Il blog di Italians for Darfur

giovedì, febbraio 02, 2012

Dal Darfur, Restiamo Umani

Non è molta la strada che separa El Fasher da Zam Zam. A tratti un rivolo di asfalto, un po' di sterrato, un paio di check point dell'esercito localizzati lungo il percorso, ed ecco che si materializza pian piano, con quella lentezza immobile che solo l'Africa conserva come dono ma anche come maledizione, un altro genere di paesaggio. Ammassi di rifiuti costituiscono barriera e protezione per le capanne di paglia disseminate lungo i lati della strada. Donne, uomini e bambini in groppa agli asini trasportano la legna che certamente gli servirà per accendere un piccolo fuoco, unico strumento attraverso il quale potranno prepararsi un pasto. Carrettini trainati da asini stanchi anch'essi del tanto dolore trascinano uomini soli, donne afflitte, bambini affamati.
Zam Zam appare all'improvviso. Non te ne rendi conto mentre il camioncino di Relief International si muove veloce, in netto contrasto con tutto quello che c'è intorno. Sembra un colpo di flash mal riuscito in una fotografia scattata all'imbrunire. Zam Zam Unamid ti avvisa che sei nei pressi del campo. Zam Zam restaurant/Zam Zam Rest: meticolosamente riservato ai militari e obbligatoriamente vietato ai civili, quelli che per mangiare dipendono dalle organizzazioni umanitarie presenti nel campo.
Sabbia ovunque. Sabbia densa, bianca, a volte rossa, sporca, maledetta sabbia che ti entra dappertutto.
Il cancello della clinica di Relief International si apre e già arriva il primo flusso umano. Donne belle, alte, altezzosamente avanzano portando a spalla i loro bambini bisognosi di cure e di cibo.
Io sono là, ferma, immobile, incredula di quel che sta scorrendo sotto i miei occhi. Sconvolta di quel che si consuma in Darfur ogni giorno, osservo quel che si muove intorno a me senza riuscire a pensare. No, non articolavo nessun genere di riflessione. Si era creato un vuoto, un abisso incolmabile, tra ciò che si definiva al mio sguardo e ciò che si muoveva con violenza sottile nella mia anima. Strane cose accadono da queste parti del mondo. Non solo intorno a te, addosso alla gente, ma anche dentro te, e si incastrano come ferite che con cura meticolosa, forse, un giorno potrai lentamente guarire.
Da una grata una mano anziana, rugata dal sole e dalla vita, distribuisce blister di medicine e piccole bottiglie di paracetamolo. Malaria, diarrea, infezioni acute respiratorie, meningite, morbillo. Bambini malati. Di primo mattino, la capanna riservata all'accettazione si riempie a vista d'occhio. Dignitosamente adagiati su stuoie, gli sfollati interni di Zam Zam, aspettano il proprio turno, rinfrancati dalla possibilità di ricevere assistenza. Ogni tanto un pianto di qualche bimbo a cui il medico ha appena fatto la puntura per le vaccinazioni delle prime malattie dell'infanzia. Molti altri, invece, non sono stati così fortunati da essere immunizzati, e così arrivano al campo malati e probabilmente riusciranno a guarire.
C'era una donna seduta ai piedi di un albero che allattava il suo piccolo coprendosi il seno con un velo rosa. Il bambino non riusciva a tenere la testa dritta, la buttava ripetutamente all'indietro. Quel bambino ha sette mesi, ma ha anche la malaria.
C'era un'altra donna. Molto giovane. Bellissima. Sconvolta si muoveva senza riuscire a rendersi conto di dove andare e di cosa fare. Urlava lamentandosi. Portava il suo bambino, anche lui di pochi mesi, credo affetto da gravi infezioni alle vie respiratorie. Quella donna cercava aiuto. Le avevano dato delle medicine e un flacone di antipiretico. Non le avevano però spiegato in che posologia dare quelle medicine al suo bambino. Forse non si erano resi conto che era sordomuta. Non aveva capito niente, per questo urlava disperata.

 Il Bollettino made in ONU riporta quanto accaduto oggi in Darfur:

-  Il 31 gennaio 2012 in Nord Darfur nella zona di Kutum Rural & Fata Burno, Kutum Guba Area, un padre e suo figlio, stando a quel che si dice, sono state vittime di una sparatoria all'interno del loro negozio da parte di due uomini armati vestiti in uniforma militare. Gli assassini hanno ucciso l'uomo e suo figlio perchè si erano rifiutati di collaborare al tentativo di rapina.

- Oggi, 2 Febbraio 2012 in Sud Darfur, Graida Abulala IDPs, alle 15:00 ora locale, è divampato un incendio all'interno del campo. Circa 80 capanne sono state distrutte completamente, mentre al 60 hanno subito danni parziali che tuttavia le rendono inagibili alla popolazione. La causa dell'incendio è sconosciuta.

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