Il blog di Italians for Darfur

venerdì, gennaio 20, 2017

SUDAN, RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUGLI ATTACCHI PER MOTIVI POLITICI AGLI STUDENTI DEL DARFUR

In un rapporto pubblicato oggi, Amnesty International ha sollecitato il governo del Sudan a porre fine agli attacchi per motivi politici, in alcuni casi con esiti mortali, nei confronti degli studenti del Darfur, in corso da tre anni.

Italians for Darfur ha documentato più volte negli ultimi tre anni ed in quelli precedenti tali violazioni contro gli studenti in Darfur.

"A partire dal 2014 decine di studenti sono stati uccisi, feriti o espulsi dalle università per aver organizzato manifestazioni o aver denunciato le violazioni dei diritti umani in Darfur", ha dichiarato Muthoni Wanyeki, direttore di Amnesty International per l'Africa orientale, il Corno d'Africa e la regione dei Grandi laghi.

"Questa ondata di attacchi è in continuità con quanto accade dal 2003, anno dell'inizio del conflitto in Darfur. Si tratta di attacchi intenzionali e vergognosi, totalmente inaccettabili, che devono finire al più presto", ha aggiunto Wanyeki.

Secondo il rapporto di Amnesty International, la maggior parte degli attacchi è portata avanti dagli agenti dei servizi nazionali per la sicurezza e l'intelligence (Niss) e dagli studenti legati al Partito del congresso nazionale, al potere, spesso chiamati "Unità per il jihad".

Il 31 gennaio 2016 agenti del Niss appoggiati da studenti filo-governativi hanno disperso con violenza un seminario presso l'Università di El Geneina (la capitale del Darfur occidentale) organizzato da studenti affiliati al Movimento per la liberazione del Sudan / Abdul Wahid Al Nur (Slm/Aw), un gruppo armato di opposizione. Uno studente, Salah al-Din Qamar Ibrahim, è stato ucciso e altri sono rimasti gravemente feriti. Secondo un testimone oculare, Qamar è stato colpito alla testa da un agente della sicurezza con una sbarra d'acciaio e poi col calcio di un fucile.

Salma (per ragioni di sicurezza, la sua identità è tenuta nascosta), esponente dell'Associazione delle studentesse del Darfur dell'Università di Khartoum, è stata arrestata due volte nel 2014 per aver protestato contro l'espulsione delle studentesse darfuriane dai loro alloggi universitari. A marzo, in occasione del primo arresto, è stata insultata, picchiata con bastoni, manganelli, tubi di gomma e calci di fucile e torturata con la corrente elettrica. La seconda volta, a ottobre, è stata drogata e stuprata da quattro agenti della sicurezza.

"Quando mi sono risvegliata, mi sono ritrovata nuda su un letto. I quattro agenti mi guardavano e poi uno di loro mi ha mostrato le riprese video dello stupro", ha raccontato ad Amnesty International dall'esilio.

Un altro studente, Abdel, è stato arrestato nel gennaio 2016 all'Università di El Geneina quando agenti della sicurezza e studenti filo-governativi muniti di bastoni, coltelli e armi automatiche hanno disperso una protesta pacifica.

"Sono stato picchiato senza pietà con un tubo di plastica su ogni parte del corpo", ha raccontato.
Per realizzare il rapporto, tra ottobre 2015 e ottobre 2016 i ricercatori di Amnesty International hanno condotto 84 interviste: a 52 studenti di 14 università di tutto il Sudan e ad altre 32 persone tra cui avvocati, attivisti, giornalisti e docenti universitari.

Nella maggior parte dei casi, gli studenti intervistati si trovavano all'estero, dove sono stati costretti a
riparare per terminare gli studi dopo che erano stati espulsi dalle università o perseguitati in altro modo dalle autorità sudanesi.

Alcuni di loro hanno riferito che i loro aggressori li accusavano di appoggiare i gruppi armati che si oppongono al governo, accusa da loro negata. Altri hanno dichiarato di essere stati presi di mira per aver rivendicato la piena attuazione del provvedimento di esonero dalle tasse universitarie per gli studenti darfuriani, deciso dal governo durante i negoziati di pace coi gruppi armati del Darfur nel 2006 e nel 2011.

"La soppressione dei diritti alla libertà di espressione e di associazione degli studenti darfuriani, così come l'interruzione della loro carriera universitaria, non possono essere tollerate. Il governo deve svolgere indagini esaustive e portare di fronte alla giustizia i responsabili degli attacchi, assicurare rimedi effettivi alle vittime e il pieno accesso alla riparazione", ha sottolineato Wanyeki.

"Il governo deve inoltre prendere provvedimenti per ridurre i poteri senza restrizione di arresto e detenzione da parte delle agenzie d'intelligence e istituire un meccanismo giudiziario per supervisionare il loro operato e porre fine ai loro gravi abusi di potere", ha concluso Wanyeki.

Ulteriori informazioni

Tredici anni dopo l'inizio del conflitto in Darfur, le forze di sicurezza sudanesi continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani.

In una nuova offensiva lanciata nel 2016 contro i gruppi armati dell'opposizione nella regione del Jebel Marra, le forze governative hanno compiuto uccisioni di massa, hanno costretto alla fuga oltre 160.000 persone e hanno fatto probabilmente ricorso alle armi chimiche.

Nel 2005 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deferito la situazione del Darfur alla Corte penale internazionale e nel 2009 il presidente sudanese Omar al Bashir è stato incriminato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Sette anni dopo, resta a piede libero.

Le agenzie sudanesi di sicurezza hanno preso di mira gli studenti darfuriani usando il conflitto armato sia come scusa sia per nascondere le violazioni dei diritti umani nei loro confronti.

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