Il blog di Italians for Darfur

sabato, giugno 28, 2008

Italia - Sudan: in aumento gli scambi commerciali. Rapporto 2007 dell' Istituto Nazionale per il Commercio Estero.

Prinicipali importazioni italiane dal Sudan
Fonte: ISTAT, tratto da Rapporto 2007 dell'Istituto nazionale per il Commercio Estero

Si legge dal Rapporto 2007 dell'Istituto Nazionale per il Comemrcio Estero (ICE): "Per quel che riguarda le importazioni, dall’analisi dei dati dell’interscambio gennaio-maggio 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006, si registra un incremento della domanda dei prodotti petroliferi (circa 9,8 milioni di euro) che incrementa il valore del 90% (periodo gennaio-maggio 2007) portando il dato da 7,1 a 13,5 milioni di euro. Si registra inoltre l’incremento di circa il 40% dei prodotti in cuoio importati (€ 1 milione) e dei prodotti agricoli del 13% (1,6 milioni di euro). In generale l’interscambio ha subito un incremento del 10% che in termini di volume e’ pari a 86,5 milioni di dollari".

Tra le aziende italiane più importanti in Sudan si conferma la APS. "Il Progetto relativo a 6 stazioni di pompaggio di olio grezzo eseguito da APS e completato nel 2005 ha consentito di assegnare all'industria italiana ordinativi per oltre 60 Milioni di USD. Per inciso, queste stazioni di pompaggio hanno consentito nel 2005 l'esportazione di 220.000 barili di greggio al giorno e questa capacita’ sarà portata a breve a 350.000 barili al giorno".
"Recentemente, L’APS, con il progetto Port Sudan Refinery (Basic Design fatto dalla stessa) che è finito a dicembre scorso come da contratto, hanno ordinato materiali di lunga consegna per un totale di 200 milioni di dollari , di cui il 50% a fornitori Italiani."
Una nuova azienda italiana opera da poco in Sudan, la Drillmec: "gruppo Trevi, ha firmato la costituzione di una impresa mista per l’assemblaggio in loco di macchinari, montati su camion, per la perforazione del suolo per la ricerca sia di acqua che di petrolio."

"Il principale partner commerciale che nel primo trimestre del 2007 ha assorbito la maggior parte delle esportazioni del Sudan e’ stata la Cina per il 90% seguono con il 10% i Paesi Arabi (Emirati, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita). Le principali importazioni a loro volta provengono dalla Cina (30%), Arabia Saudita (16%),India (10%), Giappone e Turchia (5%). La Cina si colloca al primo posto tra i partner commerciali del Sudan, e si distingue soprattutto per il ruolo da protagonista svolto nel settore dello sfruttamento petrolifero in Sudan. I primi investitori diretti rimangono invece i PAesi Arabi, seguiti da Turchia e Cina."

Leggi anche: Export italiano aumentato di oltre l' 80% dall'inizio del massacro in Darfur

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Djibril Bassole sostituirà Jan Eliasson e Salim Ahmed Salim

Si chiama Djibril Bassole il nuovo mediatore per le Nazioni Unite e l'Unione Africana in Darfur. L'attuale Ministro degli Esteri del Burkina Faso sostituirà, qualora la sua nomina, ancora ufficiosa, venga confermata, Salim Ahmed Salim (Unione Africana) e la sua controparte alle Nazioni Unite, Jan Eliasson.
Bassole si è contraddistinto in passato per la sua opera di mediazione tra ribelli e governo durante la guerra civile in Costa d'Avorio.

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La Cooperazione Italiana costretta a pagare i guerriglieri per lavorare in Darfur

2.3 Soldi e progetti per costruire una allenza con i ribelli del Darfur

di Giorgio Trombatore

Consegnai personalmente una busta contenente 10.000 Euro (in moneta locale) ad uno dei dirigenti dell’SLA presso Muhajiria, all’indomani della riunione di Haskaniza nel novembre del 2005.

I soldi furono consegnati ad uno degli uomini di Minnie Mennawie come contributo per le spese sostenute nell’organizzazione della spettacolare riunione di Haskaniza ,dove la Presidenza di Minnie Mennawie era stata confermata da centinaia di guerigglieri accorsi da ogni parte del Darfur a discapito del presidente Abdel Uahid.
Questa fu la prima ed ultima volta che come operatori della cooperazione avevamo dato esplicitamente dei soldi ai ribelli del Darfur. Sino a quel momento i nostri interventi a loro favore erano stati sempre e solo attraverso progetti umanitari.

Non fu versato un euro neanche quando nel 2005 dopo un lungo lavoro di spionaggio eravamo riusciti a liberare i tre operatori di Adra rapiti dal JEM ed in mano al gruppo militare per oltre tre mesi.
In realtà avevamo capîto che oramai da tempo la dirigenza di Minnie Mennawie aveva scelto come contatto privilegiato l’ufficio dell’ambasciata americana che sin dai tempi della lotta armata di Mennawie gestita ed organizzata dalle lontane dune del Nord Darfur, aveva costruito un contatto saldo e duraturo.
I nostri mezzi erano troppo deboli per poter competere con gli americani o con i libici, ma cio’ nonostante ci tenevamo ad essere presenti e attivi nel territorio. Per questo quel contributo monetario rientrava all’interno di una strategia di contatti per la costruzione di un network valido e stabile con tutti i guerigglieri presenti nelle tre regioni del Darfur.

Nel Jebel Marra avevamo scelto un altra strategia. Con i guerigglieri di Abdel Uahid sin dal lontano ottobre del 2004, avevamo instaurato un rapporto di grande collaborazione e sostegno umanitario.
L’intervento più colossale era quello previsto per la ricostruzione totale di Kidingir.
Il progetto prevedeva la ricostruzione di due scuole, di una clinica, dell’intero mercato, della diga, e di una installazione permanente di energia elettrica per tutto il villaggio.
L’idea era quella di creare un oasi all ‘interno del Jebel Marra da contapporre alla miseria dei villaggi sostenuti dal governo nel Sud Darfur.L’auspicio era quello di creare un asse di riferimento per tutto lo SLA vicino ad Abdel Uahid creando un sistemo di supporto logistico e ed umanitario che legasse Fena con Kidingir.

Il progetto di Kidingir è miseramente fallito insieme a tutti i fondi che sono stati deviati per quella zona.Le scuole sono rimaste dei covi per il bivacco dei guerigglieri.In poco tempo furono ridotte le strutture a delle latrine a cielo aperto.
La clinica fu immediatamente saccheggiata all’indomani della visita del Dott.Giuseppe Deodato (dicembre 2005) a quel tempo direttore generale della cooperazione.
La diga rimase un sogno, e dell’elettricità neanche l’ombra.
Un fallimento sotto ogni profilo. Infine persino l’auspicato rientro della popolazione civile non fu raggiunto.Infatti le popolazioni native di Fena e Kidingir preferirono rimanere nei campi profughi di Calma ed El Fasher invece che rientrare nei villaggi del Jebel Marra per paura di nuovi attacchi da parte dei governativi.
In verità lo SLA di Abdel Uahid non era pronto ad un simile progetto.In quei giorni i suoi uomini erano più interessati a pârtecipare ad i colloqui in Nigeria mentre la dirigenza vera e propria era troppo presa dai lussi della vita keniota.
Finchè il fracasso del progetto di Kidingir non fu evidente, noi tirammo avanti con le nostre trattative cercando di costruire un network all’altezza delle nostre potenzialità.

Lo SLA di Minnie Mennawie era quello che ci dava più preoccupazioni.
Fortemente presente sul territorio , lo SLA di Minnie aveva da tempo iniziato ad avviare contatti con l’ambasciata americana per ritagliare da li a poco la posizione di vice-presidente e l’ingresso del suo movimento nel governo di Al Bashir.

Con il Jem la situazione era ben diversa.Come detto più volte gli uomini del Dott.Khalil sebbene in numero minore avevano dato l’idea di una maggiore compattezza e preparazione nella lotta politica. I rapporti con il JEM furono sempre ottimi nonostante gli aiuti della cooperazione nei loro confronti furono limitatissimi.Ricordo solo qualche aiuto a livello umanitario per l’area di As Senet e nel Nord Darfur.
L’impegno più grosso si rivelo’ quello con lo SLA di Abdel Uahid nel Jebel Marra.
Cibo, vestiti, progetti pêr l’acqua, per la ricostruzione, un impegno colossale che venne gestito in maniera pessima e distruttiva dalla dirigenza guidata dal coordinatore politico di Fena Mr. Muru.
Ben altra cosa furono gli aiuti gestiti nelle aree sotto controllo del governo locale.

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Organigramma e progetti della Cooperazione Italiana

2.1 ORGANIGRAMMA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA 2004-2005
2.2 I PROGETTI

Di seguito i progetti seguiti e supervisionati dal Capo Progetto.
  1. Nyala. “Avamposto 55” Costruzione del Presidio Ospedaliero e di primo soccorso2.
  2. Nyala. “Avamposto 55” Riabilitazione centro teatrale multietnico di Nyala
  3. Nyala. Riabilitazione e supporto alla mensa per poveri e sfollati organizzata dalle Suore della Carita’
  4. Nyala. Realizzazione pozzo ed aiuti umanitari presso il Dispensario sanitario di Nyala.
  5. Nyala. Riabilitazione Totale della parrocchia di Nyala, diocesi del Sud Darfur
  6. Nyala.Supporto e riabilitazione del Centro Studi Comboniano di Taiba, Nyala, Padri Comboniani
  7. Nyala. Progetto di formazione e supporto materiali alla radiotelevisione locale del Darfur
  8. Nyala. Area Garba Intifada. Ricostruzione Scuola Elementare maschile e femminile, e costruzione Centro giochi post traumatico infantile.
  9. Nyala. Area Garba Intifada. Ricostruzione e supporto di un Centro Sanitario
  10. Nyala- Area Al Jebel. Supporto e riabilitazione alle scuole elementari di Tariqa Al Titani
  11. Bilel.Costruzione Chiesa di Bilel campo sfollati di Nyala, scuole di formazione professionale, controllo supervisione e monitoraggio di Cooperazione Italiana per la Onlus Umanitaria Padana.
  12. Kidingir. “Avamposto 55”. Riabilitazione scuola elementare e scuola superiore maschile.
  13. Kidingir “Avamposto 55”.Riabilitazione scuola elementare e scuola superiore femminile
  14. Kidingir” Avamposto 55”. Costruzione infermeria e centro sanitario
  15. Muhajiria. Progetto Idrico. Realizzazione di pozzi profondi e punti di distribuzione
  16. Kass. Progetto Idrico. Riabilitazione Acquedotto ed ampliamento rete di distribuzione
  17. Nyala. Avamposto 2. Ampliamento del Presidio Ospedaliero e gestione e formazione del personale
  18. Nyala.Costruzione Centro giovanile dei Padri Comboniani con monitoraggio, controllo e supporto di Cooperazione Italiana per la Onlus Spes.
  19. Nyala Garba Intifada. Costruzione forno per sfollati residenti autogestito comunita’ locale
  20. Nyala. Aree : Garba Intifada, Tariqa Al Tijani , Campo sfollati di Mose, area El jebel.Supporto alle popolazioni attraverso distribuzioni e beni alimentari e non.
  21. Mellit. El Fasher. Darfur Nord. Protezione Infanzia (Coopi)
  22. Garsila.Darfur Ovest.Gestione Campo IDP & Approvvigionamento Idrico (Intersos)
  23. Kulbus. Darfur Ovest.Organizzazione e formazione del personale medico e ospedale (Cosv)
  24. Gemeza Komera. Progetto Idrico
  25. Kassala. Riabilitazione Pronto Soccorso Ospedale Centrale di Kassala
  26. Kassala. Riabilitazione 5 centri sanitari nell’area di Kassala
  27. Riabilitazione di una scuola Elementare nella citta’ di Kassala.

Riepilogo Situazione Progetti: attivita’ seguite dal Capo Progetto

Di seguito tutte le attivita’ umanitarie seguite dal Capo Progetto durante la sua presenza dal 16 Agosto al 20 Dicembre 2005.
Le attivita’ sotto elencate si riferiscono ai progetti finanziati da Cooperazione e da fondi privati. Tutti i progetti sono stati monitorati e supervisionati dal Capo Progetto. Per ogni progetto viene data una breve presentazione con riferimenti sui beneficiari , sul luogo dell’intervento, la giustificazione ed infine lo stato attuale dell’intervento. Per avere una visione piu’ completa e’ possibile visionare il libro che Cooperazione Italiana in Sudan ha fatto.


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1) PROGETTO: Costruzione del Presidio Ospedaliero e di Primo Soccorso Avamposto
Dati:
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sanitario
• Tipo d’intervento: Costruzione del Presidio Ospedaliero e di Primo Soccorso
• Beneficiari: 70,000 bambini tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: Gruppo Tariqa al Tijani, sfollati dei campi e popolazione di est Nyala
• Durata prevista: 8 mesi, a partire dal 01/05/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 277.816,00€ (fondi privati)
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo

Descrizione delle attività
Costruzione del Presidio Ospedaliero e di Primo soccorso.

2) PROGETTO: AVAMPOSTO 55- Riabilitazione Centro Teatrale Multiculturale e Multietnico di Nyala

Dati:
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale e culturale – “post trauma”
• Tipo d’intervento: Riabilitazione Centro Teatrale Multiculturale di Nyala
• Beneficiari: Popolazione residente a Nyala e rappresentanti delle tribù africane ed arabe del Darfur
• Controparte locale: Associazione Teatrale di Nyala
• Durata prevista: 6 mesi, a partire dal 01/05/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 24.632,00€ (fondi privati)
• Stato dell’Intervento : TERMINATO

• Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo

3) PROGETTO: Riabilitazione della scuola di formazione di Nemesia delle Suore della Carità

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: Riabilitazione e supporto alla mensa per poveri e sfollati organizzata dalle Suore della Carità
• Beneficiari: poveri e sfollati di Nyala
• Controparte locale: Suore della Carità di Nyala
• Durata prevista: 3 mesi, a partire dal 01/09/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 16.000€
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: riabilitazione e supporto della scuola di formazione di giovani orfane

4)
PROGETTO: Realizzazione di un serbatoio ed aiuti umanitari presso il Dispensario Sanitario di Nyala -Suore della Carità

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Idrico - sanitario
• Tipo d’intervento: Realizzazione di un pozzo - Dispensario Sanitario di Nyala -Suore della Carità
• Beneficiari: poveri e sfollati di Nyala
• Controparte locale: Suore della Carità di Nyala
• Durata prevista: 6 mesi, a partire dal 01/06/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 5.000,00 € + in kind
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Potenziamento della struttura idrica del dispensario.


5) PROGETTO: Riabilitazione della Parrocchia di Nyala, Diocesi del Sud Darfur

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: Riabilitazione della Parrocchia di Nyala, Diocesi del Sud Darfur
• Beneficiari: Residenti di Nyala
• Controparte locale: Diocesi del Sud Darfur
• Durata prevista: 3 mesi, a partire dal 01/09/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 7.000,00€ (fondi privati)
• Stato dell’Intervento: TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: A causa delle piogge particolarmente copiose di questo anno, la Chiesa Cattolica della Diocesi del Sud Darfur ha subito gravi danni.

6) PROGETTO: Supporto e riabilitazione del Centro Comboniano di Taiba, Nyala – Padri Comboniani, Onlus Spes e Cooperazione

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: Supporto e riabilitazione del Centro studi comboniano di Taiba, Nyala – Padri Comboniani
• Beneficiari: Studenti del centro studi comboniano nel quartiere di Palika
• Controparte locale: Padri comboniani di Nyala
• Durata prevista: tre mesi
• Totale finanziamento ricevuto: 3,500 Euro + in kind materiale
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: il centro studi era completamente sprovvisto di un accesso all’acqua nelle immediate vicinanze e di qualsiasi tipo di materiale utile per gli studenti

7) PROGETTO: Progetto di formazione per i quadri della radiotelevisione locale del Darfur

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: corsi di formazione per gli operatori della televisione locale sudanese
• Beneficiari: giornalisti e cineoperatori locali
• Controparte locale: tv sudanese
• Durata prevista: 1 mese
• Totale finanziamento ricevuto: donazione “in kind”
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: migliorare il servizio radiotelevisivo sudanese tramite formazione degli operatori.

8) PROGETTO: Nyala- Area di Garba Intifada- Ricostruzione scuola maschile e femminile

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Costruzione
• Tipo d’intervento: Educazione
• Beneficiari: 20.000 persone. Quartieri di Garba Intifada, Abd Salam e Nahda
• Controparte locale: Ministero dell’Istruzione
• Durata prevista: 4 mesi, a partire dal 15/09/2005
• Totale finanziamento ricevuto: € 182.400
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Garba Intifada, area di Nyala composta da sfollati del Darfur Ovest.

9) PROGETTO: Nyala- Area di Garba Intifada- Ricostruzione e supporto di un centro sanitario

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Costruzione
• Tipo d’intervento: Sanità
• Beneficiari: 20.000 persone. Intifada, Abd Salam e Nahda
• Controparte locale: Ministero della Sanità
• Durata prevista: 4 mesi, a partire dal 15/09/2005
• Totale finanziamento ricevuto: € 72.800
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Garba Intifada è un area di Nyala la cui popolazione è composta maggiormente da sfollati. Quest’ultimi si spostano a piedi per raggiungere i servizi più vicini.



10) PROGETTO: Area Jebel – Supporto e riabilitazione alle scuole elementari di Tariqa al Tijani

Dati di sintesi
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: distribuzione di materiale scolastico, cibo, vestiario
• Beneficiari: studenti delle scuole elementari di Tariqa Al Tijani
• Controparte locale: Popolazione di Jebel
• Durata prevista: un anno
• Totale finanziamento ricevuto: “in kind”
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: sostenere la popolazione colpita dalla guerra


11) PROGETTO: Ricostruzione Chiesa di Bilel e riabilitazione delle scuole di formazione professionale , UMANITARIA PADANA E COOPERAZIONE

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sociale
• Tipo d’intervento: Costruzione di una Chiesa cattolica e riabilitazione di due scuole
• Beneficiari: popolazione del campo sfollati di Bilel
• Controparte locale: Parrocchia dei padri Comboniani
• Durata prevista: Tre mesi (ottobre-dicembre 2005)
• Totale finanziamento ricevuto: 50.000,00 Euro (fondi privati)Umanitaria Padana
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: La chiesa preesistente era ormai inagibile e i fedeli non avevano più un luogo per riunirsi, inoltre i locali delle scuole precedenti erano fatiscenti e quasi inutilizzabili.


12) PROGETTO: Riabilitazione Scuola elementare e Scuola superiore maschile a Kidingir , AVAMPOSTO


Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Istruzione
• Tipo d’intervento: Riabilitazione Scuola elementare e superiore Maschile
• Beneficiari: 17.800 persone tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: SLA/ Sudan Liberation Movement e sultano locale
• Durata prevista: 6 mesi, a partire dal 01/05/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 44.600,00 € (fondi privati)Avamposto
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo



13) PROGETTO: Riabilitazione Scuola elementare e scuola superiore femminile a Kidingir , AVAMPOSTO

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Istruzione
• Tipo d’intervento: Riabilitazione Scuola elementare e superiore Femminile
• Beneficiari: 17.800 persone tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: SLA/ Sudan Liberation Movement
• Durata prevista: 3 mesi, a partire dal 01/05/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 44.600,00 €Avamposto
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo


14) PROGETTO: Costruzione Infermeria a Kidingir , AVAMPOSTO

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sanità
• Tipo d’intervento: Costruzione Infermeria
• Beneficiari: 5.000 persone tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: SLA/ Sudan Liberation Movement
• Durata prevista: 3 mesi, a partire dal 01/09/2005
• Totale finanziamento ricevuto: 2.400,00€ (fondi privati)Avamposto
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo


15) PROGETTO: Muhajiria- Progetto Idrico- Realizzazione di pozzi profondi e centri distribuzione

Dati di sintesi
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Idrico
• Tipo d’intervento: Realizzazione di tre pozzi profondi e centri distribuzione
• Beneficiari: 25.000 residenti del villaggio di Muhajiria
• Controparte locale: SLA
• Durata prevista: 2 mesi, a partire dal 30/10/2005
• Totale finanziamento ricevuto: € 139.400
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: L’area interessata è prevalentemente desertica e richiede urgentemente interventi nel settore idrico, come risulta dai nostri sopralluoghi effettuati nel mese di aprile 2005.



16) PROGETTO: Riabilitazione Acquedotto ed ampliamento rete di distribuzione

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Idrico
• Tipo d’intervento: Riabilitazione dell’acquedotto attraverso la costruzione di pozzi, condotte e distributori
• Beneficiari: circa 90.000 persone fra profughi e abitanti della città di Kass
• Controparte locale: Compagnia Nazionale dell’Acqua
• Durata prevista: tre mesi dal 13 settembre 2005
• Totale finanziamento ricevuto: 462.618,00 euro
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: l’acquedotto preesistente non era in grado di sostenere la richiesta della popolazione residente e del crescente numero di sfollati. Per questo motivo e’ stato necessario riabilitare le vecchie condutture e costruirne di nuove per migliorare gli standard igienico sanitari della popolazione.


17) PROGETTO: Avamposto 2 – Ampliamento del presidio ospedaliero e gestione della struttura, formazione del personale.

Dati di sintesi
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Sanitario
• Tipo d’intervento: costruzione del secondo padiglione del presidio ospedaliero
• Beneficiari: Popolazione residente e sfollata di Nyala
• Controparte locale:
• Durata prevista: tre mesi,
• Totale finanziamento ricevuto: 200.000,00 €
• Stato dell’intervento : L’intervento finira’ nel mese di gennaio 2006
• Giustificazione dell’intervento: l’ospedale aveva il bisogno di un ala per la degenza pei malati più gravi.


18) PROGETTO: Palika, Costruzione del centro giovanile dei padri comboniani con monitoraggio , controllo e supporto di Cooperazione Italiana,SPES ONLUS .

Dati di sintesi
• Zona d’intervento: Stato del Darfur meridionale
• Settore di Intervento: sociale
• Tipo d’intervento: ricostruzione di un edificio da destinare a centro di aggregazione giovanile gestito dai Padri Comboniani
• Beneficiari: i giovani di Nyala
• Controparte locale: Padri comboniani di Nyala
• Durata prevista: tre mesi
• Totale finanziamento ricevuto: 50.000,00€ (fondi privati)Spes+in kind cooperazione italiana
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: i giovani cattolici di Nyala avevano le necessità di avere un centro di aggregazione permanente dove incontrarsi e stare insieme.



19) PROGETTO: Garba Intifada – costruzione forno per sfollati , autogestito dalla comunità locale

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Economico - sociale
• Tipo d’intervento: costruzione di un forno
• Beneficiari: Circa 7.000 persone
• Controparte locale: popolazione di Garba Intifada
• Durata prevista: tre settimane
• Totale finanziamento ricevuto: 10.500,00€ + in Kind (fondi privati)
• Stato dei lavori : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: completare l’intervento nella zona di Garba Intifada offrendo un servizio che fosse utile per tutta la comunità e creare un’attività lavorativa per giovani donne di autosostentamento


20) PROGETTO: Aree: Garba Intifada, Tariqa al Tijani, Campo sfollati Mose, El Jebel, Muhajiria, Kidingir – supporto alla popolazione attraverso distribuzione beni alimentari e non.

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Aiuti Umanitari
• Tipo d’intervento: Distribuzione alla popolazione di beni di prima necessità
• Beneficiari: Circa 70.000 persone che vivono nelle aree di Garba Intifada, Tariqa al Tijani, Campo sfollati Mose, El Jebel, Kass, Kidingir, Muhajiria.
• Durata prevista: un anno e mezzo
• Totale finanziamento ricevuto: 8 voli dall’Italia
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: sostenere le popolazioni colpite dal conflitto che negli ultimi tre anni ha flagellato il territorio del Darfur e migliorarne le condizioni nutrizionali e sanitarie, legate all’emergenza.


21) PROGETTO: Mellit - El Fasher - protezione infanzia (COOPI)

Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur settentrionale
• Settore di Intervento: psico-sociale
• Tipo d’intervento: protezione delle donne e dei bambini
• Beneficiari: circa 10.000 persone fra donne e bambini che vivono nel territorio
• Controparte locale: popolazione di El Fasher
• Durata prevista:dal 30/06/2005, per sei mesi
• Totale finanziamento ricevuto: 44.000 euro
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’intervento: era necessario mettere in atto un progetto di protezione e sostegno a favore delle donne e dei bambini che durante la guerra hanno subito gravi violenze e privazioni.



22) PROGETTO: Garsila – Darfur Ovest – Gestione Campo DP e approvvigionamento idrico (INTERSOS)
Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Occidentale
• Settore di Intervento: igienico - sanitario
• Tipo d’intervento: costruzione sanitari, attività post-traumatiche, riabilitazione pozzi
• Beneficiari: circa 60.000 individui
• Controparte locale: Ufficio locale del WES
• Durata prevista: 9 mesi
• Totale finanziamento ricevuto: 383.260,00€
• Stato dell’ Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: migliorare le condizioni idriche ed igienico sanitarie della popolazione residente e degli sfollati dei campi



23) PROGETTO: Kulbus – Darfur Ovest – Organizzazione e formazione del personale medico ospedale (COSV)
Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Occidentale
• Settore di Intervento: Sanitario
• Tipo d’intervento: corsi di formazione personale ospedaliero
• Beneficiari: Circa 105.000 abitanti, residenti e sfollati di Kulbus
• Controparte locale: Ministero della salute Sudanese
• Durata prevista: 4 mesi
• Primo finanziamento ricevuto: 132.000,00 € (fondi Emergenza 2004)
• Secondo Finanziamento ricevuto : 110,000 Euro
• Stato dei lavori : IN CORSO
• Giustificazione dell’intervento: migliorare lo stato di salute dell’intera popolazione dell’area di Kulbus, già implementato dall’ONG COSV.
Nel mese di Ottobre viste le difficolta’ legate alla situazione di sicurezza ed ai problemi connessi con il personale del ministero della sanita’ nell’area di Al Genena, il Cosv ha presentato una variante al progetto originale. La variante prevede interventi sanitari nei centri di salute dell’area di Kulbus. Gli interventi sono ancora in corso.


24) Progetto: Gemeiza – Komera Realizzazione di pozzi profondi a supporto dell’acquedotto di Kass.
Dati
• Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
• Settore di Intervento: Idrico
• Tipo d’intervento: Costruzione di pozzi profondi a supporto dell’acquedotto di
• Beneficiari: 90,000 persone tra residenti e sfollati di Kass
• Controparte locale: Compagnia Nazionale dell’Acqua
• Durata prevista : Tre mesi
• Totale finanziamento ricevuto : 60,000 Euro
• Giustificazione dell’Intervento : a causa del crescente numero di sfollati che si riversano giornalmente sulla cittadina, si e’ resa necessaria un opera di sostegno all’acquedotto di Kass
Descrizione delle attivita’
Gemeiza Komera si trova a 22 km da Kass, sulla strada che collega Nyala a Zalinje ed El genena.L’area e’ nota per l’abbondante quantita’ e l’ottima qualita’ della sua acqua , la quale crea un territorio ideale l’agricoltura e la pastorizia. Cooperazione ha seguito di uno studio di fattibilita’ svolto con il sostegno della Compagnia dell’Acqua del Darfur Meridionale, ha deciso di intervenire realizzando due pozzi profondi di 30 metri e riabilitando 2 pozzi esistenti. I pozzi saranno collegati da una rete di distribuzione lunga 22 km all’acquedotto di Kass. I fondi resi disponibili dalla mancata attuazione di attivita’ di progetto da parte della ONG COSV sono stati immediatamente investiti da Cooperazione Italiana in un progetto idrico il quale dara’ speranza di vita a moltissime persone.


25) PROGETTO: Riabilitazione Pronto Soccorso Ospedale Centrale di Kassala
Dati
• Zona d’intervento: Stato di Kassala
• Settore di Intervento: Sanitario
• Tipo d’intervento: Riabilitazione di strutture sanitarie e fornitura di attrezzature mediche
• Beneficiari: 350,000 persone tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: Ministero della Sanità
• Durata prevista: 6 mesi, a partire dal 31/12/2004
• Totale finanziamento richiesto: 227.000,00 Euro
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Il 30 luglio 2003 dopo un mese di piogge intense, il fiume Al Gash, proveniente dall’Eritrea, ruppe gli argini in nove punti causando nell’area di Kassala danni e devastazioni al 70% della popolazione



26) PROGETTO: Riabilitazione dei cinque centri di salute nell’area di Kassala
Dati
• Zona d’intervento: Stato di Kassala
• Settore di Intervento: Sanitario
• Tipo d’intervento: Riabilitazione di strutture sanitarie e fornitura di attrezzature mediche
• Beneficiari: 350,000 persone tra residenti, sfollati e rifugiati
• Controparte locale: Ministero della Sanità
• Durata prevista: 6 mesi, a partire dal 31/12/2004
• Totale finanziamento richiesto: 227.000,00 Euro
• Stato dell’Intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Il 30 luglio 2003 dopo un mese di piogge intense, il fiume Al Gash, proveniente dall’Eritrea, ruppe gli argini in nove punti causando nell’area di Kassala danni e devastazioni al 70% della popolazione



27) PROGETTO: Riabilitazione di una scuola elementare nella città di Kassala

Dati di sintesi
• Zona d’intervento: Stato di Kassala
• Settore di Intervento: Istruzione
• Tipo d’intervento: Riabilitazione di strutture scolastica e fornitura di attrezzature
• Beneficiari: 400 bambini dai sei ai quattordici anni
• Controparte locale: Ministero dell’Istruzione
• Durata prevista: 3 mesi, a partire dal 01/09/2005
• Totale finanziamento richiesto: 7.500,00 €
• Stato dell’intervento : TERMINATO
• Giustificazione dell’Intervento: Il 30 luglio 2003 dopo un mese di piogge intense, il fiume Al Gash, proveniente dall’Eritrea, ruppe gli argini in nove punti causando nell’area di Kassala danni e devastazioni al 70% della popolazione


Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore. 

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giovedì, giugno 26, 2008

Firma la petizione ai Capi di Stato del G8 per il Darfur

Italians for Darfur sostiene in Italia l'iniziativa di Human Rights First sulla petizione ai Capi di Stato del G8 affinchè prendano una decisione concreta sulla crisi del Darfur.

In due settimane i capi di Stato e di Governo dei Paesi del G8 (USA, Canada, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Russia) si incontreranno durante il summit annuale in Giappone per discutere di questioni di interesse globale.
É evidente come la violenza in Darfur, che ha provocato piú di 300.000 morti e 2.000.000 di sfollati, sia una questione di interesse globale.

L’imminente summit del G8 di Hokkaido, Giappone, si colloca in un momento particolarmente delicato per la popolazione del Darfur e di tutto il Sudan. L’intensificarsi delle violenze in Darfur ha causato centinaia di morti e di sfollati. I recenti combattimenti di Abyei pongono a rischio il già fragile Comprehensive Peace Agreement (CPA) tra il nord e il sud del Paese.
Il Governo del Sudan e il mondo intero presteranno la massima attenzione al G8.
La scorsa settimana oltre 40 organizzazioni non governative, in rappresentanza di tutti gli Stati membri del G8 e del Sudan, hanno inviato un appello ai Capi di Stato e di Governo del G8 e del Sudan, esortando l’adozione delle seguenti misure:

• Cessazione immediata delle violenze in Darfur.
• Interruzione del trasferimento, diretto o indiretto, di armi in Darfur, il quale avviene in palese violazione dell’embargo delle Nazioni Unite
• Rapido dispiegamento della forza di peacekeeping in Darfur (United Nations African Mission in Darfur - UNAMID).
• Un rafforzato processo di pace in Darfur.
• Giustizia e responsabilità per i crimini commessi.

Clicca qui per unirti ad attivisti di tutto il mondo e per chiedere ai leader del G8 di prendere una decisa posizione, inclusa una promessa di azioni concrete, contro le violenze in Darfur e Sudan.
Grazie.

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mercoledì, giugno 25, 2008

AVAMPOSTO 55

2.4 Sanremo e il Darfur:
oltre le "sterili congetture" di Irene Panozzo

(Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore).

Uno dei progetti che ha fatto discutere più a lungo sull’ attività svolta dalla Cooperazione Italiana in Darfur nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2006 è senza dubbio quello del progetto relativo alla costruzione di Avamposto 55.
Il progetto della costruzione del Presidio Ospedaliero e di primo Soccorso nacque dall’idea della Dott.ssa Contini e dal conduttore Paolo Bonolis nel corso del 2004.
Si è scritto e detto tanto in questi anni su questo progetto. Ci sono state inchieste anche ad alto livello ma spesso nessuno è riuscito a chiarire le tante zone d’ombre .
L’idea, unica nel suo genere, era quella di aprire una finestra di solidarietà all’interno del programma canoro di Sanremo e lanciare una campagna di aiuto tra i cantanti di Sanremo per sovvenzionare la costruzione di un ospedale.
Il lancio della campagna puo’ essere sintetizzato con queste parole che furono affidate al servizio stampa di Sanremo :
"Il 55 Festival di Sanremo contribuisce alla campagna per il Darfur, realizzata dalla Cooperazione del Ministero Affari Esteri e dalla Rai. Nel corso del Festival Paolo Bonolis ha voluto aprire una sottoscrizione fra gli artisti, gli operatori e gli sponsor per realizzare Sanremo Avamposto 55, un progetto gestito direttamente dalla Cooperazione Italiana e dal suo Inviato speciale per il Darfur Barbara Contini. Avamposto 55 è costituito da un ospedale pediatrico alla periferia di Nyala e da una scuola con infermeria.
Per le donazioni: Banca di Roma sede di Torino, c/c 119837.31, Abi 3002, Cab 01015, Cin R."
Pochi sanno che il nome di Avamposto 55 venne dato da un uomo dei servizi di sicurezza . In effetti l’idea originaria era quella di ri-costruire la città di Kidingir “avamposto” delle forze dell’SLA di Abdel Uahid nel Sud Darfur.
Da tempo infatti noi della cooperazione italiana operavamo nella zona di Kidingir e Fena (nord-est di Nyala) in programmi per il sostegno delle popolazioni civili che risiedevano nelle aree controllate dai gruppi dello SLA.
Il progetto era quello di ricostruire in toto il centro di Kidingir, già comando dei guerriglieri dello SLA nel massiccio del Jebel Marra. Questo villaggio aveva subito vari attacchi da parte degli aerei dei governativi ed anche da parte dei Janjaweed.
Il progetto mirava a riabilitare svariati pozzi del villaggio, a ripristinare il funzionamento e la riapertura della diga. Inoltre era previsto l’installazione di una centrale elettrica per il piccolo villaggio, e la riabilitazione di scuole ed il mercato centrale.
Purtroppo come ho già fatto presente in altra sede il comando dei guerriglieri di Kidingir e Fena guidata dal capo politico Muru non si rivelo’ mai all’ altezza delle ambizioni dell’inviato speciale del governo italiano in Darfur.
Solo per questo motivo si giunse alla decisione di ridimensionare le attività previste nel Jebel Marra e concentrare le forze nella capitale del Sud Darfur.
Il nuovo obbiettivo era Nyala!.
Nyala offriva condizioni logistiche che permettevano di raggiungere la città sia via terra da Khartoum che via aerea dall’Italia.
In effetti a Nyala vi era un ottimo aeroporto già utilizzato dalla Cooperazione Italiana e dal Pam per fare giungere Antonov carichi di aiuti per la popolazione locale.Nel 2005 la città vantava una discreta sicurezza garantita dagli uomini di Atta Al Mannan, il famoso governatore del Sud Darfur.
Inoltre è doveroso ricordare che la situazione sanitaria nella capitale del Sud Darfur era catastrofica con il campo di sfollati di Calma che ospitava oltre 120.000 rifugiati.
Dopo una serie di incontri con il governatore Mohammed Atta la Cooperazione Italiana ottenne l’autorizzazione di costruire una struttura ospedaliera nei pressi di Nyala poco distante dall’aeroporto.
In principio avevamo scelto come località una zona di Nyala abitata prevalentelmente dal gruppo di Tariqa Al Tijani. Pochi sanno che i vari contatti televisi che Paolo Bonolis fece con il Darfur furono fatti da un area che dopo qualche settimana venne abbandonata.Il gruppo di Tariqa Al Tifani (gruppo religioso del Darfur) era uno dei nostri interlocutori preferiti. Per loro la cooperazione italiana aveva costruito il complesso scolastico di Garba Intifada (quartiere di Nyala verso la strada che porta a Kass). Per questo motivo all’inizio del 2005 si pensava di collocare la struttura ospedaliera in una area vicino alla moschea dello Sceicco Musa capo spirituale dei Tariqa al Tijani.
Ma non fu cosi.
L’ingegnere ,che vinse il “Tender” per l’appalto del progetto , scelse un altra zona per la costruzione dell’ospedale. Il luogo prescelto fu appunto la strada che collega l’aeroporto di Nyala con la base dell’African Union.
I problemi finanziari vennero a galla non appena le luci su Sanremo furono spente.La raccolta fondi come è noto non ebbe i risultati sperati. Molte persone tra gli organizzatori di Sanremo e tra i cantanti che avevano promesso grosse somme come contributo per la costruzione di Avamposto 55 si tirarono indietro o si limitarono a versare contributi ben lontani dalle loro promesse iniziali.
I soldi raccolti erano insufficienti per costruire un ospedale persino in Sudan..


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A salvare il gruppo della cooperazione italiana da un disastro annunciato fu l’insperato sostegno dell’ONG Umanitaria Padana guidata dalla Signora Sara Fumaglli nota consorte dell’ex Ministro della Giustizia della Lega Castelli.
Bisogna riconoscere che la Signora Fumagalli si adopero’ in modo forte e deciso.
Raccolse nel Nord- est d’Italia diversi macchinari sopratutto materiale per la pediatria e la ginecologia .
Una volta raccolti questi materiali la Signora Fumagalli prosegui’ inviando i vari container verso la base logistica dell’ONU Brindisi . Una volta giunti a Brindisi i materiali per l’ospedale di Avamposto furono caricati in voli speciali dell’ONU con destinazione Nyala Darfur .Il tutto fu appositamente autorizzato ed organizzato dal Dott. Deodato che come si puo’ vedere dai dettagli sotto facilito’ l’apertura dell’ospedale in tempo per la sua visita istituzionale.
I materiali giunsero a Nyala con i seguenti voli, in tempo appunto per la visita istituzionale (dicembre 2005)del Dott. Giuseppe Deodato.
1)Primo Volo
Data 02 Novembre 2005
Packing List UNHRD 2005 / 103
AWB 410 0002 2820
2)Secondo Volo
Data 05 Dicembre 2005
Packing List UNHRD 2005/108
AWB 410 0002 2831
In sintesi questi sono i dati della struttura
  • Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
  • Settore di Intervento: Sanitario
  • Tipo d’intervento: Costruzione del Presidio Ospedaliero e di Primo Soccorso
  • Beneficiari: 70,000 bambini tra residenti, sfollati e rifugiati
  • Controparte locale: Gruppo Tariqa al Tijani, sfollati dei campi e popolazione di est Nyala
  • Durata prevista: 8 mesi, a partire dal 01/05/2005
  • Totale finanziamento ricevuto: 277.816,00€ (fondi privati)
  • Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo
I problemi logistici di Avamposto iniziarono a presentarsi subito dopo la partenza della Dott.ssa Contini in concomitanza con la fine del suo mandato.
Vorrei a questo proposito chiarire il perchè del fallimento dell’operazione di Avamposto .
L’idea che la maggior parte della gente si è fatta su Avamposto è legata alla cosidetta inchiesta di Irene Panozzo.Io reputo che quell’inchiesta è stata condotta in modo molto approssimativo e che non abbia colto nel segno.Nessuno del personale addetto ai lavori è stato realmente contattato per ribattere alle tesi supportate dalla Paonozzo ma si è proceduto contattando solo il personale che non ha seguito l’intero iter del processo.
Inoltre una inchiesta per essere tale deve andare a fondo e ricercare le ragioni che hanno causato o in parte contribuito a creare i problemi.
Sinceramente non ho letto niente di tutto questo, ma solo tante speculazioni .Ho davvero la sensazione che qualcuno si è fatto un viaggetto di qualche settimana nel Darfur e poi è ritornato con l’idea di avere una visione chiara e netta di come sono andate le cose.
Ecco di seguito qualche passaggio riportato da giornali ovviamente vicini alla signora Paonozzo:
In un articolo di Stefano Liberti e Irene Panozzo dal titolo “Le cattedrali italiane nel deserto del Darfur” [link a fondo pagina, n.d.r.] sul quotidiano “Il Manifesto” del 1° novembre 2006, si legge: «Un ospedale che funziona a singhiozzo, un acquedotto senz'acqua, un parco giochi circondato da filo spinato. Questa è in sintesi l'eredità che Barbara Contini ha lasciato in Darfur, la regione occidentale del Sudan, prima come coordinatrice degli interventi umanitari della cooperazione italiana, poi come responsabile dell'International management group (Img), un organismo internazionale finanziato anche dalla Farnesina. Quasi due anni di lavoro durante i quali la Contini, dopo il precedente incarico di governatore della provincia irachena di Dhi Qar, ha gestito fondi, personale e progetti in modo del tutto personalistico, bypassando le normali (e stabilite per legge) procedure della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del Ministero degli esteri italiano»;
Avete letto il pezzo sopra?
Bene ora ritorniamo alla storia ed ai fatti e lasciamo queste congetture.....
Dicevo nel dicembre del 2005 l’ospedale viene inaugurato dal Dott. Giuseppe Deodato (capo della cooperazione italiana) in visita per due settimane in Sudan.
Durante l’inaugurazione sono presenti anche la Signora Sara Fumagalli che come avevo detto prima aveva contribuito con materiale sanitario, l’ambasciatore italiano Enzo Angeloni e diversi rappresentanti del MAE di Roma.
Finita la fanfara dell’evento escono fuori ad uno ad uno i problemi di avamposto:
A) Il Progetto non sarà consegnato come da MOU al governo sudanese. La Dott;ssa Contini non vuole lasciare la struttura al ministero della sanità sudanese e si ostina a gestire Avamposto dall’Italia.
B) Scelta del personale espatriato e locale
C) Richieste dei dottori locali contro la direzione di Tariqa Al Tijani
D) Mancanza di Fondi
E) Nessun coordinamento con gli altri organismi internazionali
F) Contrasti con l’ambasciata ed il Mae
G) Personale della Cooperazione che sceglie di far fallire il progetto.

Perchè Avamposto 55 è miseramente fallito.

Una delle ragioni principali del fallimento di Avamposto, fu senza altro la scelta da parte dell’Inviato Spêciale del governo Italiano Dott.ssa Barbara Contini di non consegnare il progetto al Ministero della Sanità sudanese una volta terminato.

Come ho detto sopra nel dicembre del 2005 si tenne una grande cerimonia a Nyala per celebrare l’inaugurazione di questa nuova struttura.
A Nyala fu organizzato un corteo straordinario dal governatore Atta Al Mannan che si concluse con una grande festa che ebbe luogo nei pressi dell’ospedale.

La delegazione del MAE guidata dal Dott. Deodato si fermo’ in Sudan per quasi due settimane.La visita segnava la fine del mandato della Contini e nello stesso tempo aveva l’obiettivo di inaugurare i 27 progetti portati a termine (non tutti) nel paese tra la regione di Kassala ed il Darfur.

Per 26 progetti la cooperazione firmo’ vari MOU (memorandum of understanding) con il governo locale.
L’MOU prevedeva che per la sostenibilità dei progetti, le autorità locali sudanesi prendevano in consegna le strutture e si impegnavano a portare avanti il progetto come stabilito dai criteri di accordo tra i due governi.

Ovviamente per i progetti sviluppati a Muhajiria e nel Jebel Marra, ossia nelle aree controllate dai ribelli, non fu firmato nessun MOU trattandosi di aree di guerra. IN quelle zone gli accordi furono presi con i comandanti militari e civili locali.

Viene lecito domandarsi
Perchè il progetto di Avamposto non segui’ questo iter?
In effetti la posizione dell’inviato speciale del governo italiano era molto discutibile.La posizione ufficiale era quella di gestire l’ospedale alfine di poter prestare aiuto alle popolazioni più bisognose del sud darfur senza fare distinzioni di gruppi etnici e politici.
Un maniera per dire che in Sudan gli ospedali operano in linea con direttive politiche dove chiunque è sospettato di essere pro-SLA non godrà dell’assistenza sanitaria.

Ma allora ci si chiede come mai tutte le altre strutture furono consegnate al governo locale? Non era lo stesso governatore Atta Al Mannan che agevolo’ la Dott.ssa Contini per sviluppare nella città di Nyala i collegamenti con il festival canoro di Sanremo?

La Contini aveva sostenuto più volte nei suoi colloqui con l’ambasciatore italiano Enzo Angeloni che non voleva assolutamente consegnare l’ospedale al governo locale perchè se no quest’ultimo avrebbe trasformato la struttura in un ospedale governativo dove l’accesso ai ribelli o agli oppositori sarebbe stato vietato.
Inoltre la Contini sosteneva che avrebbe creato una fondazione che si sarebbe occupata dall’Italia della gestione di questo ospedale.
Un altro punto portato avanti dall’inviato speciale era che l’ospedale doveva essere accessibile a tutti sopratutto alla comunità povera di Tariqa Al Tijani.Ragion per cui all’ingresso dell’ospedale una lapide ricorda a tutti i visitatori che l’ospedale è stato donato allo Sceicco di Tariqa Al Tijani, Sceicco Musa.

Secondo il mio punto di vista il fallimento di Avamposto 55 è racchiuso proprio in queste poche righe.
Infatti verrebbe naturale chiedersi perchè l’inviato speciale ha consegnato la riabilitazione dell’ospedale e le cliniche di Kassala al governo sudanese? Se il timore che il Ministero della sanità fosse una struttura governativa fallimentare perchè portare avanti costose opere di recupero a Kassala e consegnarle alle autorità locali ?perchè non fare la stessa cosa a Nyala?
Queste domande esigono una risposta chiara e definitiva!.

Quando l’antonov delle Nazioni Unite decollo’ nel dicembre del 2005 dall’aeroporto di Nyala in direzione di Khartoum, l’ospedale da li a poco cesso’ di funzionare.In effetti forse non funziono’ mai a parte qualche breve periodo come pronto soccorso.

Nel momento in cui l’inviato speciale scelse di non coinvolgere il Ministero della Sanità, l’intera gestione dell’ospedale ricadeva nelle responsabilità della fondazione di avamposto creata da li a poco.
Un accozzaglia di nomi, tra cui il mio, che non aveva nessun potere decisionale ma era solo una operazione di facciata.


Ma torniamo alle ragioni del fallimento.
Momento cruciale della storia è la partenza della Dott.ssa Contini nel dicembre del 2005 e la fine della cooperazione italiana in Darfur.

Da quel momento a seguire Avamposto a Nyala rimane solo un piccolo gruppo di cooperanti guidati da un giovane ed inesperto ex stagista italiano della cooperazione italiana.
Tale Filippo Fani Ciotti che non aveva ne le capacità tecniche ne tantomeno le doti di gestire un gruppo .
Troppo giovane e sopratutto carente di quelle qualità che erano necessarie per lavorare in difficili contesti come quello del darfur.

Per quello che concerne il personale locale sanitario era stato scelto all’interno della comunità di Tariqa al Tijani. Questo personale sanitario si rivelo’ sin da subito poco propenso a lavorare per Avamposto ed avanzava tutti i giorni sempre nuove e costante richieste di soldi.

L’ospedale veniva aperto la mattina alle 09.00 e funzionava sino alle 14.00 come un centro di pronto soccorso.
Assolutamente nulla di più di cio’che avveniva da tempo nel campo di Calma dove diverse organizzazioni umanitarie non governative portavano avanti centri di primo soccorso in una area con oltre 120.000 rifugiati.
Inoltre bisogna ricordare che le altre ong lavorano costantemente all’interno di economiche tende ed offrivano lo stesso servizio se non addirittura migliore.

Cosa è quindi che non ha funzionato?

La partenza dell’Inviato Speciale Italiano aveva lasciato senza dubbio un vuoto all’interno della cooperazione italiana.Con i suoi contatti, con l’aiuto di potenti personalità della politica italiana poteva sempre contare su appoggi esterni per affrontare le varie difficoltà.
Ho citato l’esempio dei due areei partiti poco prima della visita del Dott.Deodato carichi di beni sanitari.

Inoltre l’inviato speciale poteva sempre contare sui soldi del Mae. I dottori che dall’Italia che per qualche tempo si susseguirono nel portare avanti la struttura ospedaliera godevano di salari di oltre 10.000 Euro profumatamente pagati dalla cooperazione cosa che rendeva ancora di più gradevole il loro lavoro.
Altro che volontari!

La goccia che fece traboccare il vaso fu senz’altro la dipartita della Suora Italiana che da oltre 20 anni viveva e gestiva un piccolo dispensario a Nyala.

Questa Suora insieme alla sua collega libanese erano entrate in contatto con l’ufficio della cooperazione italiana nel 2004. Da subito furono protette e coccolate dalla Contini che si impegno’ a riabilitarle la loro chiesa locale e a fargli pervenire numerosi attrezzi per le loro attività.

........Dicevo che le Suore di Nyala da diversi anni gestivano un piccolo dispensario poco distante dalla sede degli uffici di Ocha.Con l’apertura di Avamposto la Contini convinse (ma mai totalmente) la suora italiana di chiudere il dispensario e trasferirsi con il suo staff presso l’ospedale.

Dopo qualche tempo la suora entro’ in contrasto con i dottori esperti venuti dall’Italia. La suora sosteneva tra l’altro che l’assistenza sanitaria doveva richiedere anche una piccola partecipazione da parte dei sudanesi.
Lei stessa portava come modello il suo dispensario che da oltre ventanni funzionava senza intoppi.
Ogni mattina infatti queste due sorelle aprivano le porte del dispensario ed offrivano un servizio sanitario impeccabile presso il loro dispensario.I sudanesi pagavano una piccola quota che serviva a pagare i costi del dispensario .

Se oggi andiamo a Nyala quel dispensario che non è costato un euro al contribuente italiano funziona, mentre avamposto con i suoi aerei, i suoi ministri e sopratutto con i suoi grandi esperti italiani giace senza vita.!

Quando la situazione di grave paralisi fu chiara all’inviato speciale ecco che si presento’ la possibilità di inviare una chirurga italiana che sembrava motivata a risolvere le questioni di avamposto.

Avevo conosciuto la chirurga Pina Garau in Eritrea anni prima e chiesi alla Contini di provare questa ennesima carta.
Era evidente che la gestione locale necessitava della presenza continua di un dottore esperto.

Bisogna mettere in evidenza che i rapporti con l’ambasciata italiana erano stati sempre molti tesi. L’ufficio della cooperazione italiana guidata dalla Dott.ssa Contini non aveva mai goduto di grande popolarità a Khartoum complice anche il carattere collerico della Contini ed alcune sue posizioni intransigenti.

Non escludo che molti dell’ambasciata videro il fallimento di avamposto come il fallimento degli aiuti umanitari “spettacolari”.
In molti non avevano visto di buon occhio , e con ragione, i collegamenti con Sanremo ed i continui viaggi dei giornalisti a Nyala. Per tanti e non solo italiani quello spettacolo era una pessima sceneggiata che serviva solo alla notorietà della Contini per rilanciare la sua opera e per fare comunque sempre parlare solo di se.

La sua partenza non poteva che indebolire quella che era la sua opera prima, un ospedale fallimentare.
La situazione era ormai irrimediabile.
La suora che lascia l’ospedale, i fondi che sono finiti, il governo locale che non è stato coinvolto ed i dottori italiani che in conflitto con la dottoressa Contini aiutano a fare affondare la barca.

Questo forse è il punto più doloroso.!
Quando parte la dott;ssa Pina Garau è ormai noto a tutti l’impegno della Contini in politica cosi’ pure il fallimento del suo ospedale tanto invocato da Bonolis!!!!.

La Dott.ssa Garau accetta l’incarico ben conscia dei problemi in loco . Per facilitare l’impresa della Garau la Contini accetta anche di prendere una collega della chirurga per aiutarla nella gestione dell’ospedale.

Inaspettatamente la Garau dopo solo qualche mese di attività a Nyala entra in conflitto con la Contini. IN effetti la Dott.ssa di origine Sarda pugnala alle spalle la mia fiducia e quella della Contini. In barba alle necessità locali inizia a fare corrispondenza con giornali dell’opposizione che non aspettavano altro.


Era il canto del cigno dell’esperienza della Contini in Darfur. Peccato pero’ che a fare da spalla a quelle inchieste che seguirono da li a poco fu proprio la Garau che era stata mandata per cercare di risollevare le sorti di avamposto ma ora si ergeva come moralizzatrice e gridava ai quattro venti gli sperperi della cooperazione.

Nelle sue grida pero’ ha dimenticato di ricordare gli oltre 10,000 Euro che lei prendeva ogni mese dalla Cooperazione Italiana e che era stata pagata proprio per quell’ospedale.

La Storia poi ci racconta che la Dott.ssa Garau viene mandata in “esilio “ dorato nella regione di Kassala sino alla fine del suo mandato.

Questa è in sintesi l’esperienza di Avamposto....ho evitato di raccontare altri squallidi passaggi per non tediare troppo il popolo italiano.

LINKS [ndr]:

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martedì, giugno 24, 2008

Arè Rock Festival: tutto pronto per la finale del 27 giugno. Ospite la Chop Chop band. Ingresso gratuito

Si avvicina la finale dell'Arè Rock Festival, concorso nazionale organizzato dall'associazione culturale Europa Giovane che anche quest'anno ha rivelato autentico talento, idee e qualità da vendere tra le file delle band emergenti. Il prossimo 27 giugno presso il piazzale della Lega Navale (viale Cristoforo Colombo, 1 - viale Cafiero, di fronte al Fossato del Castello Svevo,ingresso gratuito) a Barletta a partire dalle ore 20:30 si affronteranno Carote sbriciolate (rock-dub-reggae), Chendisei (indie-rock), La Fame di Camilla (indie-pop rock), Floating State

(prog-rock), Fragment (indietronic) e One Way Ticket (rock) (ordine alfabetico, non di esibizione). Presenteranno la serata Mariella Dibenedetto e Gioacchino Barile.
Il vincitore, a cui spetterà un premio di 2000 euro, sarà proclamato da una giuria tecnica di calibro nazionale formata da Roberta Balzotti (giornalista Rai), Sasà Flauto (talent scout discografico, chitarrista, arrangiatore, compositore di colonne sonore per film e spettacoli teatrali) e Antonio Ranalli (Musicalnews.com, Jam, Vintage e direttore responsabile di Musikbox). Chiuderà la serata il concerto della Chop Chop band (reggae/rock/electronica). Ben 122 iscrizioni in un solo mese da tutt'Italia (dalla Lombardia alla Valle d'Aosta, dalle Marche alla Sicilia), 30 band selezionate dalla Commissione artistica di ogni genere musicale, dall'indie al prog, dall'hard rock al folk,dal funk al lounge e al cantautorato, 10 serate di musica live di grande impatto e novità presso il pub "I Bucanieri", da febbraio ad aprile, durante le quali la giuria tecnica ha scelto i 6 finalisti: questi sono stati i numeri della seconda edizione della manifestazione, che ha attratto spettatori da tutta la Puglia e dalla Basilicata. Appuntamento imperdibile per gli appassionati della musica vera e più trascinante, che sia entusiasmo, passione e fresca sperimentazione, ha riscosso anche quest'anno un ottimo successo di pubblico e di critica. Il festival si avvale della mediapartnership del programma radiofonico inglese Radio Sofia, prodotto e presentato dall?artista Emilia Telese e dedicato alla cultura alternativa italiana
sulle frequenze di Radio Reverb, che ha trasmesso le canzoni dei sei finalisti, del quinto portale di informazione musicale italiano per numero di visitatori, Musicalnews.com, della testata giornalistica quotidiana telematica CultTime, del primo mensile gratuito di musica e concerti nato in Italia, MusicClub e del sito di informazione musicale MusicBoom.it. Gli eventi della manifestazione sono inoltre documentati con foto e video dalla BBC Group di Sabino Balestrucci, Dario Battaglia ed Enzo Campanella. L'edizione 2008 ha previsto inoltre una Sezione speciale intitolata Una canzone per il Darfur, a cui hanno partecipato Garnet e Chendisei.
Durante ogni serata del festival, è stato possibile firmare una petizione del movimento Italians for Darfur, che chiede ai canali televisivi nazionali di dare un maggior spazio all'informazione sulla tormentata regione sudanese.

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lunedì, giugno 23, 2008

Italians for Darfur e Human Rights First insieme per i diritti umani in Darfur: appello al G8 di luglio

Gruppo per la difesa dei diritti umani presente nei paesi del G8 e in Sudan fa appello ai leader nazionali perché nel summit di luglio sostengano la causa contro le violenze nel Darfur

Una coalizione internazionale composta da oltre 40 Organizzazioni Non Governative provenienti da tutti e otto i paesi del G8 ha fatto oggi appello ai leader delle rispettive nazioni chiedendo una decisa presa di posizione a supporto di azioni concrete e tempestive che possano terminare la crisi nel Darfur.

La coalizione è guidata dal gruppo Human Rights First e comprende al suo interno ONG del Sudan stesso ma anche di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e USA. Proprio oggi la coalizione ha inviato una lettera aperta indirizzata ai leader del G8, ai quali si rivolge per insistere in merito all’adozione di misure precise volte alla risoluzione della crisi nel Darfur, in previsione del summit che si terrà alla fine di Luglio a Hokkaido, Giappone. Tali misure includono la cessazione delle violenze, l’immediato dispiegamento di forze di pace (UNAMID), lo stop ad ogni ingresso di armi nel Darfur, la ridiscussione dei processi di pace e l’individuazione delle responsabilità, nonché delle conseguenti pene, nei confronti dei responsabili delle atrocità commesse nella regione.

“La crisi in Darfur si prende una pausa senza ragione, in attesa della riunione del G8. Questi leader hanno la responsabilità di usare la loro influenza per fare pressione sia sul Sudan che sui suoi partner, complici di supportare o addirittura alimentare direttamente le violenze” dice Betsy Apple, direttore del Programma Crimini Contro l’Umanità alla Human Rights First. “I tempi in cui si poteva mostrare affranti senza però muovere un dito per cambiare le cose sono ormai terminati. I membri del G8 ora devono esprimersi in maniera inequivocabile, impegnandosi nel garantire tutta la loro influenza per porre fine alla crisi nel Darfur”.

La coalizione chiede un’espressione più decisa e specifica rispetto a quella dello scorso anno, che includa temi come quello dei flussi di armi nel Darfur. Il summit del G8 fornisce l’opportunità per sollecitare i Paesi all’interruzione del trasferimento di armi nel Darfur, peraltro in violazione della Risoluzione 1591 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che impone l’embargo sulle armi proibendone la spedizione ad ogni nazione per quanto riguarda armi destinate direttamente o indirettamente al Darfur. Maggior fornitore di armi leggere del Sudan è la Cina.

La coalizione sta cercando inoltre di contrastare le violenze cha avvengono nella regione, sia attraverso un incremento negli sforzi di pace nel Darfur, sia attraverso la ridiscussione dell’Accordo globale di pace Nord/Sud. Infine, riconoscendo che pace e giustizia sono strettamente correlate, la coalizione vorrebbe che il G8 fosse assolutamente deciso nel sostenere la giustizia e l’individuazione dei colpevoli per le atrocità commesse dai diversi reparti durante il conflitto.

I membri della coalizione includono:

Canada: Canadians Against Slavery and Torture in Sudan, Save Darfur Canada, STAND Canada.
France: Collectif Urgence Darfour, Fédération Internationale des Droits de l'Homme (FIDH).
Germany: Darfur-Hilfe Verein e.V, Society for Threatened Peoples.
Italy: Comitato Collaborazione Medica (CCM), Italians for Darfur, Missionari Comboniani, No Peace Without Justice.
Japan: Human Rights Now, Japanese for Darfur.
Russia: Center for the Development of Democracy and Human Rights, The Institute of Human Rights, The Moscow Helsinki Group.
Sudan: Khartoum Centre for Human Rights and Environmental Development, Sudan Social Development Organization.
United Kingdom: Aegis Trust, International Action Network on Small Arms (IANSA), Sudan Organization Against Torture.
U.S.A.: American Jewish World Service, Americans Against the Darfur Genocide, Buddhist Peace Fellowship, Colorado Coalition for Genocide Awareness and Action, Darfur Action Group-Northwest Bronx/Yonkers, Darfur Metro, Dream for Darfur, ENOUGH,Essex County Coalition for Darfur,Genocide Intervention Network, Genocide No More-Save Darfur, Human Rights First, Humanity United, Investors Against Genocide, Jewish Council for Public Affairs (JCPA), Jewish World Watch, Jews Against Genocide, New York City Coalition for Darfur, Physicians for Human Rights, San Francisco Bay Area Darfur Coalition: Darfur Peace and Development, SaveDarfurWashingtonState, STAND, Stop GENOCIDE Now, Team Darfur, Westchester Darfur Coalition.

traduzione di Sebastiano Guarisco (IB4d)

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domenica, giugno 22, 2008

L’Onu si accorge del dramma degli stupri di massa

di Nilo di Stefano (IB4D):

"Non è poi passato molto tempo da quando su questo blog pubblicai un resoconto .
Da sempre lo stupro di massa in guerra è stato presente, ma è da un decennio ch4e questo viene usato militarmente per scopi ben precisi, pulizia etnica o come deterrente contro eventuali rivolte. L’ONU si accorge finalmente di questa tragedia e con la risoluzione 1820, firmata da oltre 30 stati membri tra cui l’Italia, ha finalmente ammesso che lo stupro di massa è una tattica militare ed è equiparata ad atti di terrorismo internazionale.
Gli USA, favorevoli alla risoluzione puntano il dito sulla Birmania dove lo stupro è all’ordine del giorno, ma si dimentica troppo facilmente dei propri militari che si sono macchiati in questi anni di atti simili. Ban Ki-Moon applicherà la tolleranza zero verso cose simili, mettendo dentro allo stesso calderone anche i caschi blu che in passato sono caduti nello stesso vizietto.
Human Right Watch e Amnesty International hanno esposto il loro apprezzamento nei confronti di una risoluzione che finalmente alza il tiro contro gli stiupri di massa. Non è dello stesso avviso l’Unifem che si è detta sconcertata dal ritardo con cui l’ONU ha centtrato il problema, un problema che colpisce le donne in guerra più della morte degli stessi soldati. Avverte che in Africa c’è ancora molta omertà su fatti del genere.
Ed in effetti basti pensare ai “CAMPI-STUPRO” in Sudan. Quel Sudan violento, che in Darfur miete vittime ogni giorno e miete vittime di ogni genere. Quel Sudan violento protetto dalla Cina,dal Sud Africa, Indonesia e Libia.
In Africa quindi ed è la denuncia partita dal NY Times, il Darfur e il Congo Orientale sono veri e propri “super campi stupro” dove sono troppe le donne che quotidianamente sono vittime di aggressioni sessuali. Il tutto nell’indifferenza di Onu, Ue e USA, che con questa risoluzione cercano probabilmente di lavarsi la coscienza.

Link Utile per capire gli orrori che le donne devono subire in zone di guerra
http://www.womeninwarzones.org/ "





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Faccia a faccia con Minni Minnawi, Presidente dello SLA-M

3. MINNI MINNAWI

di Giorgio Trombatore

Nell’agosto del 2005 incontrai in una località segreta del Nord Darfur quello che sarebbe diventato da li a poco il firmatario del processo di pace firmato ad Abuja nel 2006, il leader storico del gruppo Zagawa Minnie Mennawie.

A quel tempo io ero il “Political Coordinator “ per la Cooperazione Italiana in Darfur, una funzione che in un certo senso non era riconosciuta dal ministero degli esteri dato che la mia funzione ufficiale era “logista”.
Da diverso tempo ero in contatto con il gruppo dell’SLA legato alla presidenza di Abdel Uahid e storicamente localizzato nell’area di Jebel Marra.
La Cooperazione Italiana aveva intrapreso una serie di attività umanitarie sin dal novembre 2004, quando per la prima volta raggiunsi queste aree isolate sotto il controllo dei guerriglieri dello SLA.

I miei interlocutori erano prevalentemente il political adviser Muru ed il comandante militare della zona il maggiore Sanah.I nostri incontri avvenivano solitamente a Fena e Kidingir dove tra l’altro la Cooperazione Italiana porto’ avanti dei lavori che si rivelarono totalmente fallimentari per una serie di cause.

Erano luoghi di una povertà indicibile.I raid aerei delle truppe governative da un lato e gli attacchi dei janjaweed avevano distrutto e fiaccato moralmente le truppe stanziate nel Jebel Marra.
L’autorità cittadina era rappresentata da un Sultano locale che nei tempi di pace gestiva l’autorità in quello che era un tempo la Svizzera del Sudan.
Il jebel Marra, in effetti, in tempî recenti era una destinazione preferita da parte della ricca borghesia sudanese che in queste aree avevano costruito degli chalet per godere del clima e della bellezza dei paesaggi.
Il paesaggio purtroppo oggi era ben diverso, ovunque distruzione .Le case , le scuole e persino la diga di Fena erano stati distrutti durante il conflitto. I guerriglieri del Jebel Marra, per lo più a maggioranza etnica Fur, vivevano in grande povertà.Mentre la leadership guidata da Abdel Uahid se ne stava nei migliori alberghi del Kenya ingrassando tra una conferenza di pace ed un intervista i suoi uomini muorivano di stenti.

Tutte le volte che giungevo a Kidingiri mi si stringeva il cuore nel vedere lo stato di quei guerriglieri.

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Vivevano con niente, e solitamente dormivano all’interno delle scuole abbandonate che diventavano dei veri e proprio tuguri.
In quei luoghi i guerriglieri defecavano e si nutrivono.La maggior parte erano giovanissimi, ignari del conflitto.Molti muorivano al primo conflitto al fuoco, dato che non avevano esperienza e conoscenza della guerra.
Si aggiravano per quei luoghi con i loro vecchi fucili, spesso disponevano di poche munizioni che tenevano con grande cura.

In queste zone colpite duramente dal conflitto la cooperazione italiana aveva deciso di aiutare la popolazione sudanese del Jebel Marra con una assistenza alimentare, ed anche con un obbiettivo di ricostruire in toto il villaggio di Kidingir seriamente distrutto dalla guerra civile.
Obbiettivi lodevoli ma la popolazione in quel momento aveva bisogno di ben altro che di una ripulita delle stanze della scuola locale, la popolazione era assetata di sicurezza.
La presenza dei Janjaweed era ancora più inquietante dei raid aerei.I Janjaweed erano accampati pochi chilometri fuori da Kidingir.
Io ebbi l’onore e la sfortuna di conoscerli quando un giorno rientrando da una visita a Kidingir la mia auto fu attaccata da un gruppo di Janjaweed che ci tese un agguato appena fuori Kidingir .I janjaweed sbucarono fuori dalle radure di un Uadi e ci attaccarono con tutta la loro potenza di fuoco.

Per lo più a cavallo e su cammelli , mi vidi piombare una trentina di uomini che galoppavano a tutta forza contro il mio veicolo.Con me c’erano due soldati dei corpi speciali che immediatamente risposero al fuoco rispondendo con una pioggia di proiettili in direzione dei Janjaweed.
Dopo l’attacco raggiunsi un vicino villaggio per prendere aria e verificare che stavamo tutti bene.Il villaggio era stato attaccato poco prima dai Janjaweed.Fui avvicinato da una donna che mi chiese di portare suo figlio al vicino ospedale di Nyala.
Il ragazzo aveva due proiettili in corpo, una nella spalla e l’altro nel fianco. Perdeva in continuazione i sensi e decisi di portarlo con me a Nyala.
In auto non avevo posto quindi lo caricai nel cassone del pick-up.Quel disgraziato si fece tutto il viaggio nel cassone, ma la vita fu salva.

Come ho detto sopra per mesi continuai lavorare con la dirigenza dello SLA del Jebel Marra. Al lavoro politico affiancavo quello umanitario sopratutto legato all’assistenza delle popolazioni di Fena e Kidingir.
Tempo dopo sfruttando le mie conoscenze sul territorio e sopratutto attraverso la mediazione di jamal capo Zagawa dell’aria di Muhajiria riusci’ ad organizzare un incontro con Minnei Mennawie in una località segreta del Nord Darfur.

Decisi di presentarmi all’incontro con un aiuto per la sua popolazione ed organizzai un camion pieno di derrate alimenatari.Purtroppo il camion fu intercettato dalla polizia segreta di El fasher che per colpirmi decise anche di interrompere tutte le attività dell’ONG COOPI nel territorio.
In realtà il COOPI era all’oscuro del mio incontro con il ledaer dei guerriglieri dello SLA Zagawa, ma la loro unica colpa era stata quella di facilitarmi il pâssaggio attraverso El Fasher preparandomi i “travel permit”.
L’ong venne assediata dagli uomini di HAC e per diversi giorni le loro attività sospese.La situazione si risolse grazie anche al tempestivo intervento dell’ambasciatore Enzo Angeloni che spesso interveniva per tirare fuori me ed i miei uomini dai problemi.

Rinunciai al camion e prosegui il mio viaggio in macchina verso l’incontro con il ledaer dei ribelli.
Ad un centinaio di chilometri da El Fasher sfiorai una tragedia con una pattuglia dello SLA.
IN effetti all’uscita di un Uadi fui fermato da un gruppo armato incuriosito dalla vettura della cooperazione italiana in quelle aree desolate.
Dissi al mio collega, un giovane stagista italiano, di prendere il Kalashnikov e di essere pronto a sparare a quei quattro individui che continuavano a parlocchiare ad alta voce tra di loro.
Non ero riuscito a riconoscere quel gruppo, temevo che fossero sbandati alla ricerca di una sicura rapina.
Feci marcia indietro di corsa e mi rifugia dietro una collina.
Chiamai con il Sat Abdu Giabbar (numero due delle forze armate della guerriglia Zagawa).
Lo informai che sul tragitto c’erano dei predoni e chiedevo che mi inviasse qualche pattuglia.
Abdu Giabbar mi disse che probabilmente si trattava di governativi e di non cedere.
Risoluto dissi allo stagista che era con me che saremmo passati, nascondemmo il kalashnikov sotto una giacca e dissi al mio segno di sparare sul gruppo.
Fortunatamente quando mi ripresentai davanti al gruppo , uno di loro disse “SLA, Harakat SLA”, ossia si identifico’ come del movimento.
A quel punto l’incidente fu chiarito, in effetti si trattava di gente vicina a Minnie.

Tirammo un sospiro di sollievo e continuanno il nostro viaggio sino a raggiungere Minnie che ci attendeva con i suoi uomini in una località segreta .

Quello che mi colpiva era di constatare che di fronte a me avevo un esercito vero e proprio.
Gli uomini di Minnie erano ben equipaggiati, sfoggiavano tute mimetiche di primo ordine, e la comparazione con le truppe dello Sla nello jebel Marra mi venne spontanea.

Minnie Mennawie ci accolse su un tappeto saggiamente collocato sotto un grosso albero.
Accanto a lui c’era sua scorta che lo seguiva sempre; la cosa esilarante era che metà di quella scorta sfoggiava un look da rasta man. IN effetti in seguito notai che spesso tra i guerriglieri vi era la moda di portare i capelli rasta quasi come a mostrare con il corpo la loro differenza dalle tribu’ arabe che gestivano il paese.
In quell’incontro c’era persino Abdu Giabbar,con cui avevo parlato poco prima con il sat durante l’incidente sulla strada.

Minnie mi informo’ che a breve si sarebbe tenuta una grande conferenza in una località segreta ( più tardi si seppe che fu la conferenza di Haskaniza).

In quella conferenza lui avrebbe riunito tutte le forze dello SLA per eleggere un nuovo presidente.
Usava parole dure per Abdel Uahid definendolo un rammolito che da troppo tempo viveva all’estero tra il lusso degli alberghi del Kenya.

Mi parlo’ dei suoi rapporti con il gruppo guerrigliero dello SLA del Jebel Marra, deprecandone le condizioni di vita.
I miei pensieri andarono subito a quei poveri disgraziati che vivevano in mezzi ai rifiuti organici in vecchie stanze abbandonate.

Il leader dello SLA mi disse che aveva avuto diversi contatti con i libici ed aveva incontrato anche Gheddafi un paio di occasioni. Sapevo che i libici seguivano con interesse gli accadimenti del Darfur, ma non immaginavo un loro netto coinvolgimento almeno sino a quel momento.
Mi parlo’ pure del movimento guidato dal Dottor Khalil riconoscendo nel JEM una strategia maggiore che in effetti nel tempo si sarebbe rilevata corretta.

Potei constatare che quel giovane guerrigliero stava cercando di rimettere in sesto una guerriglia che soffriva di troppe spaccature interne.A quel tempo nel 2005 il gruppo di Mennawie e quello di Abdel Uahid erano ancora formalmente uniti,anche se il giovane leader Zagawa Minnie stava impressionando gli osservatori occidentali per la sua forza e per l’organizzazione delle sue milizie.

Minnie mi mostro’ una mappa durante il nostro incontro che aveva fatto fare cucendo diversi lenzuoli ed orgogliosamente mi mostro’ la forza del suo SLA nel territorio del Darfur.

Vi erano due centri che fungevano da HQ militari, l’area di Muhajiria che veniva seguita dal mio caro amico il comandante Jamal e l’area appunto del Nord darfur.

I problemi di Minnie erano tanti, c’erano le attività del gruppo JEM al Nord che faceva sentire la sua presenza grazie alle scaltre strategie di Bahar Idris (uno dei migliori comandanti militari del conflitto), a sud c’era il problema con la fazione di Abdel Uahid che spesso proprio nell’area di Muhajiria aveva segnato delle forti tensioni.

Rividi il leader dello SLA in quella che fu per eccellenza la spaccatura ufficiale e definitiva del gruppo SLA, durante la conferenza di Haskaniza.
Questa conferenza , se non ricordo male, venne organizzata nel mese di ottobre in un villaggio del sud darfur non molto distante da Muhajiria grosso centro commerciale.

Un grossa tenda venne collocata appena fuori il villaggio e dopo diversi mesi di contatti segreti frenetici tutto l’SLA che contava si riuni’ ad Haskaniza per eleggere il nuovo presidente.

Abdel Uahid, che aveva intuito le mosse di Mennawie , non si presento’ alla conferenza e non invio’ nessun delagato. Anzi si affretto’ a riufiutare la legittimità della conferenza attraverso la solita intervista a qualche reporter straniero da una stanza di un albergo Kenyota.
Io raggiungi la conferenza sfruttando un volo di un MI8 delle Nazioni Unite.
Poco prima della conferenza incontrai Minnie all’interno di una tenda che aveva fatto allestire appena fuori Haskaniza.Fuori la tenda riconobbi immediatamente i suoi uomini più fedeli che stavano bivaccando bevendo tè e fumando sigarette.
Minnie mi aspettava all’interno della tenda.Era seduto al centro, sembrava conscio dell’importanza storica dell’evento.Accanto a lui vi era sua moglie, una ragazza molto giovane dai tratti leggermente arabi.Poco distante sedeva anche l’immancabile Abdu Giabbar (capo delle forze armate) ed alcuni rappresentanti dell’SLA nel mondo.

Il leader dei guerriglieri mi presento’subito quelli che erano i rappresentanti dello SLA nel mondo.
Vi erano alcuni delegati che venivano dagli Emirati, dal Kuwait , poi mi colpi’ la presenza di un delegato che veniva dall’Italia.
Minnie me lo presento’ con una certa enfasi, si trattava del signor Mandella residente a Monterotondo a Roma che l’altro si dilettava a fare il politico per l’SLA.
Mandella parlava un buon italiano, e come tutti gli altri delegati presenti nella tenda mi colpi’ perchè stava seguendo il ramadan.
Lo so che puo’ sembrare stupida come riflessione, ma notai che i guerriglieri e compreso Minnie non si davano molta cura del ramadan ,mentre questi delegati giunti freschi freschi dall’Europa e dagli Emirati ci tenevano a sfoggiare il loro digiuno.

Inutile dire che il profilo di quelle persone era mediocre.Minnie aveva voluto la loro presenza per rendere ancora più ufficiale quella spaccatura agli occhi dei sudanesi.

In effetti centinaia di guerriglieri dell’SLA erano accorsi da tutte le regioni del Darfur per seguire questa conferenza che mirava ad eleggere un nuovo capo.
Persino una delegazione di libici era presente, oltre che qualche giornalista europeo ed un gruppo di americani.
Minnie si presento’ alla conferenza accolto da un lungo applauso.
Il servizio d’ordine aveva fatto le cose in modo davvero eccellente.
Ogni delegato aveva ricevuto un carta di identità che lo autorizzava a votare.Tutto il perimetro della conferenza era stato protetto da un servizio d’ordine impeccabile.
Dopo una serie di saluti, si procedette immediatamente alle votazioni, che come previsto sancirono l’elezione di Minnie alla testa del movimento.
Gli avvenimenti che sono seguiti alla conferenza di Haskaniza sono noti a tutti.
Minnie Mennawie leader dello SLA uscente di Haskaniza ha partecipato attivamente al processo di pace in Nigeria firmando il documento di pace.
Abdel Uahid insieme al Jem e qualche altro gruppo ha rifiutato quel processo.
Da un lato abbiamo visto emergere il JEM come una forza sempre più consistente nello scacchiere del Darfur mentre gli uomini di Abdel Uahid hanno perso la loro influnza.

Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. 
Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore.

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martedì, giugno 17, 2008

Il rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia arrestato in Chad.

Suleiman Ahmed è il nome vero di un uomo. Non uno come tanti in Darfur, smarrito nell'abaco freddo della statistica, ma un uomo che è anche un amico. Come tanti, in Darfur, Suleiman cerca di portare un pò di luce nelle tenebre sanguinarie che circondano la sua gente. Ha lasciato la sua famiglia al confine con il Chad, per giungere in Italia anni fa e denunciare quanto accadeva nella sua terra. Rifugiato, non ha smesso di lottare per sopravvivere anche in Italia. L'abbiamo conosciuto anche noi, quando muovevamo incerti i primi passi, e abbiamo trovato lui, nel suo sguardo che basta da solo a raccontare il silenzio dentro.
Da qualche mese è tornato in Chad, per ricongiungersi alla sua famiglia, per fotografare quanto orrore ancora, dopo cinque anni almeno, si abbatte sui profughi del Darfur.
Abbiamo raggiunto telefonicamente un suo amico a Parigi, Adam. Che ci ha spiegato cosa accade ora a Suleiman, figlio indomito del Darfur.

"On June 13, 2008, the Government of Chad arrest Solyman in a displaced persons camp in eastern Chad at a distance of about 65 kilometers from the area of Tina .
Accused of having instigated the citizens to work against the government of Chad and he came from Italy to urge citizens to work in the opposition ranks Chad.
The fact is that the Sudanese governments is the main reason behind his detention and clarify that as follows:
In the camps of displaced there are security men affiliated to the Government of Chad, but the Sudanese government pay large sums of money for them to make scenarios so as to serves the Sudanese government and his goals
According to that, the security men whom I refer to them above they lying to the government of Chad and they say that ,Solomon come to the camps aimed to inciting citizens and every day he meets by them for that goal.
The Government of Chad was simple and naive ,they are believed that lies and was arrested him and now in the investigation".

Attendiamo con speranza e fiducia la conclusione di questo spiacevole momento.
[nella foto Suleiman Ahmed. Dietro sua richiesta pubblichiamo il suo numero di cellulare in Chad: 002356389652]

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