Il blog di Italians for Darfur

domenica, ottobre 30, 2011

Il punto sulla crisi umanitaria in Darfur (dati OCHA aggiornati al 27 ottobre 2011)

Uno Stato dilaniato dalla guerra, il Sudan, con milioni di persone in fuga lungo tutto il Paese.
Basterebbe questo per descrivere la portata di una tragedia umanitaria ache coinvolge l'intero stato africano.
L'OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) delle Nazioni Unite, ci fornisce i numeri, inclementi, dello stato della crisi in Darfur:
  1. 1,9 milioni di persone vivono, ancora oggi, nei campi profughi allestiti in tutta la regione;
  2. Oltre 70 mila civili sono stati messi in fuga nel solo 2011;
  3. Almeno 45.000 profughi hanno fatto rientro ai villaggi dai campi profughi nei quali erano ospitati, e 15.000 rifugiati sono rientrati in Darfur.
    Fonte: Reliefweb

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    sabato, ottobre 22, 2011

    Scontri tribali a Balila, l'Abuja del Sud Kordofan

    45 morti e 25 feriti: è quanto trapela dal Sud Kordofan, dove si sarebbero consumati nuovi scontri fra diversi gruppi dei Misseriya nell'area di Balila, la più ricca di greggio, nel Sud Kordofan.
    L'esercito sudanese non sarebbe intervenuto.

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    Darfur e diritti umani nell'incontro dei giovani del PES con il Sen. Marcenaro a Palazzo Madama


    di Mauro A. per Mpnews

    Martedì 18 ottobre, il dramma del Darfur ha rivissuto nelle parole dei rifugiati in Italia, intervenuti nell'incontro di una delegazione di giovani del Parlamento europeo degli Studenti con il Sen. Pietro Marcenaro, presidente della Commissione Diritti Umani.

    Il momento di approfondimento sui diritti umani e sulle crisi umanitarie è stato promosso nell'ambito di un progetto di studio di 54 studenti di dieci scuole diverse del Veneto, afferenti al Parlamento Europeo degli Studenti, che sotto la guida del Prof. Giulio Gennaro e della presidente del PES Khadidja Konate hanno incontrato il Sen. Marcenaro e la presidente dell'associazione Italians for Darfur Onlus, la dott.ssa Antonella Napoli, giornalista, nella prestigiosa cornice di Palazzo Madama a Roma.
    Il dramma delle popolazioni del Sudan, da decenni vittime di abusi, guerre e discriminazioni, ha dato il via al dibattito, raccogliendo le testimonianze dei rifugiati, rappresentati dal Sign. Yakub Abdelnabi, di El Fasher, da otto anni a Roma.
    Ringrazio gli italiani -ha ammesso Yakub – ma amo il mio Paese e vorrei tornare presto dalla mia famiglia. Dopo otto anni è dura.
    Il nostro Paese tutto è sotto il fuoco – continua – Tutto il mondo sa la nostra storia. Spero che dica qualcosa. Siamo contenti per la Libia. Ma c'è differenza tra il nostro Paese e gli altri?
    Quando proteggeranno i civili? Dopo che finiranno i bombardamenti? Tutto il mondo è zitto. Parlerà dopo come ha fatto con il Rwanda.
    La guerra sembra inseguirlo, dice Yakub, come i tanti darfuri esuli nel mondo che da essa cercano di fuggire. Dove siamo noi arriva la guerra – afferma laconico – l'anno scorso ero in Libia, prima della guerra, per un anno, poi è arrivata.
    Il dibattito è stato anche un momento di approfondimento e aggiornamento sul corso della più grave crisi umanitaria dell'ultimo decennio, in Darfur, e sulle iniziative di denuncia e informazione, con campagne on-line e attraverso i media tradizionali, organizzate dall'associazione per i diritti umani Italians for Darfur Onlus.
    Il Sen. Pietro Marcenaro ha sviluppato l'incontro, rispondendo alle tante domande dei giovani del PES presenti in aula, le cui attività hanno ricevuto il plauso della Commissione che lo stesso Senatore presiede. Incalzato dalle loro domande, il Sen. Marcenaro ha ribadito che i crimini contro i diritti umani possono continuare solo se ignorati.

    “Tutto il mondo è zitto”, raccontava Yakub.

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    lunedì, ottobre 10, 2011

    La strategia del terrore non si ferma in Darfur

    I soliti ignoti aprono il fuoco dai Land Cruiser che corrono in Darfur, seminando il terrore tra la povera gente, scampata ai massacri delle milizie filogovernative negli anni appena trascorsi.
    Khams Dagaig camp, del comprensorio di Zalingei, darfur occidentale, è il teatro dell'ultimo episodio di violenza indiscriminata, secondo quanto riporta RadioDabanga.
    I comandi di UNAMID sarebbero stati avvisati, ancora una volta, senza apparenti conseguenze, in quanto eventuali azioni della missione dovrebbero essere preventivamente autorizzate dalle forze di polizia sudanesi.

    Simili incursioni, improvvise e veloci, si sono verificate anche nei campi di Seraf Umra (Donkoj, Naseem and Jebel), nel Nord Darfur, esasperando la già vessata popolazione dei campi profughi.

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    domenica, ottobre 02, 2011

    Khartoum: stop alle ingerenze straniere.

    Continuano gli scontri nel Nilo Azzurro e nel Sud Kordofan, tra forze governative e ribelli del Sudan People Liberation Movement del Nord, mentre è negato l'accesso nell'area alle ONG internazionali. Anche le Nazioni Unite non possono raggiungere la regione del Nilo Azzurro, dalla quale sono fuggite circa 100 mila persone nelle ultime settimane. Khartoum, che pochi giorni fa aveva ospitato il leader iraniano Ahmadinejad, ha ribadito che non ammetterà interferenze internazionali nel confronto con il Sud Sudan e gli altri fronti aperti nel Paese.

    Tensioni anche ad Abyei, a seguito della permanenza delle truppe governative del Nord nonostante il precedente trattato di non belligeranza nella città contesa.

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    Altre due ONG lasciano il Darfur per mancanza di fondi: peggiorano le condizioni di salute nei campi

    Medair e International Medical Corp, che dal 2007 portavano avanti un programma di assistenza medica di base e di prevenzione in alcuni campi del West Darfur, dovranno lasciare il Darfur nei prossimi mesi, officialmente per mancanza di fondi.
    L'annuncio giunge proprio mentre si registra un drammatico aumento di casi di dissenteria e malaria nella regione, probabilemnte legato anche alle sempre peggiori condizioni igieniche nei campi sovraffollati.

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