Sudan, nuovi venti di guerra sempre più forti
Rischio conflitto civile, ma non si 'dimentichi' il Darfur
Crescenti tensioni in vista del referendum per secessione Sud
"Nonostante gli appelli del presidente Obama e le rassicurazioni, tra gli altri, del ministro degli Esteri Franco Frattini - prosegue la Napoli - che i Garanti dell'Accordo di pace del 2005, tra cui l'Italia, monitoreranno il processo elettorale e il conseguente voto, il timore che possano verificarsi incidenti e violenze è sempre più alto. Gli episodi registrati nelle ultime settimane fanno temere che ci si trovi a cospetto del preludio a un conflitto più cruento e generalizzato".
"Per questo - aggiunge Napoli - è giusto tenere alta la guardia affinché sia scongiurata una escalation degli scontri tra etnie contrapposte in un Paese che ha già pagato un tributo alto con l'ultra ventennale guerra civile tra Nord e Sud".
"Detto questo sarebbe un errore porre in secondo piano il Darfur - sottolinea ancora la presidente di Italians for Darfur - dove si è registrato un aumento delle violenze negli ultimi mesi, aggravando l'insostenibile status quo di oltre 3 milioni di abitanti che sopravvivono solo grazie agli aiuti umanitari. Le ultime notizie che ci arrivano dai nostri partner locali e referenti di Unamid evidenziano che, nonostante non sia più in atto una guerra su vasta scala, la situazione rimane estremamente problematica ed è destinata a peggiorare se la comunità internazionale distogliesse l'attenzione da questa crisi.
"Sia da monito - conclude la Napoli - ciò che è avvenuto dopo la firma del Comprehensive Peace Agreement: tutti gli sforzi e le attenzioni furono concentrati sul Darfur lasciando in tal modo il Sud a se stesso. Ora il dipanarsi del CPA e il conto alla rovescia per il referendum stanno spostando l'attenzione dalla regione occidentale del Sudan a favore del Meridione, ripetendo così gli stessi errori e ottenendo lo stesso tragico risultato: il definitivo tracollo umanitario della regione".
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