' ha aderito alla giornata di mobilitazione per il Darfur promossa dalla 'Save Darfur Coalition'. L'organizzazione internazionale, impegnata nella campagna umanitaria per la regione del Sudan, coordina un gruppo di pressione che chiede a Pechino di fare leva su Khartoum affinche' ponga fine al conflitto in atto nella regione sudanese dal febbraio 2003. Sono coinvolte organizzazioni per i diritti umani, artisti dello spettacolo e atleti che parteciperanno ai prossimi giochi olimpici che si svolgeranno a Pechino. 'Italians for Darfur', partner di SVD, e l'associazione dei rifugiati darfuriani in Italia hanno manifestato a Roma e Milano - in contemporanea con altre 20 citta' in tutto il mondo - per chiedere alla Cina di usare l'influenza politica ed economica che esercita sul Sudan per giungere al piu' presto alla fine del conflitto, che ad oggi ha causato tra le 200 e le 300mila vittime e due milioni e mezzo di profughi. Volontari italiani e rifugiati, che indossavano t-shirt con lo slogan 'Stop blood in Darfur', hanno distribuito materiale informativo sul conflitto e una lettera aperta indirizzata agli ambasciatori di Cina e Sudan vicino alle sedi diplomatiche dei due paesi. ''Attraverso questa iniziativa - spiega una nota di 'Italians for Darfur' - si chiede al governo cinese di rilanciare la missione dell'inviato speciale in Sudan che nel maggio dello scorso anno, pur non ottenendo risultati immediati, aveva avviato un dialogo con i vertici di Khartoum. La Cina, almeno a parole, si e' impegnata a intervenire per fermare le violenze in Darfur. Pechino ha sempre dato sostegno al Sudan, paese da cui ottiene petrolio, ma ora pur di evitare che le prossime Olimpiadi siano boicottate o siano l'occasione per rimproverarle complicita' nella guerra in Darfur potrebbe assumere un impegno più forte nei confronti della comunita' internazionale. Questo, almeno, e' il nostro auspicio''. A questa iniziativa fara' seguito, il 24 febbraio (nell'anniversario dell'inizio del conflitto, 26 febbraio 2003) all'Auditorium 'Parco della musica', ore 18, una manifestazione promossa dalle stesse organizzazioni e da Articolo21.
All'evento, che avra' come testimonial Monica Guerritore, Fiorella Mannoia e Mariella Nava, hanno aderito Amnesty International, la Comunita' ebraica, il Coordinamento degli enti locali per i diritti umani e la pace, Nessuno Tocchi Caino, la Tavola della Pace e l'Ugei.

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mercoledì, febbraio 13, 2008

Spielberg si dimette da consigliere artistico di "Pechino 2008"


Duro colpo per le olimpiadi di Pechino:il premio Oscar e regista Steven Spielberg si è dimesso da consigliere artistico delle prossime olimpiadi cinesi.
"Ritengo che la mia coscienza non mi consenta di continuare come se nulla fosse,a questo punto, il mio tempo e la mia energia devono essere spesi non per le cerimonie olimpiche, ma per fare tutto quel che posso per contribuire a porre fine agli indicibili crimini contro l'umanità che continuano in Darfur".Queste sono state le dichiarazioni di Spielberg ,che ad Aprile aveva inviato una lettera al presidente cinese Hu Jintao,in cui protestava contro la politica cinese in Sudan e chiedendo un incontro,senza ottenere riposta.
L'ambasciata cinese non ha commentato la notizia,però a Gennaio Jiang Yu ion,portavoce del ministero degli esteri cinesi aveva dichiarato:''La comunità internazionale sa molto bene che la Cina ha svolto un ruolo positivo e costruttivo, e legare il Darfur alle Olimpiadi e' un tentativo di politicizzare i Giochi che viola lo spirito olimpico''.
Parole che sono smentite a pieno da queste dimissioni a nostro parere"eccellenti"che dimostrano come le accuse di copertura diplomatica da parte della Cina,primo partner economico e fornitore di armi del Sudan,siano tutt'altro che un tentativo di politicizzazione dei Giochi Olimpici,come testimonia il rapporto della Save Darfur coalition.
Antonio

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lunedì, febbraio 11, 2008

WANTED FOR WAR CRIMES: Ali Kushayb e Ahmad Harun

È stato asserito che nel mese di agosto del 2003 Ahmad Harun, un ministro del governo sudanese, e Ali Kushayb, uno dei capi della milizia Janjaweed, coordinarono la distruzione di Bindisi, una città nel Darfur. Il Pubblico Ministero dell’ICC (Tribunale Penale Internazionale) sostiene che i loro seguaci hanno ucciso più di 100 civili appartenenti alla tribù Fur, violentato donne e ragazze, distrutto la moschea e le scorte di cibo, e costretto 34.000 persone a fuggire.*

Da quando il mandato per il loro arresto è stato emesso dal Tribunale Penale Internazionale, nessuno incriminato è stato consegnato all’ICC o perseguito dai tribunali sudanesi. Al contrario, Ali Kushayb è stato rilasciato, mentre Ahmad Harun ha conservato il suo posto come Ministro dello Stato per gli Affari Umanitari ed è stato designato a copresiedere una commissione incaricata di indagare sulle violazioni dei diritti umani, comprese quelle perpetrate nel Darfur. In qualità di Ministro, è responsabile per l’evacuazione della popolazione a seguito degli atti di violenza nel Darfur, ed è anche accusato di fare da mediatore con la forza di pace UNAMID, al momento impegnata a tutelare quella stessa popolazione. Di conseguenza, il destino delle persone sopravvissute dipende da uno dei principali sospettati in corso d’indagine su quella uccisione di massa.

Italians for Darfur esprime la sua più profonda preoccupazione di fronte al rifiuto, da parte del Sudan, di ottemperare alle leggi internazionali e chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di:
- recarsi a Khartoum nel maggio del 2008 per invitare il governo sudanese a consegnare i due sospettati;
- imporre sanzioni mirate (congelamento delle risorse finanziarie) ai ministri del governo sudanese che stanno proteggendo i due sospetti.

Web attivati: accedi al sito di Wanted for War Crimes e invia il tuo messaggio direttamente a ognuno degli attuali membri del Consiglio di Sicurezza.



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domenica, febbraio 10, 2008

Nuovi attacchi in Darfur e il Sudan li rivendica
Almeno 200 i morti dei bombardamenti su tre villaggi della regione

Nel giorno in cui l'Unione europea annuncia di essere pronta a riprendere il dispiegamento della missione di pace in Ciad, sospeso lo scorso 1 febbraio a causa dell'offensiva lanciata dai ribelli nella capitale N'Djamena, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati denuncia nuovi attacchi in Darfur che hanno spinto alla fuga 12mila civili che hanno cercato rifugio nella regione ciadiana di Birak.
La gravità di questa ultima offensiva dei janjaweed è amplificata dalla rivendicazione del governo sudanese – che fiancheggia le milizie arabe - di aver bombardato Sirba, Seleia e Abu Suruj per colpire i ribelli del Movimento di giustizia ed uguaglianza (Jem). Ma questi ultimi non hanno mai avuto basi nelle tre località attaccate.
L'Onu ha fornito le prime cifre degli attacchi: almeno 200 morti e 300 feriti. Per il Jem, invece, le vittime sarebbero 350.
“Le tre località prese di mira da Khartoum tra venerdí e sabato – afferma un portavoce dei ribelli – era diretto a colpire i civili. Inoltre i miliziani hanno fatto razzie ad Abu Surug, a 45 chilometri a nord della capitale provinciale di al Geneina. Il principale mercato è stato saccheggiato e tutte le abitazioni sono state distrutte, causando la morte di 200 civili, tra cui donne e bambini”. Anche l'Onu ha parlato di città ‘rasa al suolo.
Il Jem ha fornito altri particolari sull'azione compiuta con bombardieri Antonov, due elicotteri da combattimento e l'intervento di 300 miliziani janjaweed. A Seleia, 70 chilometri a est di al Geneina, la città è stata data alle fiamme e 70 persone sono state uccise senza che opponessero resistenza. A Sirba, 40 chilometri a nord di al Geneina, altre 60 vittime, mentre 25 corpi carbonizzati sono stati rinvenuti alcune ore dopo l'attacco poco lontano.
L’UNCHR ha rilevato che da questi luoghi sono fuggiti 12mila darfuriani che hanno cercato rifugio nella regione di Birak, nel sud-est del Ciad.
Ma sembra che l’esodo non sia ancora finito. Il portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), Helene Caux ha riferito di migliaia di persone, che hanno visto distrutti i loro villaggi, in cammino verso il paese confinante.
Le vittime dei bombardamenti lanciati in questi giorni dell'esercito di Khartoum e degli attacchi messi a segno dalle milizie arabe dei Janjaweed sono solo le ultime di una lunga serie.
Le stime delle Nazioni Unite parlano di almeno 200mila morti e 2 milioni e mezzo di sfollati in cinque anni - dal 26 febbraio 2003 - di guerra. In Ciad si contano altri 240mila profughi.
Nonostante lo scorso 31 dicembre, l'Onu abbia assunto il comando della forza di pace nella regione (Unamid), subentrando a quella coordinata fin dal 2004 dall'Unione africana, rivelatasi insufficiente per mancanza di mezzi e finanziamenti, la situazione è ben lontana dall’essere sotto controllo. La missione Onu prevede il dispiegamento di 26.000 peacekeeper, ma al momento sono presenti solo 9.000 uomini, di cui 7mila facevano già parte del precedente contingente guidato dall’Ua che avrebbe dovuto assicurare, almeno sulla carta, il ‘controllo’ dell’area in conflitto. Cosa che, ovviamente, non sono riusciti a garantire.
E’ ormai chiaro che la forza di interposizione autorizzata dalla risoluzione approvata all'unanimità dal Palazzo di Vetro lo scorso agosto, sia poco più di una parodia, una farsa mediatica che ha visto i caschi verdi dell’Ua indossare quelli blu dell’Onu.
Per denunciare questa paradossale situazione e ‘illuminare’ la tragedia del Darfur il 24 febbraio, a cinque anni dall’inizio della guerra, Articolo 21 e Italians for Darfur hanno promosso una giornata della memoria che ha raccolto l’adesione di numerose associazioni e artisti.
Il 24 febbraio, all’Auditoruim ‘Parco della musica’ tutti insieme per non dimenticare, per dire basta alla guerra in Darfur.
Antonella

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sabato, febbraio 09, 2008

Una nota di speranza dal Darfur.

Il nostro amico Fiorenzo ci segue ormai da tempo e con lui, evidentemente, condividiamo le preoccupazioni per la sorte di milioni di persone e, soprattutto, la speranza che il conflitto in Darfur possa avere presto fine. Nonostante gli ultimi attacchi dell'esercito sudanese ad alcuni villaggi in Darfur, che hanno causato la morte di centinaia di persone, leggiamo nella lettera di Daniel, pervenutaci attraverso Fiorenzo, la forza e il coraggio delle persone semplici nel non arrendersi dinanzi a tanto male:

....Ora per il centro non è che abbia bisogno di granche, ciò che manca ora sono i soldi per farlo proseguire fin tanto che le mucche non partoriscono e poi il ricavato dovrebbe essere suficente per tutto il resto.
Ora con le donne ne ho una quarantina sto preparando una piantagione di frutteto sempre dentro il centro cosi occupiamo questo tempo vuoto e hanno qualcosa da mangiare. Da giugno bisogna essere liberi per le coltivazzioni il vero lavoro che impiega più di 100 persone. Qui ora ho una comunita della compagnia di papa Giovanni di Rimini che sono venuti a vedere se possono aprire un loro centro speriamo che ci riescono ma il problema più grosso è la lingua perchè con l italiano non fanno nulla.
La situazione sembra che stia migliorando e trovo nella gente la volonta di ritornare ai loro villaggi speriamo in bene. Termino augurandovi ogni bene.
Daniel

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lunedì, febbraio 04, 2008

Non c'è pace per Darfur e Ciad

Solana lascia uno spiraglio:

missione sospesa ma la manterremo in vita

La missione dell’Ue in Ciad, che doveva garantire un supporto per l’emergenza profughi del Darfur, è stata bloccata. Ma Javier Solana, rappresentante per la politica estera, ha dichiarato che l’Unione europea continuerà a mantenere in vita la missione nonostante la sospensione del dispiegamento di peacekeeper a causa delle violenze. Al momento però sembra solo uno spiraglio.
L'Unione europea aveva autorizzato l'invio di un contingente di pace di 3.700 uomini in Ciad e nella Repubblica Centrafricana per garantire la protezione dei civili in fuga dal Darfur. Ma il caos scoppiato a N'Djamena con gli scontri tra ribelli e governo, hanno costretto Bruxelles a rinviare ancora una volta la partenza L’occupazione da parte dei guerriglieri della capitale del Paese ha scatenato una guerra che ha già causato centinaia di morti.
Migliaia di civili hanno lasciato il Ciad diretti nel vicino Camerun, per sfuggire agli scontri scoppiati negli ultimi due giorni a N'Djamena. Un portavoce dell'Alto commisariato Onu per i rifugiati, Elena Caux, ha precisato che il ponte che collega N'Djamena alla città di Kousseri, in Camerun, è stato riaperto.
Sono già migliaia i ciadiani arrivati sul posto e l’esodo non sembra destinato ad arrestarsi presto.I ribelli del Ciad hanno annunciato di essersi ritirati dalla capitale per consentire ai civili di scappare, ma hanno anche aggiunto di essere pronti a una nuova offensiva. Il governo di N'Djamena sostiene invece di aver sconfitto e cacciato i ribelli dalla città.Intanto la Croce Rossa del Camerun ha riaperto un vecchio centro di accoglienza a Kousseri per assistere i profughi. Un piccolo gruppo dell'Unhcr è atteso sul posto in giornata, in arrivo da Yaoundé, capitale camerunese.
L'assedio di N'Djamena ha costretto le Nazioni Unite a ritirare tutto il personale del Ciad, impegnato nella zona orientale del paese nell'assistenza ai profughi sudanesi in arrivo dalla confinante regione del Darfur. Il portavoce dell'Agenzia dell'Onu non usa mezzi termini e afferma che c’è grande preoccupazione per i 240.000 sudanesi ospitati nei campi sfollati, le cui condizioni di vita potrebbero peggiorare se il blocco della capitale dovesse continuare.

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domenica, febbraio 03, 2008

Rinviata la missione di pace europea in CIad. I ribelli conquistano la capitale.

Non e' bastata l' esultanza degli attivisti per i diritti umani per la nuova missione europea in Ciad, che sarebbe dovuta partire nei prossimi giorni in sostegno della missione ONU per i rifugiati del Darfur, a scongiurare quello che gli strateghi avevano paventato.
Un' improvvisa e fulminea azione delle forze ribelli ciadiane, probabilmente sostenute dal governo sudanese, ha portato alla conquista della capitale N'Djamena e di cinque province dell’est, mettendo in serie condizioni di instabilita' il Paese e causando l' inevitabile rinvio della missione EUFOR.
I tre movimenti ribelli antigovernativi si sono riuniti due mesi fa nell'Unione delle forze per la democrazia e lo sviluppo (Ufdd)e da due anni sono in lotta per rovesciare il regime del presidente-dittatore Idriss Déby, sostenuto dalla Francia, che conserva nella ex colonia un proprio contingente di sostegno, l' Epervier . Il presidente, assediato nel suo palazzo governativo e trasferito poi in una base francese, secondo quanto riportato da alcune agenzie, aveva da poco dichiarato di voler usare qualsiasi mezzo, anche in territorio sudanese per arrestare l'avanzata dei ribelli.
Al termine del X vertice dell'Unione Africana ad Addis Abeba, il neo-eletto presidente, il tanzanese Jakaya Kikwete, ha intanto dichiarato che, in caso di vittoria dei ribelli, il Ciad sara' espulso dall'organizzazione.



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sabato, febbraio 02, 2008

Puglia: mostra delle vignette nella settimana della memoria

Italians for Darfur partecipa alla “Settimana della Memoria” promossa dall'Arci
Il gruppo pugliese di Italian for Darfur ha partecipato alla “Settimana della Memoria”,organizzata dal locale circolo Arci “Carlo Cafiero” con il patrocinio del comune di Barletta presso la Galleria Comunale del Teatro Curci.
In particolare è stata presentata la mostra di vignette intitolata "una vignetta per il Darfur: diamo colore all informazione", con le tavole di numerosi vignettisti italiani, tra cui Staino, Mauro Biani, Piero Tonin, Vincino e tanti altri. A seguire la visione del reportage di Italians for Darfur girato da Antonella Napoli durante il viaggio nel campo profughi di Al-Fasher.
La Settimana della Memoria in concomitanza con la Giornata di Mobilitazione e Azione Globale del World Social Forum è stata un occasione importante per dare voce a quella gente che oggi in Darfur è costretta a subire violenze e torture simili a quelle che oltre sessant’anni fa il popolo ebreo ha subito, arrivando a provocare perfino l’uccisione di oltre 6.000.000 di ebrei.
In Darfur si combatte,da oltre quattro anni,una sanguinosissima guerra che ha provocato oltre 300.000 morti e 2.500.000 sfollati nella totale indifferenza dei media tradizionali,soprattutto italiani.La comunità internazionale parla di “gravi crimini contro l’umanità” perpetrati dal regime di Khartoum,e gli Stati Uniti usano il termine “genocidio“ a danno delle minoranze di etnia africana da parte del governo sudanese di etnia araba.

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venerdì, febbraio 01, 2008

Con Patrizia Sentinelli a Ecoradio

Oggi sì è parlato di Darfur Su Ecoradio, trasmissione l’Arca dei diritti, grazie al conduttore e curatore Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

Oltre a me sono intervenuti in studio Suliman Ahmed Hamed della comunità di rifugiati darfuriani in Italia, Alessandra Mancuso giornalista Rai e rappresentante di Articolo 21 e Patrizia Sentinelli, ormai ex vice ministro degli Esteri con delega per l’Africa, alla quale alcuni giorni fa Italians for Darfur aveva fatto pervenire una proposta d’incontro.

Gli interventi telefonici sono stati di Pietro Veronese (Repubblica), Giuseppe Foti (Amnesty) e Monica Guerritore (testimonial). Svariati servizi hanno arricchito la trasmissione.

Le due ore di trasmissione sono passate in un lampo, ricordando la storia che ha portato alla situazione attuale, lo scacchiere internazionale, la ricerca di azioni dell’Onu, della UE e della stessa Italia e soprattutto ascoltando il punto di vista di un darfuriano.

La prossima mobilitazione per il Darfur si terrà a Roma, probabilmente domenica 24 febbraio, per ricordare l’inizio dell’eccidio, fissato al 26 febbraio 2003. Tra i promotori Italians for Darfur, Amnesty, Articolo 21, Comunità Ebraica, Tavola della pace ed Enti locali per i diritti umani; testimonial sarà la cantante Fiorella Mannoia.

L’Arca dei diritti è curata da Francesco Giammetti in redazione ed ha la regia di Dario de Luca.

L’emittente ha una sezione podcast con alcune puntate de l’Arca dei diritti.
Partecipate al blog de l’Arca dei diritti.

FM: Roma 88,3 - Napoli e Caserta 92,1 - Calabria 104,9 - Catania 89,8

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