Il blog di Italians for Darfur

martedì, settembre 21, 2010

Giornata mondiale per la pace in Sudan

Un cerchio di tamburi per battere un colpo per la pace in Sudan
Eventi in 14 capitali compresa Roma. Appello ai leader mondiali.
Frattini: Italia, Paese garante, manterrà impegni

Migliaia di attivisti di 14 diverse nazioni hanno partecipato oggi a una giornata di attivismo coordinata a livello mondiale per chiedere ai leader che si riuniranno da domani all’Assemblea delle Nazioni Unite di non sottovalutare i conflitti in atto in Sudan, che rischiano di trasformarsi in una nuova guerra civile in vista del referendum per l’indipendenza del Sud Sudan fissato per il gennaio 2011.
'Italians for Darfur', tra i promotori dell'iniziativa con Human Rights Watch e Save Darfur Coalition, ha organizzato a Roma, al Circo Massimo, un Drum Circle con il testimonial Tony Esposito.
L’evento è inserito nell'ambito della campagna Sudan365 promossa da una coalizione internazionale di 26 organizzazioni e associazioni impegnate nella difesa e la promozione dei diritti umani.
Dal Kenia alla Gran Bretagna, dall’Italia agli Stati Uniti, dall’Egitto alla Danimarca, gli attivisti di ‘A Beat for peace’ sono scesi contemporaneamente in piazza per manifestare sostenuti da famosi musicisti come Stewart Copeland dei Police, Phil Selway dei Radiohead, Nick Mason dei Pink Floyd, Will Champion dei Coldplay e Tony Esposito per l'Italia.
"Attraverso la nostra azione – ha ricordato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, nel corso della manifestazione - chiediamo ai leader mondiali di essere più vigili in vista del referendum per l’indipendenza del Sudan meridionale, previsto dal Comprehensive Peace Agreement siglato il 9 gennaio 2005 ponendo fine a una guerra civile durata oltre 20 anni e che ha causato la morte di 2 milioni di civili. Da tempo denunciamo che il percorso verso questo importante appuntamento è irto di insidie – ribadisce la Napoli - e si sta svolgendo in un contesto instabile. Se il Cpa venisse disatteso, un nuovo scontro tra Nord e Sud sarebbe inevitabile e tutti gli accordi presi nel frattempo non sarebbero più validi. In questo contesto è fondamentale l’impegno assunto dal ministro Frattini, che ringraziamo per il messaggio di sostegno che ci ha inviato, il quale ha ribadito che l’Italia continuerà a essere Garante di quell’Accordo ¬– ha concluso la presidente di Italians for Darfur - e farà quanto politicamente e diplomaticamente possibile per scongiurare una recrudescenza del conflitto".



GIORNATA MONDIALE DELLA PACE IN SUDAN
(19 settembre 2010)

MESSAGGIO DI SALUTO DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI
ON. FRANCO FRATTINI

Desidero innanzitutto esprimere il mio apprezzamento per l’iniziativa di
quest’oggi, che testimonia il vivo interesse che il complesso scenario sudanese
suscita nell’opinione pubblica. Tutti - ciascuno secondo le proprie responsabilità
- sono chiamati a offrire il proprio contributo per costruire la pace e promuovere
il benessere che l’intero popolo sudanese merita.

Dal 2005 il Sudan sta percorrendo la strada dell’attuazione dell’Accordo
Globale di Pace, che ha posto fine alla ventennale guerra civile tra il Nord ed il
Sud del Paese. Un cammino non esente da difficoltà, lungo il quale l’Italia -
testimone dell’Accordo - ha contribuito con il proprio impegno alla promozione
dei processi di riconciliazione nazionale sudanesi. Tra le tappe fondamentali
poste dall’Accordo di pace sul percorso sudanese verso la pacificazione figura la
celebrazione del referendum del prossimo 9 gennaio, quando i cittadini del Sud
Sudan si pronunceranno sull’autodeterminazione. L’adeguata preparazione del
referendum e un suo svolgimento corretto e credibile rappresentano condizioni
essenziali per garantire la pacifica e proficua coabitazione tra Nord e Sud, che
dovranno continuare a coesistere anche dopo il referendum, quale che ne sia
l’esito. In una fase così delicata, l’Italia non intende fare mancare il proprio
tradizionale sostegno per la pace in Sudan. Manterremo dunque il nostro
impegno per favorire, nei fori internazionali e regionali in cui siamo attivi, il
dialogo fra le parti sudanesi affinché esse sciolgano gli attuali nodi nella
preparazione del referendum e procedano in maniera costruttiva nei negoziati
per la definizione degli assetti post-referendari.

Il nostro Paese è tradizionalmente impegnato per lo sviluppo del Sudan. Le
nostre iniziative di cooperazione, sostanziatesi in finanziamenti per 75 milioni di euro nell’ultimo quinquennio, hanno privilegiato in particolare la regione del
Sudan Orientale e del Sud Sudan, focalizzandosi sui settori della salute,
dell’istruzione, dello sviluppo urbano e rurale. In Sudan Orientale ci viene
riconosciuto il ruolo di partner più autorevole per lo sviluppo.

Rimane fermo il nostro sostegno politico e finanziario alla mediazione
internazionale per la soluzione della crisi in Darfur. Di recente abbiamo erogato
1,5 milioni di euro, d’intesa con l’Unione Africana, per il finanziamento del
Panel di alto livello guidato dall’ex Presidente Mbeki con il compito di favorire
l’attuazione dall’Accordo di pace del 2005 e promuovere la soluzione della crisi
darfuriana. Una pace duratura e sostenibile in Darfur non potrà prescindere da
un pieno coinvolgimento della popolazione darfuriana nel processo di
riconciliazione, dal serio impegno per risolvere le cause profonde della crisi e
dal convinto perseguimento della giustizia. A tale proposito, la collaborazione
del Sudan con la Corte Penale Internazionale e il pieno rispetto dei diritti umani
nel Paese rimangono essenziali.

L’Italia sta quindi facendo la propria parte con senso di responsabilità ed
equilibrio, consapevole della serietà delle sfide ma anche delle opportunità che
si dischiuderanno nei prossimi mesi per ridare speranza alla pacifica convivenza
in Sudan.