Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, aprile 23, 2014

#ECOGRAFOANYALA, al via la campagna sui social network

Cari amici, 
parte oggi la campagna #ECOGRAFOANYALA su Twitter e Facebook, con il sostegno dei Negramaro, la band autrice della nuova colonna sonora dei Mondiali di calcio e che ha subito dato spazio al progetto "Un ecografo a Nyala" nel suo profilo Twitter.

Invitiamo anche voi a fare altrettanto, per dare più risalto al dramma della popolazione del Darfur. Le restrizioni, anche dal punto di vista alimentare e sanitario, imposte dal governo della capitale Khartum alle regioni periferiche del Sudan, continuano e si inaspriscono, nel più totale silenzio del resto del mondo. 

Italians for Darfur intende consegnare all'ospedale pubblico di Nyala un ecocolordoppler, unico nella regione, indispensabile per il supporto diagnostico strumentale agli ambulatori di internistica, ginecologia, cardiologia. 

Twittate: 
Nuovo progetto in di :sostieni il progetto . info donazioni

oppure scaricate il videospot dei Negramaro

http://www.paywithatweet.com/pay?id=37a026e2-4dab-4a6f-afcb-6c3da3f3a08f

Grazie, 
Italians for Darfur ONLUS
www.italiansfordarfur.it

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Un "#EcografoaNyala": il nuovo progetto di Italians for Darfur a tutela della popolazione del Darfur

Italians for Darfur ONLUS dona un ecocolordoppler a supporto degli ambulatori dell'ospedale pubblico di Nyala, Darfur (SUDAN), nell'ambito di un progetto di rilancio del presidio sanitario. Dona liberamente, devolvi il 5x1000 o iscriviti all'associazione per sostenere l'iniziativa. Info www.italiansfordarfur.it e info@italiansfordarfur.it


Italians for Darfur ONLUS, in collaborazione con la ONG sudanese “The National Group for Correcting the Track of Darfur Crisis”, insieme alla missione UNAMID (contingente di peacekeepers delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana in Darfur) ha avviato il progetto di riabilitazione dell'ospedale pubblico di Nyala.
All'interno della struttura è stato allestito un presidio sanitario diagnostico, unico in Darfur, accessibile liberamente alla popolazione della regione. Italians for Darfur ha contibuito con l'acquisto di un ecocolordoppler che ha permesso l'avvio di un ambulatorio disgnostico che garantirà assistenza gratuita a tutti i pazienti dei cinque stati del Darfur. Non esiste nessuna apparecchiatura del genere in tutta la regione.
ECOCOLORDOPPLER TOSHIBA completo di 4 sonde e stampante termica:
l'ecocolordoppler Toshiba acquistato dall'associazione Italians for Darfur Onlus è un'apparecchiatura multidisciplinare per esami ecografici-diagnostici completo di una sonda convex per esami addominali (fegato, reni, milza ecc.) ed esami ostetrici-ginecologici. Una sonda lineare per esami parti molli (tiroide, mammella, muscolo-scheletrica), esami vascolari. Una sonda sector per esami cardiologici e una sonda endocavitaria end-fire per esami endovaginali-endorettali (colonscopia). L'apparecchio è provvisto di stampante termica bianco/nero per la refertazione.

Fasi del progetto:
• Acquisto ecocolordoppler Toshiba
• Trasporto dall'Italia al Sudan, Nyala
• Formazione del personale sanitario
• Ricondizionamento dell'ambulatorio diagnostico
• Costo complessivo: 60 mila euro

Come sostenere il progetto
Puoi sostenere le campagne di Italians for Darfur ONLUS attraverso la scelta del 5x1000, codice fiscale: 97504520582 o con donazioni deducibili dal reddito su conto corrente:
BANCA ETICA
IBAN IT78W0501803200000000128424
intestato a Italians for Darfur Onlus, Via Mauriac 30, 00143 Roma (RM).
La tua iscrizione quale socio di Italians for Darfur ci permetterà di ricevere un sostegno costante nel tempo.
Altre modalità di sostegno alle nostre iniziative possono essere reperite nella home del sito internet http://www.italiansfordarfur.it e nelle pagine Facebook dell'associazione ITALIANS FOR DARFUR ONLUS.
In alternativa, scarica il video spot per il Sudan dei Negramaro, e donaci un Tweet o una condivisione Facebook: 


Info:
Dott.ssa Antonella Napoli
Presidente Italians for Darfur ONLUS
info@italiansfordarfur.it 
cell. 3473491157

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mercoledì, aprile 16, 2014

Alti ufficiali sudanesi denunciano: "Violenze delle Rapid Support Forces ormai intollerabili"

Il Ministro della Difesa sudanese Abdel-Rahim Mohamed Hussein ha incontrato ufficialmente le milizie della Rapid Support Forces (RSF) a El Fasher, capitale del Nord Darfur, lo scorso venerdi 11 aprile. 
Rilanciando la campagna contro i ribelli armati, il ministro ha voluto pregare però le RSF, riferiscono le stesse fonti governative, di adottare un comportamento esemplare dal punto di vista umanitario nei confronti degli ostaggi e dei cittadini del Darfur. 
Negli stessi giorni, il direttore del NISS, i servizi di sicurezza, Mohammed Atta, incontrava alti ufficiali dell'esercito, di origini darfuriane, che protestavano per i crimini, stupri e falcidazioni, commessi ripetutamente dalle RSF in Darfur. Una situazione intollerabile, ancora una volta, come in passato, ai danni dei più deboli del Darfur. 

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lunedì, aprile 14, 2014

"Rompere il silenzio per costruire la pace": 25 aprile a Roma, Giornata Mondiale per i diritti umani in Darfur



"Rompere il silenzio per costruire la pace", questo è il motto della campagna per i diritti umani di Italians for Darfur , associazione italiana che da anni è l'unica a rappresentare l'Italia a livello internazionale in favore delle popolazioni del Darfur e del Sudan, contro il silenzio dei media. 

Vi invitiamo tutti a partecipare al sit-in davanti all'Ambasciata del Sudan in Italia a Roma, insieme ai rifugiati del Darfur in Italia, il 25 Aprile prossimo. 

 Se volete, potete sostenere la nostra campagna e il progetto "Ecografo a Nyala" anche attraverso il 5x1000 (cf: 97504520582) o attraverso donazioni deducibili tramite il nostro sito www.italiansfordarfur.it. 

Per info: info@italiansfordarfur.it o cell. 3473491157

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domenica, aprile 06, 2014

Sospesi aiuti Onu nell'est Sudan: ne beneficiavano 6 milioni di persone

La decisione c'era stata annunciata dai nostri contatti Unamid a Khartoum e a El Fasher, poi è stata confermata dall'AP e da alcune agenzie di stampa italiane: il Sudan ha imposto alle Nazioni Unite di sospendere il programma di aiuti umanitari nato per fornire assistenza ai migliaia di rifugiati ai confini con l’Eritrea e l'Etiopia. Il governo sudanese chiede che tutte le parti coinvolte, dall’Onu alle autorita’ locali, rivedano il progetto “affinché possa raggiungere meglio i suoi obiettivi”. Circa 6 milioni di persone che vivono nelle zone più povere dell’est del Sudan beneficiano del programma, oltre il 18% della popolazione del Paese. “Ci e’ stato chiesto di interrompere il programma, in modo che si possa procedere a una valutazione congiunta dei lavori”, ha dichiarato Pontus Ohrstedt, membro del programma di sviluppo delle Nazioni Unite. Ma il timore, non solo nostro, è che l'imposizione di Khartoum nasconda ben altro.

venerdì, aprile 04, 2014

SUDAN, BASHIR TENTA L'ULTIMA CARTA PER LA RICANDIDATURA NEL 2015

Il presidente Omar Hassan lo aveva annunciato in Parlamento, il 2014 avrebbe segnato la fine di ogni forma di ribellione in Sudan, da stroncare con ogni mezzo possibile per dare un nuovo corso al Paese in vista delle elezioni presidenziali del 2015. Tornata elettorale di cui lui non dovrebbe essere protagonista. Almeno a detta dell'ex vice presidente sudanese Yousef al Haj Adam, estromesso dal governo a causa dello scontro in atto nel Partito del Congresso nazionale proprio sulla volontà della maggioranza di non ritenere opportuna una ricandidatura di Bashir al quale è stato ‘concesso’ di restare al potere fino al prossimo voto. L’ex numero due di Khartoum era stato il primo a ‘invitare’ l’Ncp e gli altri partiti sudanesi a cambiare la propria classe dirigente "portando avanti un cambio generazionale e lasciando spazio ai giovani". A lui si sono accodati molti altri e la possibilità che a concorrere alle presidenziali sia un volto nuovo appare alquanto concreta. Eppure l’attivismo degli ultimi mesi del presidente in carica, su cui pende un mandato della Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Sudan, è apparso a osservatori e analisti delle questioni sudanesi come un segnale contrastante. La scorsa settimana Bashir aveva ribadito la volontà del governo di voler completare il processo di pace in Darfur, ristabilendo nella regione lo ‘Stato di diritto’, parlando ai giornalisti a El Fasher durante una delle tappe del viaggio verso Um Jaras per partecipare alla conferenza di riconciliazione a cui hanno aderito gran parte delle forze politiche del Paese, tra cui il segretario generale del Partito del Congresso Popolare, Hassan Al Turabi, storico leader dell'opposizione, il vice presidente del Partito nazionale Umma, Fadallah Nasir e i rappresentanti di diversi partiti politici di minoranza. All'arrivo all'aeroporto di Um Jaras il presidente del Sudan è stato ricevuto dall'omologo ciadiano, Idriss Debby,con il quale ha tenuto una sessione a porte chiuse sulle relazioni bilaterali e gli sforzi in corso per rafforzare la pace al confine tra i due paesi, oltre alla ridefinizione del ruolo della forza congiunta tra Ciad e Khartoum. L’azione del generale giunto al potere nell’89 dopo un colpo di stato, non sembra affatto quella di un presidente pronto a farsi da parte. E il successo della conferenza di Um Jaras appare a molti come una carta da giocare per rivendicare ancora una volta la sua supremazia. Obiettivo del forum è quello di dare un forte impulso agli sforzi in corso per raggiungere la pace e la stabilità nel Darfur. Bashir ha evidenziato durante il suo intervento che “le conclusioni del forum porteranno buone notizie per tutto il popolo del Sudan”. In apparenza tutti i partecipanti hanno spinto per raggiungere un’intesa che dia stabilità al Sudan in generale e in particolare nel Darfur che permetta l’attuazione degli accordi di pace firmato in Qatar dal governo e una parte dei gruppi ribelli. La speranza di quanti hanno partecipato alla conferenza è che i non aderenti al Doha peace agreement possano finalmente sedersi al tavolo dei colloqui, fermando così i combattimenti ancora in corso in varie aree del Paese. La recrudescenza delle violenze registrata negli ultimi mesi lascia però poche speranze che esponenti dei movimenti che ancora non hanno abbandonato le armi possano decidere di trattare con il governo di Bashir. Soprattutto a fronte della ripresa delle scorribande dei janjaweed, i miliziani filoarabi colpevoli dei massacri in Darfur dal 2003 ad oggi. Pur cambiando denominazione, le Forze di Rapido Intervento, già impegnate nella repressione della ribellione in sud Kordofan e rientrate in Sud Darfur da metà febbraio, hanno mantenuto lo stesso feroce modus operandi. Sia la missione di peacekeeping dispiegata nella regione, Unamid, che organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch hanno confermato la ripresa delle attività paramilitari contro villaggi Fur e Zaghawa: dopo i bombardamenti, le milizie si scagliano su larga scala su proprietà e civili, causando, solo nelle ultime settimane, centinaia di vittime e oltre 45.000 sfollati, 200.000 dall'inizio dell'anno tra Jebel Marra e Nord Darfur. La via per la riconciliazione è dunque ben lontana dall'essere imboccata. Articolo pubblicato in contemporanea su Limesonline il 4 aprile 2014

L'ONU cambia le priorità di UNAMID. missione che impegna 1,3 miliardi di dollari all'anno

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una nuova risoluzione sulla missione di sicurezza in Darfur (UNAMID), alla luce del deterioramento della situazione nella regione. Cambiano le priorità sulla carta, ma non ci si aspetta grandi risultati.

La missione, infatti,  è la seconda al mondo, tra le forze di peace-keeping ONU,  per costi e risorse impegnate, circa 1,3 miliardi di dollari ogni anno, ma dal 2007 è stata spesso oggetto di critiche per i limiti del suo mandato.

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