Il blog di Italians for Darfur

martedì, marzo 20, 2012

Articolo su Limes del 20 marzo 2012

Prove di golpe contro Bashir



L'opposizione in Sudan serra i ranghi e cerca di approfittare delle debolezze del governo del presidente Omar Hassan al Bashir, costretto a cambiare ministri o a difenderli dalle accuse della Corte penale internazionale che pendono anche sul suo capo. Ultimo in ordine di tempo ad essere raggiunto da un mandato di cattura per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, il numero uno della Difesa, il generale Abdelrahim Mohamed Hussein.

Hassan al Turabi, leader del Popular congress party (la più importante formazione politica contrapposta al National congress party di Bashir) ha lanciato nuove accuse contro la polizia e l'apparato di sicurezza del paese.

Il noto islamista non ha esitato a sottolineare che "le azioni dei servizi e delle forze dell'ordine sudanesi dimostrano che il governo si pone al di sopra della legge" riferendosi all'uccisione di una donna, rimasta impunita, per mano di un membro dell'organismo di controllo dell'ordine pubblico che ha il compito di regolare il comportamento della società civile in conformità con le leggi della Sharia islamica.

Intervenendo nel corso di un evento pubblico sui diritti umani e sulla giustizia, organizzato dalla segreteria del partito a Khartoum, Turabi ha anche accusato le autorità di polizia di non rispettare più la sacralità delle case private, ricordando le retate delle ultime settimane che hanno portato in carcere centinaia di studenti, prelevati con la forza dalle abitazioni delle loro famiglie.

L'opposizione ha chiesto a gran voce che i prigionieri politici siano liberati al più presto e il Pcp, a nome di tutte le forze che la compongono, ha evocato una rivolta per rovesciare il 'regime' con un sistema democratico. Questa volta non si è limitato a 'sobillare' movimenti popolari di piazza, ma si è rivolto ai gruppi armati che si oppongono al governo chiamandoli a sostenere le loro ragioni.

Già in passato l'ideologo del Justice and equaliment movement, uno dei più organizzati movimenti della ribellione in Darfur, aveva paventato il ricorso alle armi, ma la sua era rimasta una voce isolata. Oggi le resistenze degli altri esponenti della minoranza sembrano notevolmente affievolite anche a fronte del precipitare della situazione nel paese. Basti pensare alle recenti rivelazioni del segretario generale dell'Humma Party, Sadiq al Mahdi, sui contatti con alcuni esponenti del Ncp per rovesciare la struttura governativa - in modo pacifico.

Nonostante le smentite del vice presidente Nafie al Nafie, secondo il quale Al Mahdi "ripone le sue speranze su un miraggio" e "l'unica opportunità" di scalzare Bashir si prospetterà non prima delle prossime elezioni presidenziali, le tensioni a Palazzo di governo sono palpabili. Anche per i vari fronti di guerra aperti: Khartoum sta combattendo i gruppi ribelli sia nello Stato del Nilo Azzurro, sia in Sud Kordofan, a ridosso del confine con il Sud Sudan, sia nella regione occidentale del Darfur.

Gli scontri potrebbero ampliarsi fino a ridosso della capitale, come già avvenuto nel 2010 quando il Jem sferrò un attacco nei sobborghi di Obdurman, cittadina sull'altra sponda del Nilo che la separa da Khartoum. Da quando il 7 agosto dello scorso anno il Sudan Liberation Movement di Abdul Wahib e il Sudan Liberation Army di Minni Minawi hanno stretto una nuova alleanza con il Sudanese People's Liberation Movement (Splm) del Nord a Kaoda, Sud Kordofan, la guerriglia anti Bashir ha ritrovato vigore.

Neanche la morte del fondatore del Justice and equaliment movement Khalil Ibrahim, ucciso dalle forze armate sudanesi, ha fermato l'azione di contrasto al regime - iniziata nel febbraio del 2003 - che oggi più che mai appare determinata a porre fine al governo del primo presidente di uno Stato 'in carica' accusato di genocidio dalla Corte penale internazionale.