Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, maggio 28, 2008

DARFUR: comunicato congiunto dei candidati alla Presidenza USA.

Un comunicato congiunto di McCain, Clinton e Obama, in corsa per le Presidenziali USA, è stato diffuso oggi a mezzo stampa: i tre candidati si impegnano a mettere la pace in tutto il Sudan tra le prerogative della Casa Bianca, perseguendo una comune linea di condanna alle violazioni dei diritti umani in Darfur.
Una forte accusa al governo sudanese, ritenuto colpevole di istigare il persistere del conflitto in Darfur e delle tensioni nel restante Sudan, attraverso la non implementazione degli accordi del Comprehensive Peace Agreement, i ripetuti attacchi alla popolazione e i numerosi ostacoli posti al dispiegamento delle forze ibride UNAMID.
Una nuova ondata di violenza in Sudan, inclusa la recente distruzione della città di Abyei, ha inoltre fatto seguito all'attacco portato dalle forze del Justice and Equality Movement alla capitale del Paese il 10 Maggio, nell'estremo tentativo di portare alla ribalta della cronaca mondiale il conflitto in Darfur. Il Governo sudanese ha rilanciato al politica del terrore, con esecuzioni sommarie, detenzione arbitraria, persecuzione dei Darfuri a Khartoum e nelle città vicine.
Il comunicato congiunto, ottenuto grazie al pressing della Save Darfur Coalition, rappresenta una forte ed univoca presa di posizione, che si scontra però con l'incertezza del panorama politico internazionale, che mette un freno ad ogni proposta risolutiva della crisi. Il rischio è quello che il comunicato rimanga un abile esercizio oratorio: nulla hanno potuto, infatti, le condanne e la preoccupazione di cui abbondano gli statements dalle Nazioni Unite e dall'Unione Europea negli ultimi cinque anni contro la guerra che ha causato 300.000 morti, oltre due milioni e mezzo di sfollati e 400.000 profughi nel cuore dell'Africa.

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domenica, maggio 25, 2008

Arè Rock Festival: 27 maggio Live! in UK radio!

Anche l’ultima serata delle qualificazioni live dell’Arè Rock Festival ha riservato al pubblico di Barletta grande atmosfera e musica di qualità, tra lirismo e melodia, danza e distorsioni. La finale 2008 è prevista per il prossimo 27 giugno. Le canzoni delle 6 band finaliste, inoltre, saranno presentate il 27 maggio e il 10 giugno alle ore 16 (ora italiana) in UK sulle frequenze di Radio Reverb, neo-mediapartner dell'Arè Rock Festival, nel programma "Radio Sofia", prodotto e presentato da Emilia Telese e dedicato alla cultura alternativa italiana. La trasmissione va in onda a Brighton sui 97,2 FM e in live web streaming su www. radioreverb. com ogni due martedì. Il programma è bilingue e rappresenta la voce della diaspora italiana in Uk e nel mondo. In ognuna delle due puntate saranno trasmessi tre brani, per dare spazio con un pezzo a testa ai sei finalisti, mentre in seguito dovrebbero essere trasmesse anche le canzoni di altri partecipanti dell'edizione targata 2008 dell'Arè.

Durante ogni serata della manifestazione, è stato possibile firmare un appello rivolto alle televisioni nazionali per dare maggior spazio all'informazione sulla tormentata regione sudanese del Darfur, dove da oltre quattro anni si combatte una sanguinosa guerra che ha provocato oltre 300.000 morti e 2.500.000 di sfollati. Il movimento “Italians for Darfur” sta infatti proponendo tale opportuna campagna di sensibilizzazione, dato che nel 2006, nonostante la gravità della situazione della regione sahariana, all'argomento sarebbe stata dedicata complessivamente solo un'ora in tv. Novità di quest'edizione dell'Arè Rock Festival è stata d'altronde anche la Sezione speciale "Una canzone per il Darfur", a cui hanno partecipato Garnet e Chendisei.

Anche quest’anno la manifestazione ha ottenuto un alto numero di iscrizioni in tempi brevissimi: sono state ben 122 le band iscrittesi in un solo mese all’Arè Rock Festival ’08. Le domande d’iscrizioni sono arrivate da tutto il paese, dalla Valle d’Aosta alla Lombardia, dalle Marche alla Sicilia. Tra questi la Commissione artistica ha selezionato i 30 artisti che hanno partecipato alle qualificazioni live. La prima edizione del concorso nel 2007 è stata, come la seconda ancora in corso, un successo di pubblico e di critica. Un foltissimo gruppo di appassionati ha seguito l’anno scorso tutte le tappe del festival fino alla finalissima al Castello Svevo. Tra i sei finalisti dell'edizione ‘07, la giuria tecnica di calibro nazionale, composta tra gli altri da Paola De Simone (Radio in Blu), Corrado Minervini (Rockstar), Jurij Ricotti (Rockhard) e Giuseppe Dimiccoli (Gazzetta del Mezzogiorno), incoronò Giovanni Block & i Masnada, pochi mesi dopo vincitore del prestigioso Premio Siae/Club Tenco dedicato agli autori emergenti. A concludere la finale del 12 maggio fu l'atteso concerto dell'icone italiche del post-rock, i Giardini di Mirò.

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sabato, maggio 24, 2008

Sale la tensione anche in Sud Sudan: 50.000 in fuga da Abyei

L'ONU esprime preoccupazione per gli scontri tra l' Esercito di liberazione del Sud Sudan (SPLA) e le Forze Armate Sudanesi (SAF), iniziati il 14 maggio, nella città di Abyei, South Kordofan, centro di un'area di confine contesa dal 2005 per la ricchezza di petrolio nel sottosuolo.
La città, secondo quanto stabilito dai protocolli di Abyei, parte del Comprensive Peace Agreement del 2005, è considerata storicamente il ponte tra Nord e Sud Sudan, ma continua ad essere contesa tra le due parti a causa del grande giacimento di petrolio della regione, nonostante i termini del protocollo siano ufficialmente condivisi. Anche dopo il nuovo accordo di cessate-il-fuoco del 16 maggio, che stabiliva l'allontanamento delle forze regolari dal centro alla periferia, gli scontri sono continuati, causando la fuga di 50.000 civili. Secondo le forze ribelli dello SPLA Khartoum avrebbe disatteso i termini dell'accordo.

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Peacekeepers nigeriani attaccati da milizie armate

Le Nazioni Unite hanno denunciato un grave attacco alle forze di pace nigeriane dell'UNAMID, la missione ONU-UA in Darfur, nei pressi della città di Geneina, West Darfur. L'agguato, che non ha fortunatamente provocato alcuna vittima, è stato teso mercoledì scorso da almeno 60 uomini a cavallo, ben armati e che vestivano l'uniforme sudanese, dopo che il convoglio era stato costretto a fermarsi per un posto di blocco. E' il quinto attacco importante ai caschi blu dell' ONU e dell'Unione Africana da quando è stato formalizzato il dispiegamento del contingente di pace, ancora incompleto: delle 26.000 unità solo 9.000, di cui 7.000 dell'Unione Africana, sono presenti in Darfur, male armate e con scarsi mezzi di trasporto.

Leggi: "Janjaweed", tesi inviataci da Julie Anderson*, ambasciatrice per il Regno Unito di STAND e ricercatrice di Waging Peace a Londra.

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lunedì, maggio 19, 2008

Sezze, 23 Maggio: "Darfur, Time Over: quanti morti ancora?"

Stefano Giancola ci presenta il suo viaggio dentro le contraddizioni del Sudan, attraverso il fotoreportage "Immagini dal Sudan". La proiezione avverrà Venerdì 23 maggio, alle ore 18.00 presso il "Sezze MAT spazio teatro", Via S. Carlo 160 a Sezze, nell'ambito dell'incontro ""DARFUR: Time Over. Quanti morti ancora?", organizzato da ITALIANS FOR DARFUR in collaborazione con Matuta Teatro, ass. Ercole. All'evento parteciperanno anche Stefano Cera – autore del libro: “Le sfide della diplomazia internazionale: il conflitto nel Darfur” e Christian Capuani – Il Messaggero.

di Stefano Giancola (IB4D):

Immagini dal Sudan” ovvero, un viaggio dal cuore del Darfur a quello di un paese, Khartoum, sordo ai bisogni delle sue regioni periferiche. Un percorso che termina in un altro nervo scoperto del Sudan, l’area sensibile dell’Hameshkoreb, ai confini con l’Eritrea. Ancora la reiterazione di un copione già visto nel Sud Sudan in cui gli attori, ribelli e forze governative, si affrontano in un’estenuante duello senza che si intraveda la possibilità di un lieto fine. Una rappresentazione però dai risvolti tangibilissimi, quelli in cui la gente comune ricopre la parte della vittima, mera comparsa di un gioco di interessi internazionali inaccessibili ai più.
Così, fra dettagli, primi piani e semplici inquadrature, si susseguono le immagini di accenni di scuole, parvenze di centri sanitari, finzioni di normalità ai bordi dell’esistenza: una lotta quotidiana contro un destino piovuto dal cielo sotto forma di bombe, una reflex puntata sul dolore, sulle flebili speranze per un futuro migliore, più spesso, solo l’aspettativa di un futuro e basta. Quando l’obiettivo sfiora il senso di una tragedia che le parole hanno abbandonato, frazioni di esposizione che congelano sguardi in cui la sofferenza si confonde con la dignità, la provvisorietà con il riscatto: un brulicare di vita che si affanna in sterminati campi profughi, in città deformate dalla promiscuità con la guerra. Vite che non vogliono smettere, abdicare alla propria condizione di esseri umani. Vite che entrano ed escono dal limbo delle TV occidentali per esitare davanti ai nostri occhi: un pezzo di quello stesso mondo distante anni luce dalle sue migliori intenzioni.

Un po’ osservatore disincantato del mondo, un po’ reporter, Stefano Giancola ha fatto del viaggio una condizione di vita, un’estensione mentale - prima ancora che fisica - della propria esistenza. Fisico, ma anche autore di romanzi, raccolte di poesie ed articoli giornalistici, è stato testimone diretto di emergenze umanitarie e problematiche geopolitiche. Ciad, Darfur Sudanese, Eritrea, Zimbabwe e Mozambico sono solo alcuni dei luoghi geografici di una realtà – l’Africa – che Giancola ha percorso in lungo e in largo registrandone sussulti, attese e drammatici epiloghi. La reflex e la biro che sempre l’accompagnano in questo suo andare hanno fermato emozioni e intuizioni di questo continente duro ed ineffabile: un continente senza compromessi, che pure fa del compromesso con la vita la sua giornaliera sopravvivenza.

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giovedì, maggio 15, 2008

Khartoum, grave rappresaglia dell'esercito contro i civili e i ribelli. Ancora studenti tra le vittime.

L'attacco alla capitale da parte di un gruppo di ribelli del Jem è stato respinto dall'esercito sudanese. Stupisce che un convoglio armato abbia percorso chilometri, beffato i potenti servizi segreti sudanesi, superato il controllo di un governo capace perfino di scandagliare le comunicazioni telefoniche e telematiche del suo Paese e degli operatori umanitari che vi lavorano, e sia giunto sin dentro la capitale di uno Stato in guerra da decenni. L'attacco, condotto dai ribelli per tenere alta l'attenzione internazionale all'avvicinarsi dei giochi olimpici in Cina, ha offerto il pretesto al governo sudanese per una pesante controffensiva, che ha portato subito all'arresto del leader dell'opposizione, Hassan al Turabi, islamista vicino ad Al Qaeda, e ad una durissima rappresaglia: arresti di massa, torture, rastrellamenti che continuano tra gli abitanti di Umbadda, Omdurman e Soug Lybia. Il Consiglio del governo sudanese ha deciso, infatti, stando a un comunicato delle forze ribelli, che le tre città, ad alta concentrazione di Darfuri, soprattutto di etnia Zaghawa, siano la base delle forze ribelli, il focolaio da cui è partito l'attacco alla capitale.
Tra le persone di cui non sembrano esserci più tracce, anche molti studenti universitari. Sono stati arrestati il 9 maggio Adam Ibrahim Abdulmajeed, Anwar Yagoub Rahma, Ibrahim Mohamed Idress, Khamees Mohamadain Bakhat, Ismail Mohamadain Bakhat; sono stati invece arrestati il 12 maggio e non si ha più traccia di Alqeen Yousif Guma Alqueen, Adam Yousif Husien, Abdulhaleem Abdulla Husien , Saif aldeen Mohamed Mahamoud, Nour eldeen Mohamed Mahamoud, Gamal Ahmed Haroun, Mohamed Mousa Ibrahim.

La tensione rimane alta.
Il sottosegretario ONU per le missioni di pace Guehenno ha riferito al Consiglio di Sicurezza dell'ONU i timori di nuovi attacchi alle città: sembra che gruppi dell' Esercito di Liberazione del Sudan SLA Unity si stiano preparando ad attaccare la capitale del Darfur settentrionale, El Fasher, mentre gruppi ribelli riconducibili al Jem insieme a forze ribelli ciadiane si starebbero raccogliendo al confine con il Darfur occidentale. Fonti della agenzia MISNA, tuttavia, smentiscono assembramenti intorno a El Fasher.

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Riflessioni sul fundraising.

Scrissi sul sito proprio agli albori del movimento on-line che gli aiuti umanitari nelle situazioni di guerra non portano fondamentalmente a niente in termini risolutivi, se non paradossalmente a favorire lo stesso aggresore, in questo caso il Sudan, che gestisce la distribuzione degli aiuti per mezzo di strutture governative opportunamente predisposte. In più portano alla concentrazione di popolazione in determinati luoghi più facilmente controllabili, i campi, e ne svuota degli altri.
Succede poi che in Birmania gli aiuti siano "rubati" dal regime, e che le ONG nemmeno possano operare sul campo, ma che queste si affannino comunque a raccogliere fondi da inviare a chissà chi.
In termini pragmatici, se non ci fosse di mezzo l'aspetto umano, una campagna come quello della Save Darfur Coalition, di cui Italians for Darfur fa parte, sembra avere più senso. La SDC condanna il governo sudanese complice dei gravi crimini contro l'umanità in Darfur e provoca il resto del mondo, inerte dinanzi a tanto terrore.
Le ONG, al contrario, per operare, pena l'espulsione e gli attacchi, devono sottostare alle regole del tiranno che governa i disperati e mantengono un atteggiamento pressochè statico in campo nazionale perchè le proprie attenzioni sono rivolte tutte al fundrising e alla propria crescita, che passa anche per il riconoscimento, più o meno celato, da parte delle istituzioni e delle correnti politiche.
Ma poi viene il resto. E non è da poco. C'è l'Uomo. Ho visto piangere giovani madri per aver avuto in dono una confezione di latte in polvere in una terra lontana dal Darfur ma altrettanto povera. Ogni barattolo, al mercato locale, costava meno di 2 euro per uno straniero.
Ed è allora che ti rendi conto che forse, in barba a tante soluzioni improbabili, conta più un barattolo di latte in polvere che una risoluzione dell'ONU.

Ecco perchè anche Italians for Darfur vorrebbe promuovere, come sta già facendo in sostegno della scuola per orfani del Darfur a El-obeid, una serie di raccolte fondi in sostegno di progetti umanitari già in corso o in aiuto ai rifugiati del Darfur in Italia. Ci proveremo, con il vostro aiuto.

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lunedì, maggio 12, 2008

Ribelli del Darfur attaccano Karthoum

Mille chilometri. Questa è la distanza che i ribelli del Jem(Justice and Equality Movement) hanno percorso per attaccare la capitale del Sudan Karthoum.
L'attacco, sferrato lo scorso sabato pomeriggio ,aveva come obiettivo principale la base militare della capitale sudanese,da dove partono gli aerei che bombardano i villaggi del Darfur. L'obiettivo non è stato raggiunto,ma l'attacco,che era stato previsto in una nota dell'esercito due giorni prima ma scarsamente presa in considerazione,ha spaventato il Governo che è corso ai ripari chiedendo rinforzi all'Egitto.
I ribelli si erano radunati dieci giorni prima dell'arrivo a Karthoum in due zone del Darfur,a Nyala e nei pressi di Genina,al confine con il Ciad.Dopo un viaggio di circa quattro giorni si sono ritrovati
a Hamrat Elshek,un piccolo villaggio a un giorno di viaggio da Karthoum.
Da qui hanno sferrato l'attacco infiltrandosi all'interno del centro abitato,e cercando di raggiungere l'aereoporto militare dove sono stati bloccati.

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lunedì, maggio 05, 2008

DARFUR/ RIBELLI: KHARTOUM HA ARRUOLATO 250 PILOTI IRACHENI

Roma, 5 mag. (Apcom) - I ribelli darfuriani del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) affermano che il governo di Khartoum ha arruolato 250 piloti del vecchio esercito iracheno di Saddam Hussein per bombardare la regione occidentale del Sudan, dal 2003 teatro di una guerra civile.
"Fonti attendibili di intelligence a Khartoum e el Fasher (nel Nord Darfur) hanno riferito che il governo sudanese ha arruolato 250 piloti iracheni per i suoi bombardamenti aerei in Darfur - si legge in una nota diffusa dal Jem sul suo sito - alcuni di questi piloti sono ora alloggiati alla guest gouse ufficiale della città di el Fasher. Stando a quanto emerso, gli ultimi due arei abbattuti dal Jem ad al Geneina (Darfur Occidentale) erano guidati da piloti iracheni". Quest'ultima affermazione non ha trovato riscontri tra fonti indipendenti, stando a quanto verificato dal Sudan Tribune.
Secondo il Jem, il governo di Khartoum "è stato costretto a ricorrere a piloti mercenari" di fronte alla "riluttanza dei piloti sudanesi a portare a termine missioni di bombardamento aereo, mentre altri hanno apertamente espresso le loro obiezioni a operazioni di raid aerei contro civili innocenti". I ribelli sostengono inoltre che Khartoum avrebbe acquistato di recente aerei che non richiedono l'intervento di piloti, dispiegati a Nyala, capitale del Darfur del Sud.
Il conflitto ha causato finora almeno 300.000 morti e oltre 2,5 milioni di profughi. Nelle ultime settimane, il governo ha ripreso a bombardare le postazioni dei ribelli in Darfur. Le truppe governative bombardano le aree prima di lanciare attacchi sul terreno.

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Tre miliardi di dollari annui dalla Cina per il genocidio in Darfur


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Scortata da 3mila poliziotti e da decine di migliaia di spettatori la torcia ha attraversato Hong Kong, con piccoli scontri tra i sostenitori della Cina e quelli pro-Tibet, ma senza gravi incidenti. Intanto l’ufficio del Dalai Lama a Dharamsala annuncia che domani due suoi inviati saranno a Pechino per iniziare colloqui con rappresentanti cinesi “per affrontare l’attuale situazione e portare la pace in Tibet”.
La torcia è passata tra le due ali di folla, tenuta distante dalla polizia e da migliaia di sostenitori pro-Cina, molti con indosso magliette rosse con scritto “Forza Cina!”. Altri spettatori hanno alzato cartelli per una maggior democrazia in Cina (“La fiamma olimpica per la democrazia”, “Un mondo, due sogni”) e l’indipendenza per il Tibet. Ci sono stati scambi di slogan e insulti tra i due gruppi, ma la polizia ha impedito veri scontri, anche portando via attivisti con la bandiera tibetana. Create zone speciali, lungo il percorso olimpico, ma distanti, per radunarci i critici.
Richard Tsoi Yiu-cheong della Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China ha espresso “speranza per un miglioramento dei diritti umani e una maggiore democrazia, durante i Giochi” e che possano presto essere rilasciati gli attivisti per i diritti umani, come Hu Jia condannato a 3 anni e mezzo di detenzione per reati d’opinione. Il suo gruppo è stato oggetto di pesanti insulti dai sostenitori di Pechino. Al punto che Lee Cheuk-yan, altro membro del gruppo, ha detto che “questa è la nostra protesta più difficile. Le altre volte c’era sempre animosità, ma la gente era più controllata”.
Mentre la torcia passava, l’attrice Usa Mia Farrow, parlando a Hong Kong, ha accusato la Cina di “sottoscrivere le atrocità nel Darfur attraverso il suo fatturato nel petrolio per 4 miliardi di dollari annui”. “Circa il 70% di questo denaro è utilizzato per gli attacchi contro la popolazione del Darfur”, dove dal 2003 ci sono stati oltre 300mila morti e 2 milioni di sfollati. Ha chiesto a Pechino di “fare uso delle propria considerevole influenza [sul Sudan] per mutare il corso della storia e porre fine alle sofferenze nel Darfur”. “Non credo che il Sudan avrebbe potuto continuare questo livello di distruzione contro il suo popolo per oltre 5 anni, senza il sostegno di un gigante: la Cina”. In segno di protesta, ha invitato a boicottare la cerimonia di apertura dei Giochi e a boicottare alcuni grandi sponsor come la Coca Cola.

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domenica, maggio 04, 2008

Gli aerei di Karthoum bombardano i villaggi al Nord, l'UNAMID evacua i feriti.

I peacekeepers dell'UNAMID, la missione congiunta ONU-UA in Darfur, possono fare ben poco, allo stato attuale, per placare la falce che continua ad abbattersi dall'alto sulla popolazione indifesa del Darfur: le incursioni dell'aviazione sudanese (SAF), infatti, spesso accompagnate ad attacchi al suolo delle forze regolari e delle milizie janjaweed, continuano a provocare decine di morti e feriti. Dei 26.000 caschi blu promessi, ne sono stati dispiegati solo 9000.
I caschi blu hanno evacuato i feriti provocati dall'ultimo bombardamento aereo ai villaggi di Umm Sidir, El Hashim e Heles nel Nord Darfur, giovedì scorso, dopo aver prestato i primi soccorsi con un team medico. L'intervento è stato condotto in coordinamento con le stesse autorità sudanesi.

L'esercito sudanese è uno dei più grandi in Africa: conta almeno 150.000 uomini, ma diverse sono le forze paramilitari al soldo del governo. Nel 2007, le spese militari sono salite a oltre 3 miliardi di dollari, che sottraggono al Paese oltre il 50% del profitto ottenuto dalla vendita del petrolio.

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On-line l'edizione di Aprile della newsletter di Italian Blogs for Darfur

di CattivaMaestra (IB4D):

'L'edizione di Aprile della Newsletter di Italians for Darfur è dedicata al racconto del Global Day e delle piccole vittime dell'atroce conflitto.
Vedere la guerra, il dolore e la sofferenza attraverso gli occhi dei bambini. È stato questo uno dei principali temi affrontati nel corso del Global Day for Darfur svoltosi a Roma nel mese di Aprile. Organizzato da Italians for Darfur (associazione cui partecipo ormai da più di un anno), Articolo 21 e Amnesty International, Associazione rifugiati del Darfur, Ugei e Bené Berith Giovani, il Darfur Day è stata l'occasione per ricordare la terribile crisi umanitaria che da anni coinvolge i rifugiati del Darfur, vittime di un conflitto sanguinoso e devastante, che ha lasciato sul terreno centinaia di migliaia di vittime. Diffondere questo documento, sul vostro blog, con una email agli amici, stampandolo per chi non usa il PC, può significare molto per le sorti di quella martoriata regione dell'Africa, per il suo futuro, incarnato negli occhi spaventati e distrutti dalla sofferenza dei suoi bambini.'

aprile
Aprile


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