Il blog di Italians for Darfur

venerdì, giugno 29, 2012

VIDEO: in supporto a #SudanRevolts, manifestazione degli esuli sudanesi del 28 Giugno a Roma

Giovedì 28 giugno, in via Panama a Roma, gli esuli sudanesi si sono riuniti davanti all'ambasciata sudanese per manifestare contro le nuove misure di austerity imposte dal governo di Khartoum e contro la dittatura di Al Bashir. La protesta si è svolta in solidarietà con quelle che da 14 giorni stanno scuotendo la capitale e le sue periferie. 
Partite dal dormitorio femminile dell'Università di Khartoum, le proteste si sono poi diffuse a larga parte della società civile sudanese esasperata dall'inflazione, balzata al 30% nel mese di maggio, e dalle condizioni restrittive sulla libertà di espressione.


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mercoledì, giugno 27, 2012

#Sudanrevolts: Giovedì 28 giugno, 9-14: protesta in via Panama, Roma

Giovedì 28 giugno, 9-14: protesta in via Panama, Ambasciata del Sudan

Arrivano anche in Italia le proteste contro l'aumento dei prezzi, ultima goccia nel mare del disagio, che si sta verificando in Sudan in seguito ad azioni del Governo. Domani, giovedì 28 giugno, grande manifestazione degli esuli sudanesi contro il Governo sudanese davanti all'Ambasciata del Sudan di Roma, in VIA PANAMA.
La protesta avrà luogo dalle 9 alle 14.
Invitiamo tutti i sostenitori della democrazia in Sudan e nel mondo a partecipare alla manifestazione. Anche una breve visita sarà importante.

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lunedì, giugno 25, 2012

"Sud Sudan, Blue Nile e la guerra fantasma". Solo la Siria fa notizia.



di G. Trombatore per Mpnews.it 

Impiego quasi dieci ore di macchina per giungere da Malakal al campo di Jamman, nel nord est dello stato dell'Upper Nile in Sud Sudan. Le piogge che sono iniziate a fine maggio hanno già messo in ginocchio quest' area del Sud Sudan. [...]
I villaggi che incontro man mano che mi avvicino a Mabane sono abitati prevalentemente da soldati. Il Conflitto nel Blue Nile conta già oltre 100.000 rifugiati che si sono riversati in massa nei tre campi di Yusif, Jamman e Duru proprio nella contea di Mabane. [...]
Finalmente raggiungo la zona dei rifugiati.

L`UNHCR in poco tempo è riuscita a rispondere a questa ondata di civili che fuggono dallo Stato del Nord, nel Blue Nile. Parlando con un rifugiato nel campo di Yusif batil, vengo a sapere che lui e la sua gente sono dovuti scappare a causa dei bombardamenti aerei che le truppe del nord di Al Bashir stanno portando avanti indiscriminatemente contro la popolazione civile accusata di supportare lo SPLM del nord.
La prima cosa che noto mentre giro per le tende, che sono state allestite dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, è che nessuno dei bambini ti grida “Hawaja” oppure ti segue ripetendo frasi in inglese o parole chiave. Segno che questo è un "campo vergine", ovvero questa gente fino a qualche mese fa se ne stava tranquilla nei loro villaggi, finchè questa assurda Guerra Sudanese non ha colpito anche loro.
Dopo tanti anni trascorsi in questa parte del continente africano mi chiedo cosa possa arrivare ancora a queste persone. Darfur, conflitto Nuba, Kordofan, Blue Nile, Kassala ed il conflitto con il Sudan. Una serie infinita di piccole guerre con tragedie umane che oramai non fanno più notizia.
I media sono tutti concentrate nel Medio Oriente. La Guerra in Siria, che io del resto ho ricoperto personalmente per qualche mese, è all'ordine del giorno negli approfondimenti dei telegiornali e degli inviati esteri.
Se si pensa che nell'Upper Nile ci sono, al momento, 100,000 nuovi rifugiati e che questi sono pressapoco lo stesso numero di siriani che, al momento,  si trovano in Giordania, ecco che salta subito all'occhio il diverso peso dato a due tragedie simili. 

I bombardamenti delle truppe siriane contro I ribelli ad Homs mietono le stesse vittime dei civili sudanesi nel Blue Nile, eppure sono certo che su 10 persone intervistate nelle capitali europee 9 conosco il problema siriano, mentre la Guerra in Blue Nile è solo per gli addetti ai lavori.

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domenica, giugno 24, 2012

Anonymous attacca il sito del Governo del Sudan

Continuano le proteste nella capitale sudanese e nelle periferie per il piano di austerità del governo e contro l'arresto dei manifestanti. Anche a Nyala, secondo nostre fonti, la popolazione avrebbe manifestato ieri contro il governo, lanciando slogan per il cambio di regime. 
Oggi anche l'Ansa ha rilanciato la notizia delle manifestazioni. Come già sottolineato nel nostro blog, esse hanno avuto inizio da un gruppo di giovani studentesse dell'Università di Khartoum.

Il sito governativo è stato invece chiuso ieri notte dal gruppo di hackers "Anonymous", ed è ancora irraggiungibile.

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giovedì, giugno 21, 2012

Giornata del rifugiato 2012

Sit - in al Senato per non dimenticare il Darfur
Messaggi di adesione di Quirinale, Senato, Camera e Campidoglio

Decine di rifugiati sudanesi e congolesi, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, hanno manifestato stamane davanti al Senato della Repubblica per ricordare le crisi dimenticate che hanno costretto e costringono tanti di loro a fuggire dai paesi di origine dilaniati da conflitti e crisi umanitarie.  Una delegazione, guidata dai volontari di Italians for Darfur, organizzazione promotrice della campagna di sensibilizzazione per le violazioni dei diritti umani in Sudan, è stata ricevuta a Palazzo Madama dal presidente della Commissione Diritti Umani.      
Durante l'incontro, inserito nell'ambito delle iniziative e dei lavori della Commissione per celebrare la Giornata mondiale del rifugiato 2012, gli esuli africani hanno evidenziato come molti di loro non hanno ancora lo status riconosciuto di rifugiato e vivono una esistenza al limite della sopravvivenza, in alloggi di fortuna e senza avere la sicurezza di un pasto quotidiano. Altra questione posta al presidente Marcenaro, e supportata dai dati forniti da Italians for Darfur, che nella figura di Antonella Napoli è stata ascoltata in audizione parlamentare dall'intera Commissione Diritti Umani, è quella degli sfollati di cui le famiglie perdono le tracce perché "finiscono nelle mani di trafficanti e predoni in agguato sulle 'vie' per l'Europa" - come ha sottolineato Yakub Abelnhadi, fuggito nel 2010 dal Darfur, passando per la Libia.
"In questa importante Giornata è doveroso ricordare e celebrare quanto fatto finora da istituzioni come l'UNHCR per garantire supporto e assistenza alle decine di migliaia di sfollati che a causa di emergenze umanitarie e conflitti lasciano i propri paesi di origine - ha sottolineato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur -  Ma è altrettanto importante, se non dovuto, riflettere sulla sorte degli 'invisibili', quelle centinaia di immigrati richiedenti asilo che vivono una vita clandestina, come i sudanesi, in particolare provenienti dal Darfur, di cui noi di Italians for Darfur siamo portavoce".
"Come Unione Giovani Ebrei d'Italia aderiamo alla Giornata Internazionale del Rifugiato perché crediamo fermamente che i diritti umani e civili di ogni essere umano debbano essere rispettati e garantiti - ha sottolineato Daniele M Regard - Sono anni che ci impegniamo in questa battaglia ed anche questa volta vogliamo essere protagonisti in questa grande manifestazione. Da troppo tempo chiediamo a gran voce che siano messe in atto misure concrete per fermare il sangue nel Darfur e nelle altre zone del mondo che vivono tremende guerre civili. Non smetteremo di lottare, oggi come ieri, domani come oggi". Nel corso della conferenza è stato anche illustrato il programma del Concerto, organizzato da Italians for Darfur, al Colosseo con il patrocinio della Commissione Diritti Umani del Senato e il supporto di Articolo 21, Ugei e Artisti socialmente utili.
Roma, 19 giugno 2012

mercoledì, giugno 20, 2012

#Sudan Revolts - di Yousif Mubarak

Ripropongo qui l'articolo di Yousif Mubarak e Sara Elhassan, pubblicato nella rubrica Mondo di MPNews. Ho contattato Yousif, economista sudanese e attivista, per il tramite di una militante sudanese, con la quale seguivo gli ultimi sviluppi delle proteste studentesche a Khartoum, ancora ignorate dai media mainstream. Questo il resoconto e l'analisi proposta. M.A.

June 20, 2012 (Khartoum)--The last four days have bore witness to continuous anti-regime protests in Sudan. The struggles of the Sudanese people are well documented: oppressed by a totalitarian regime, bereft of basic rights, and plagued with poverty; the Sudanese have protested since the onset of the Arab Spring. Protests, which started on January 30, 2011 and have continued over the last year and a half, have not been sustained due largely to the uncertainty surrounding the separation of South Sudan, as well as poor organization and ruthless government crackdowns. This latest wave of protests, however, feels different. Motivated by economic shocks, protestors, youth and university students, are vowing to continue until the regime is toppled, even in the face of brutal resistance by security forces. A mass protest to do just that has been planned for June 30, 2012, the 23rd anniversary of the National Congress Party’s (NCP) rise to power in the country. Grappling with an annual inflation rate that reached 30.4% as in May 2012, the Sudanese can wait no longer. 

The Most Recent Protests 
The latest round of protest began on the evening of June 16, 2012, when female residents at the University of Khartoum staged an impromptu demonstration in opposition to increased meal and transportation prices. A week earlier the Khartoum State Governor had increased transport prices by 35%. The male students quickly joined forces and together they moved the protest off-campus, marching up to Jamhuriya Street where they were met by police forces. After dispersing the protest, the police raided the university dorms, beating and harassing female occupants. News of these events spread across the university the following morning, sparking a university-wide protest in solidarity. This demonstration was similarly quelled, with the police raiding and for a short time invading the main campus and dormitories. Since then, protests have not continued, without end. Today (June 20, 2012), the University of Khartoum entered its fourth day of demonstrations, across its three branches in the Khartoum tri-state area. Over these four days, the revolt has spread to other universities, notably the Southern wing of the University of Sudan, Al-Ahliya University in Omdurman, and Bahri (previously Juba) University in Khartoum North, as well as several universities outside of Khartoum State including in Shendi, Obeid and Gezira. In all these protests, loyalist NCP students have joined with the security forces and assaulting protesters with metal rods, machetes, knives, and even swords. Locals have now joined the revolt, spurred by the student uprising, fueled by economic hardship, and provoked by the government’s ‘fiscal austerity’ program. The program, which was announced on Monday June 18, 2012 by President Omar al Bashir, includes a 60% and 40% increase in the respective prices of fuel and sugar and yet another tax hike. Protests by locals have taken place over the last few days in several of Khartoum’s districts including AlKalakla (AlQubba), Kober, Burri, Riyad, Al-Manshiya and in Omdurman, where on Monday huge protests erupted in the main market. Merchants and locals unwavering in their chants of “till when will we live in debt” were met by possibly the sourest police brutality and mass arrests to date. Today, protests markedly intensified encompassing more universities – AlTighana, Western wing of University of Sudan, the Higher Banking Institute and Blue Nile University; as well as major streets in Khartoum - AlAarda, AlArbaeen, Mak Nimir, Jamhuriya. Othman Digna and Atbara; and districts – AlThawra and Soba. 

Sudan and the Arab Spring 
Many have debated Sudan’s perceived reluctance to join the Arab Spring, particularly since the country’s situation has arguably been the most conducive to a revolution. Many theories have been proposed and range from hopelessness and helplessness to disillusionment with the country’s weak opposition. In reality, the Sudanese people are resilient; continuous hardships and difficult experiences have given them the ability to endure, and their strong social fabric equips them to absorb more than most. As history has shown, when they decide that “enough is enough” then it overwhelmingly is; and it seems that decision has now been made. The country’s economic condition, which has made for a dismal standard of living, has been the primary breaking point. The majority of Sudanese will not willingly continue subsidizing a regime that has plundered 60 billion US dollars in oil revenue during the current self-inflicted fiscal crisis. They are unwilling to make sacrifices while the government uses exorbitant taxation and fees to finance ethnically and racially motivated civil wars at the cost of 4 million US dollars per day. The government’s now defaulted 2012 budget included 82% spending on the security and political sectors, while 49% of total cross sector expenditures went to public wages and salaries, of which 88% was for these two sectors alone. The agricultural sector, which is the main source of livelihood for 80%of the population, received just 3% of total expenditure with health and education respectively receiving 2.4% and 2.3%. Even the beleaguered opposition, weakened by two decades of suppression and fragmentation, has started to come around. Tonight, a political rally is to be held by opposition forces at the headquarters of the National Umma Party, and will be followed by a demonstration. Regardless of their weaknesses, the mobilization of these political forces and their followers will help bring ordinary citizens to the ongoing youth protests and help generate more momentum and energy for continuing the demonstrations. 

Media Blackout 
It is uplifting to note that the momentum gained so far has continued despite the media blackout on Sudan’s revolt. The government has censored local coverage of protests and has detained all journalists attempting to report on the demonstrations, including AFP’s resident correspondent, Simon Martelli, who was arrested outside the University of Khartoum on Tuesday. The international media has also been slow to cover the recent wave of protests. As a result, many members of the youth movements believe the international media harbors a pro-Government stance. One prominent news station, in particular, has drawn staunch criticism for its perceived lack of integrity, as it gives extreme focus to events taking place in some countries, while completely developments emerging in other states. The Sudanese have, however, soldiered on, using social media to communicate and document events. As one blogger proclaimed, “Dear Media, just as we’ll uproot the tyrants ourselves we’ll report it ourselves”. Indeed, Sudan is home to both the first and second Arab Springs in 1964 and 1985, achieved long before revolutions, like these, were televised. 

Conclusion 
The force used by the security apparatus (and loyalist students) to quell this latest round of dissent has been excessive even by the regime’s brutal standards, revealing its fears about the significance and potential of these demonstrations. Around 40 prominent youth activists, including representatives of the GIRIFNA movement were arrested on Monday at an aborted meeting at the headquarters of the Haq Party on Monday. Tear gas fired at congregations has become increasingly toxic causing asthma attacks and nosebleeds, with many hospitalized. Reports have surfaced that the government recently commissioned mass procurement of this new type of tear gas from Russia. The government’s armed retaliation has served not only to disperse but also to injure, and has specifically targeted women. So far, there has been at least one report of live ammunition fired in the vicinity of protestors. Security forces are arresting anyone within sight of the protest. Photographs of released detainees can be found on social media websites showing marks and bruises as well as shaved eyebrows and heads – all tactics of derision and ridicule. The systematic targeting by security forces has intensified, with the arrest of prominent activists Naglaa Sidahmed and Mohamed Boushi Alim from their homes as recently as this morning. Developments during the coming days will determine whether this is indeed a revolution as many hope, or just another set of protests similar to ones Sudan has witnessed over the last 18 months. While the University of Khartoum and the student population have been the heartbeat of this current mobilization, the protests have now spread to markets, districts, and other governorates. The numbers and frequency of protests have steadily grown over the last four days. The protestors remain resilient, bravely fighting back, unarmed, against the oppressor’s brutality, and returning for more the next day. Whatever the outcome may be, the situation in Sudan has become untenable and the ‘fiscal austerity’ program, approved in parliament today, will make it terminal. There will be no escape from the tidal wave of popular uprising. It’s long overdue, but change will come. 

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lunedì, giugno 18, 2012

Manifestazioni studentesche a Khartoum

Inseguo su twitter le voci con l'hash #SudanRevolts: le manifestazioni studentesche contro il governo di Khartoum e la crisi economica, partite due giorni fa dal dormitorio femminile dell'Università di Khartoum, si affacciano anche sui network internazionali e ne vengono amplificate.
Oltre 30 persone sono state arrestate e se ne sono perse le tracce. 
I disordini si sono allargati anche ad altri campus, come l' Education College ad Omdurman e l' Agriculture College a Shambat, a nord di Khartoum. 

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Inflazione record a Khartoum, sale il malcontento.

Khartoum è tra le città più care al mondo. Una vera sorpresa, se pensiamo che si posiziona 26° subito dietro Londra, nella classifica stilata da Mercer.
Su twitter (@italians4darfur) si susseguono i commenti di esuli sudanesi che si attendono manifestazioni e sommosse nei prossimi giorni per il malcontento diffuso nella popolazione della città, afflitta dal blocco del greggio sud sudanese dopo la sua indipendenza dal Nord.
L'inflazione sarebbe salita al 30% nel mese di maggio.

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Allarme dell'OCHA, a rischio malnutrizione 4,7 milioni di persone. "Returnees" picchiati e minacciati.

I dati ufficiali dell'OCHA danno l'idea di quanto sia ancora grave la crisi umanitaria in tutto il Sudan.
Quasi cinque milioni di persone hanno difficoltà a reperire quotidianamente alimenti e beni di prima necessità, a causa dei numerosi fronti aperti tra forze governative e ribelli in Sud Kordofan, Blue Nile e Darfur, della siccità, ma anche a causa dell'inflazione, ormai alle stelle dopo il blocco del greggio ordinato dal Sud verso il Nord del Paese.

Nonostante continui il flusso di sfollati verso le proprie dimore abbandonate durante gli scontri accesi degli ultimi anni in Darfur, molte sono le difficoltà di chi cerca di rientrare.
Agguati e stupri lungo il cammino da parte di bande criminali, ma anche, una volta arrivati, le violenze di chi quelle terre e quelle case abbandonate le ha occupate e non ha intenzione di lasciarle ai legittimi proprietari. E' quanto denunciano gli anziani leaders dei campi profughi nel Darfur occidentale, nei pressi di El Geneina.

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mercoledì, giugno 13, 2012

Global Day Darfur 2012 e Giornata del rifugiato

lunedì, giugno 04, 2012

Microcredito in Sud Sudan

Hai la possibilità di dare un piccolo prestito, anche di soli 25 $, a Munduru, 25 anni, del Sud Sudan, per permetterle di aprire un negozio di scarpe. 

Puoi aiutare anche Ibrahim,33 anni e Muhamad,32 anni, del Sud Sudan con un micro prestito. Bastano anche solo 25$.
Vi terremo informati su eventuali altre occasioni in Sudan e Sud Sudan.

E' un progetto di microcredito, con le garanzie di Kiva, la piattoforma mondiale sul web di microloans.

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sabato, giugno 02, 2012

"U.N. Me", le Nazioni Unite, il colosso fragile dal Rwanda al Darfur

"UN Me" è il nuovo documentario sull'Organizzazione delle Nazioni Unite di Ami Horowitz e Matthew Groff, un ritratto impietoso delle storie recenti di insuccesso e disonore delle missioni internazionali delle Nazioni Unite.
Dallo scandalo "Oil-for-Food" alla drammatica e stucchevole passività in Rwanda e Darfur, si susseguono, nella storia recente, gli interrogativi sulla gestione di un colosso che nasce tra nobili principi ma che sembra precipitare nell'inconsistenza delle sue opere.
Il documentario non dà molte risposte, ma, ironicamente, offre molti spunti per domande sgradite ai più.

Leggi anche:



Sudan: donna condannata a lapidazione per adulterio

Appello per la sospensione della pena di Italians for Darfur

Una donna sudanese è stata condannata alla lapidazione per 'adulterio'. La sentenza è stata emessa il 13 maggio scorso dal tribunale penale di Ombada, nello stato di Khartoum nel Sudan centrale. La donna - stando a quanto denunciato da Amnesty International - si chiama Intisar Sharif Abdallah, ha 20 anni e la sentenza è stata emessa in base all'articolo 146 del codice penale sudanese del 1991.

Italians for Darfur lancia un appello per chiedere la sospensione della condanna.

Ecco il link per firmare: Petizione contro la pena di morte

Lezione sui diritti umani alla Scuola Superiore S. Anna

Antonella Napoli, giornalista e presidente di Italians for Darfur, relatrice unica alla conferenza di Pisa
Dalla crisi umanitaria in Darfur alla situazione geopolitica in Sudan dove si rischia un nuovo conflitto
Una lezione sui diritti umani in Sudan sarà l'occasione per fare il punto sulla situazione geopolitica nella regione e sulla crisi umanitaria in Darfur. Antonella Napoli, giornalista e africanista, presidente di Italians for Darfur, lunedì 4 giugno, sarà relatrice unica alla conferenza "Sudan, from the crisis in Darfur and Kordofan to the risk of a new clash between North and South" alla Scuola Superiore Sant'Anna (Aula 14, 0re 17) di Pisa organizzata dal Master of Arts in Human Rights and Conflict Management.
Dopo una lunga esperienza radiofonica e televisiva, Antonella Napoli passa alla carta stampata mantenendo sempre alto il baluardo della promozione e la difesa dei diritti umani.           
Vive per alcuni anni tra Londra, New York e Milano per poi stabilirsi a Roma, dove risiede e lavora. Presidente dell’associazione Italians for Darfur e membro dell'associazione Articolo 21, si occupa da anni di diritti umani, promuovendo campagne, eventi e iniziative istituzionali. Editorialista sulle questioni africane di importanti testate nazionali scrive, tra varie testate tematiche e non, per  'Vanity Fair', 'Limes' e 'Orizzonti'.                                        
Libano, Medio Oriente, India, Botswana, Uganda, Sudan e molti altri stati africani, i paesi in cui ha realizzato inchieste per denunciare emergenze democratiche e violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo. Il reportage realizzato da indipendente in Darfur è stato presentato al concorso “Ilaria Alpi”, edizione 2008.                                           
Negli ultimi anni ha passato molto del suo tempo in Sudan, paese che rischia una nuova guerra fratricida dopo la proclamazione dell'indipendenza del Sud Sudan nel luglio scorso - sancita con il referendum del 9 gennaio 2010 - e dove è in atto la crisi umanitaria più grave del mondo.
Roma, 2 giugno 2012