Il blog di Italians for Darfur

giovedì, dicembre 17, 2009

Finalmente dai media uno spazio decoroso...

Corriere della Sera - 17 dicembre 2009

RACCOLTA DI FIRME DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANS FOR DARFUR

Stragi in Darfur: condanna
a morte per 6 bimbi-soldato

Arrestati con 150 ribelli. Il governo prima assicura che non li giustizierà, poi dice che alcuni sono maggiorenni


Hanno tra gli 11 e i 17 anni. Sei ra­gazzini sudanesi di etnia fur, strappa­ti a forza alla famiglia e costretti ad arruolarsi. Qualcuno finito nelle file dei ribelli del Darfur perché non sa­peva dove andare dopo che casa e ge­nitori se li era portati via la guerra. Ora, rinchiusi in cella, rischiano di essere giustiziati: arrestati dalle mili­zie governative insieme ad altri 150 guerriglieri dello Jem (il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza), so­no stati condannati a morte per aver partecipato lo scorso anno a un attac­co contro Omdurman, città gemella della capitale sudanese sull’altra riva del Nilo. Bambini violati due volte: prima obbligati a imbracciare il fuci­le e diventare strumenti di morte, poi costretti ad aspettarla, la morte, malgrado la tenera età.


Un bambino soldato in Sudan (foto Unicef)
Li ha incontrati il mese scorso Ra­dhika Coomaraswamy, Rappresen­tante speciale del Segretario Genera­le dell’Onu per i bambini nei conflit­ti armati, dopo la denuncia di diver­se organizzazioni per i diritti umani. Subito il governo di Khartoum si è precipitato a rassicurare la comunità internazionale e a far rientrare l’allar­me: «Non ci saranno esecuzioni di minorenni», in linea con quanto pre­scrive la legge sudanese, ha garanti­to il ministro della Giustizia alla stes­sa Coomaraswamy. Il verdetto è stato emesso da un tribunale speciale, presieduto da Hafez Ahmed Abdallah, che aveva già condannato a pene capitali un centinaio di espo­nenti del Jem ritenuti re­sponsabili dell’attacco del 10 maggio 2008. La senten­za per diventare esecutiva deve essere confermata dal­la massima autorità giudi­ziaria sudanese e controfir­mata dal presidente, il «ri­cercato » Omar al Bashir, rag­giunto da un mandato di cattu­ra internazionale proprio per i massacri del Darfur.

Le rassicurazioni del governo han­no sortito un certo effetto se anche un’organizzazione come l’Unicef, per bocca di Amber Henshaw, da Khar­toum, fa sapere al Corriere : «Stiamo lavorando perché il governo manten­ga le sue promesse su questi giova­ni». A stare meno tranquilla invece è la nostra Italians for Darfur, associa­zione italiana che si batte per i diritti umani in Sudan, promotrice nel 2006 del primo Global Day for Dar­fur : «Le notizie su questa vicenda so­no confuse, il governo sudanese ha cambiato più volte la sua versione — spiega la presidente Antonella Na­poli, autrice del libro-denuncia Volti e colori del Darfur —. In un primo momento aveva detto che i sei mino­ri non dovevano essere riconosciuti come tali perché avevano agito da adulti partecipando a un’azione di guerra, imbracciando e usando ar­mi. Successivamente invece ha di­chiarato che non lo erano anagraficamente». Almeno quattro dei sei giovani, dice ora Khartoum, hanno già compiuto 18 anni. E sarebbe­ro quindi giustiziabili.

A rendere poco chiara la situa­zione è anche la posizione del Jem che, accusato di reclutare minorenni tra le sue fila, nega che i bambini con­dannati siano suoi miliziani. «È ov­vio che se difendessero, anche in ma­niera informale, i sei ragazzini am­metterebbe di reclutare minori» pro­segue Napoli. Dal canto suo Khar­toum con questo processo ai ribelli vuole screditare proprio il Jem dimo­strando che usa dei bambini per combattere. In questo groviglio di in­teressi contrapposti, a farne le spese sono soprattutto i più piccoli: le sti­me sui bambini soldato in Darfur oscillano dai 1.500 (Unicef) ai 6 mila (Global Report della «Coalition to Stop the Use of Child Soldiers»). Per questo nella sua petizione online (2.700 le firme fino a ieri sera), Ita­lians for Darfurchiede sì al governo sudanese di sospendere la sentenza ma anche di approfondire le respon­sabilità del coinvolgimento di questi bambini in azioni di guerra. Durante la sua recente ricognizione in Sudan, la Rappresentante speciale dell’Onu Coomaraswamy ha dichiarato che nella lista di chi ha usato bambini soldato dal settembre 2008 al settem­bre 2009 ci sono oltre ai ribelli dello Jem e dello Spla, anche i janjaweed e le altre milizie sostenute dal gover­no.

Alessandra Muglia