Il blog di Italians for Darfur

sabato, febbraio 26, 2011

A otto anni dall'inizio della guerra

Darfur, 26 febbraio 2003 - 2011 per non dimenticare
Nella regione si continua a morire. L’accordo di pace, previsto per fine mese, si allontana

"Oggi, a otto anni dall’inizio della guerra, in Darfur si continua a morire. E i raid aerei in corso in queste ore rendono ancora più macabro l’anniversario del conflitto che ha causato oltre 300mila morti e quasi 3 milioni di sfollati”.
E’ quanto si legge in una nota di ‘Italians for Darfur’, organizzazione che da anni si batte per la difesa dei diritti umani nella regione occidentale sudanese e per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla campagna umanitaria per il Sudan.
”I dati contenuti nel Rapporto annuale che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi – sottolinea Antonella Napoli, giornalista e presidente di ‘Italians for Darfur’ - tracciano la drammaticità di una crisi che si è incancrenita e non riesce a trovare soluzione. Anzi peggiora, come testimoniano i bombardamenti che da giovedì 24 febbraio colpiscono i gruppi ribelli di etnia africana – animista che si contrappongono al regime filo-arabo di Omar Hassan al Bashir - presidente sudanese accusato dalla Corte penale internaziole di genocidio e crimini contro l’umanità - ma anche la popolazione civile. Dallo scorso dicembre, da quando si è bruscamente interrotto l’accordo di pace firmato nel 2006 da una sola fazione del movimento ribelle che si era opposto al governo di Bashir, quella guidata dall’ex colonnello Minni Minnawi, le forze armate sudanesi hanno ripreso i raid aerei e gli attacchi nelle aree controllate dal Sudan liberation movement".
”Il portavoce dell’esercito di Khartoum, Khalid Al-Sawarmi – prosegue la Napoli - ha annunciato di aver attaccato i ribelli asserragliati nella zona montuosa del Jebel Marra, da sempre loro roccaforte, per aprire un varco e farsi strada nella travagliata regione per riguadagnare il controllo dell’area. Al-Sawarmi ha anche sottolineato che le truppe governative hanno ucciso venticinque guerriglieri e sequestrato quattro veicoli, subendo la perdita di soli due militari. L'Unamid, la missione delle Nazioni Unite e dell’Unione africana dispiegata dal 2008 in Darfur, ha confermato che i civili coinvolti negli attacchi continuano ad arrivare nei campi profughi nel Nord e nel Sud. In migliaia fuggono dalle violenze che infuriano nella regione”.
”Il Sudan liberation movement ha precisato di aver risposto al fuoco – prosegue la presidente di Italians for Darfur - e di non aver cercato lo scontro con i militari sudanesi che hanno lanciato un attacco sostenuto da elicotteri e aerei Antonov. Secondo Adam Saleh Abakar, portavoce dei ribelli, sono state inferte pesanti perdite alle truppe regolari e di aver perso solo sei combattenti. Il resto delle vittime, almeno venti persone, sarebbero civili”.
”Questi continui scontri – ha infine ricordato l’africanista e attivista per i diritti umani - – non sono certo un buon preludio ai colloqui di pace che la prossima settimana entreremmo nel vivo in Qatar. I mediatori a Doha martedì scorso hanno consegnato al tavolo negoziale le nuove proposte sulle questioni su cui le parti non sono riuscite finora a concordare, in particolare la suddivisione del potere nella regione e la vicepresidenza del Sudan a un esponente del Darfur. Il capo negoziatore Djibril Bassole ha annunciato che sarà presentato un programma di accordo finale entro la fine del mese. La speranza è che non si tratti dell'ennesimo accordo – conclude la Napoli- destinato a rimanere su carta, ma che si trasformi presto in un reale cessate il fuoco".
Roma, 26 febbraio 2011