Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, febbraio 04, 2009

Emergenza Muhajiriya: attendiamo le azioni del Governo

Abbiamo lanciato l'allarme, ora attendiamo le azioni del Governo
Nuova audizione alla Camera: garantito l'impegno dei parlamentari

Nel giorno in cui i combattimenti nella regione di Muhajeria, nel Darfur del Sud, hanno causato almeno 30 morti, denunciavamo alla Commissione Esteri, nell'ambito dell'indagine conoscitiva del Comitato per i diritti umani, il rischio che corrono i 30mila abitanti della città e di tutta l'area.
Le nostre fonti ufficiose sono state confermate ufficialmente dall'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, il quale esprimendo preoccupazione per il "peggioramento della situazione nella regione, dove dal 15 gennaio scorso sono ripresi i combattimenti tra le truppe governative e i ribelli del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem)".
L'Unamid ha confermato che ieri, le forze di sicurezza sudanesi hanno bombardato una zona periferica della città di Muhajeria, causando almeno 30 vittime.
Vi segnalo l'Ansa di ieri che ha riportato un resoconto dell'audizione che abbiamo promosso e organizzato e alla quale hanno partecipato altre organizzazioni che si occupano di Darfur.
Teniamo alta la guardia.
Antonella
DARFUR: ONG ALLA CAMERA, 30.000 CIVILI A RISCHIO NEL SUD

(ANSA) - ROMA, 3 FEB - La situazione in Darfur sta peggiorando e ci sono almeno 30.000 persone in pericolo nel sud della regione sudanese, a causa delle rappresaglie del governo contro i ribelli. Lo hanno denunciato le organizzazioni non governative presenti in Darfur in un'audizione al Comitato permanente sui diritti umani, in Commissione Esteri della Camera.
Delle 30.000 persone a rischio almeno 9.000 sono allo sbando perche' i campi sono stracolmi, ha spiegato Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur. Il governo sudanese, ha aggiunto, ha chiesto alla forze dell'Unamid (la missione congiunta Onu-Unione Africana) di lasciare l'area di Muhajiriya, ''perche' sta per scattare una rappresaglia di amplissimo raggio'' contro i ribelli del Movimento Giustizia ed Eguaglianza (Gem). ''Muhajirya rischia di diventare una nuova Srebrenica'', ha avvertito Napoli. "Negli ultimi due mesi - ha proseguito Napoli - secondo un portavoce dei ribelli che controllano l'are a circa duecento persone avrebbero perso la vita a causa degli scontri. Gravi anche le conseguenze logistiche e umanitarie per la popolazione. Almeno 30.000 residenti a Muhajiriya, una delle piu' grandi citta' del Sud Darfur, sono a rischio di nuovi attacchi. I rappresentanti di Ocha, il coordinamento delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, parlano di oltre novemila civili che hanno lasciato i propri villaggi per cercare rifugio tra le regioni del Sud Darfur e del Nord Darfur. La situazione, quindi, e' di estrema gravita' soprattutto se si tiene conto degli avvertimenti del governo sudanese ai vertici dell'Unamid.
Khartoum ha 'consigliato' ai peacekeeper di lasciare Muhajiriya se non vogliono essere coinvolti nella rappresaglia che l'esercito sudanese si appresta ad attuare nell'area".
A proposito della grave situazione nella citta' oggi da Ginevra e' arrivato anche l'appello dell'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Navi Pillay. Gli scontri scoppiati il 15 gennaio ''stanno avendo un impatto estremamente preoccupante sulla gia' terribile situazione umanitaria dei civili di Muhajiriya'', ha detto Pillay.
Suleiman Ahmed, rappresentante dei rifugiati del Darfur in Italia, ha evocato il dramma della Somalia, sottolineando che la stessa popolazione del Darfur sta bombardando la propria terra.
Secondo Ahmed le emergenze principali per la popolazione sono la mancanza di scuole, ''9.700 ragazzi senza istruzione'' e di acqua.
Oltre all'aspetto umanitario durante l'audizione si e' toccata anche la questione Tribunale penale
internazionale. Per superare la crisi in Darfur e' necessario rilanciare l'azione della Corte Penale Internazionale dell'Aja (Cpi). Lo hanno infatti chiesto le organizzazioni presentiin Darfur
durante l'audizione.
A meta' febbraio dovrebbe scattare il mandato d'arresto da parte del Cpi nei confronti del presidente sudanese Omar Hassan al Bashir per crimini di guerra, ha annunciato Luisa Mascia
dell'organizzazione Coalition for the International Criminal Court. Tuttavia, ha aggiunto David Donat Cattin (Parlamentarians for Global Action), l'azione del Cpi in Darfur ''e' ostacolata da un vasto fronte di Paesi arabi, africani e asiatici, tra cui la Cina, favorevoli a Bashir'' per interessi politico-economici.
Donat Cattin ha auspicato si applichi interamente la risoluzione 1593 dell'Onu, che tre anni fa ha affidato al Cpi la giurisdizione sul Darfur. Poi ha chiesto sanzioni individuali per i ''criminali di guerra'', che attacchino i loro patrimoni all'estero.
Nino Sergi di Intersos ha criticato il ''crescente disinteresse degli Stati'' per il conflitto in Sudan, ha definito l'Italia ''assente'' nella regione, ed ha sottolineato che ''bisogna agire sulle cause della guerra, cioe' la lotta per accaparrarsi le scarse risorse naturali''. Per Sergi, quindi, una missione militare deve essere accompagnata da una missione civile che rimetta in piedi il tessuto economico dell'area.
(ANSA).

ML
03-FEB-09 14:45 NNNN

ML-XBV
03-FEB-09 14:26 NNNN

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