Il blog di Italians for Darfur

domenica, gennaio 11, 2015

Sudan: ONU pronta al ritiro dal Darfur

Il mondo e le celebrità di Hollywood non parlano più di Darfur e anche l'ONU alza bandiera bianca. 

Sotto intensa pressione del governo del Sudan e a dispetto di una recrudescenza dei combattimenti che hanno provocato un nuovo, massiccio esodo di profughi, le Nazioni Unite stanno studiando un radicale dimensionamento delle operazioni dei caschi blu. 

Con un budget annuale di 1,4 miliardi di dollari all'anno, la missione in Darfur, Unamid, è la più costosa dell'Onu. Un piano allo studio prevede di limitare il peacekeeping alla sorveglianza dei campi profughi. L'ipotesi è emersa sul New York Times, dopo che il Sudan ha annunciato l'espulsione di due alti funzionari dell'UNDP - un'azione criticata come "inaccettabile" dal segretario generale Ban Ki-moon - e mentre il procuratore capo della Corte Penale Internazionale (Cpi), Fatou Bensouda, ha fatto sapere di aver sospeso il processo di genocidio contro il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, alla luce del mancato sostegno internazionale agli sforzi per ottenerne l'arresto. 

Sono tre sviluppi che "mettono in luce i limiti dell'attenzione internazionale", osserva il New York Times: la crisi in Darfur è stata eclissata da altre esplosioni di violenza nel mondo, dalla Siria al Sud Sudan, dall'Ucraina al Centrafrica alla catastrofe del'epidemia di Ebola in Africa Occidentale. Quando venne creata nel 2008 congiuntamente con l'Unione Africana (Ua), la missione di pace in Darfur era la più vasta delle Nazioni Unite con 20 mila caschi blu, ridotta successivamente di 4.000 uomini. Il Consiglio di Sicurezza e l'UA decideranno nei primi mesi dell'anno il ridimensionamento a dispetto della ripresa degli scontri tra gruppi ribelli e le famigerate milizie "janjaweed" filo-governative, che hanno costretto 475 mila persone la lasciare le loro case nel solo 2014. 

Le Nazioni Unite sostengono adesso che le loro forze sono costantemente sotto attacco e che è difficile continuare a operare come missione di pace senza la benedizione del governo del Sudan, mentre alcune unità che non hanno reso a dovere potrebbero essere eliminate: "Al cuore della missione è la protezione dei civili e che una riduzione del contingente non abbia effetti su questo computo", ha detto al NYT il sottosegretario al peacekeeping Hérvé Ladso.

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