Il blog di Italians for Darfur

lunedì, novembre 18, 2013

Nuovi bombardamenti in Sudan: i nostri appelli ancora inascoltati

Riprendono i bombardamenti in Sudan e questa volta non ci fermiamo alla denuncia con le parole, ma rilanciamo un video che mostra gli orrori che le Forze armate sudanesi stanno compiendo in Sud Kordofan come in Darfur. ORA!!!
Si tratta del villaggio di Buram, sui Monti Nuba, che ieri è stato sottoposto a continui raid aerei. E' stato praticamente raso al suolo.
Pochi giorni prima, stesso modus operandi, l'area colpita El Abassiya. In quel caso le notizie erano state diffuse da Radio Dabanga: un aereo militare aveva sganciato tre bombe di cui una aveva colpito la scuola elementare 'Dar es Salaam' nel villaggio di Umm Marha che si trova nella parte occidentale di El Abassiya. Tra i morti almeno cinque bambini, mentre altri 20 piccoli sono rimasti feriti e trasportati all’ospedale della città. Anche in questo caso sono state distrutte case e interi allevamenti di bestiame sono andati in fiamme. Le Saf hanno bombardato anche altre aree nella stessa località, suscitando orrore e panico tra la popolazione di Umm Marha e dei villaggi della parte occidentale. In contemporanea si è aperto un ulteriore fronte di guerriglia in un'altra area strategica della regione, che ha spinto migliaia di civili in fuga dal Jebell Marra dove si sta consumando l'ennesimo combattimento tra i ribelli del Fronte Rivoluzionario del Sudan e le Forze Armate del Sudan.
I raid sono stati confermati anche dalla missione di pace congiunta dell'Onu e dell'Unione africana in Darfur (Unamid) che ha riferito di aver raccolto notizie sui bombardamenti aerei dai civili in fuga.
Dall'inizio dell'anno ad oggi oltre 140mila persone sono fuggite dal Sudan occidentale riportando a oltre due milioni gli sfollati interni, ai quali vanno aggiunti i 50mila rifugiati in Ciad.
Dieci anni dopo lo scoppio del conflitto e l’avvio di quella che venne definita la crisi umanitaria più grande del mondo, in Darfur si continua a morire e circa il 50 per cento della popolazione della regione è direttamente coinvolta nel conflitto che, nonostante
risoluzioni sul disarmo delle milizie, l’embargo sulle armi deliberato nel 2004 e un’imponente missione di caschi blu dell’Onu dispiegata sul territorio, prosegue nell'indifferenza della comunità internazionale.