Il blog di Italians for Darfur

martedì, dicembre 31, 2013

Il 2013 finisce male, così come era iniziato. Senza leadership forte, Africa alla deriva.

Il 2013 finisce male, così come era iniziato. Senza leadership forte, l'Africa rischia di avere anche un nuovo anno di sangue.
L'emancipazione africana e l'affrancamento dal neo-colonialismo dei Signori della Guerra passa, ineluttabilmente, dalla responsabilizzazione degli africani stessi.
L'atteggiamento paternalistico, anzi più correttamente "maternalistico", dell'uomo medio europeo o puramente assistenziale nei confronti del continente nero, è forse quanto di più deleterio possa esserci per la stabilità e la crescita degli africani. In sostanza, l'africano magro e povero continua ad essere un surrogato della coscienza collettiva, e le attenzioni caritatevoli ma non sostanziali che riceve ne viziano la condotta.
Quanto continua ad accadere in Sud Sudan e in Congo, ma altrettanto in Rep. Centro Africana e in Sud Kordofan e Darfur, l'implodere delle strutture sociali sotto le forze centrifughe delle comunità armate di matrice etnica o territoriale, ne sono ormai un chiaro esempio.
In Sud Sudan, il primo governo del nuovo Stato indipendente è messo sotto scacco dal movimento ribelle e golpista interno al Paese stesso, liberatosi dal controllo di Khartoum con il referendum del luglio 2011. L'Esercito Bianco guidato, sembrerebbe, dall'ex vice del Presidente Salva Kiir, Riek Machar, marcia verso il capoluogo dello Stato di Jonglei, lasciando dietro di sè una scia rossa: oltre 1000 morti e 180 mila sfollati dopo appena due settimane. In Congo si infiammano, invece, vecchi rancori interetnici e la convivenza precaria soccombe ancora una volta alle armi.
C'è un serio problema di leadership in Africa. E non verrà risolto da chi, proprio in questo vacuum di potere e controllo, può fare i migliori affari.

M.A.