Il blog di Italians for Darfur

giovedì, febbraio 04, 2010

Nuova istruttoria della Corte penale internazionale

COMUNICATO STAMPA


Sudan: si ponga fine a 'querelle' su genocidio, si garantisca giustizia al Darfur


"L'eterna querelle sul 'genocidio sì, genocidio no' ha ormai raggiunto livelli grotteschi".
E' quanto su legge in una nota di 'Italians for Darfur', organizzazione promotrice della campagna per la difesa dei diritti umani in Sudan. "I giudici d'appello del Tribunale penale internazionale dell'Aja - prosegue la nota - hanno annullato la decisione della Corte che aveva respinto la richiesta di incriminare il presidente sudanese Omar Hassan al- Bashir, già ritenuto responsabile di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, anche per genocidio. Il reato più grave non venne contestato per insufficienza di prove. Non bastarono i 90mila morti sotto le bombe dell'esercito di Khartoum e degli attacchi incendiari dei Janjaweed (le sole milizie avrebbero trucidato 35mila tra Fur, Masalit e Zaghawa) e le oltre 200mila vittime della crisi umanitaria scaturita dal conflitto, che negli ultimi sette anni é andata sempre peggiorando fino a cristallizzarsi nell'inefficacia di oggi degli aiuti sul campo. In quell'occasione le contestazioni del procuratore Moreno Ocampo furono ritenute eccessive. Oggi i giudici d'appello affermano che l'esclusione di quel reato e delle relative prove fu 'un errore giuridico'. E noi ci chiediamo: fu errore giuridico o politico?". "Che il termine 'genocidio' abbia sempre destato forti imbarazzi - sottolinea Italians for Darfur - anche in quanti non abbiano mai negato né contestato le responsabilità del presidente sudanese, é ormai fatto noto. Il dubbio che il 'clima' pre emissione del mandato di arresto abbia 'influenzato' la decisione della Corte é dunque giustificato. "Ci auguriamo che i giudici chiamati ora a stabilire se aggiungere il reato di genocidio alle accuse - conclude la nota dell'associazione - che già includono sette capi d'imputazione per crimini di guerra e contro l'umanità, tra i quali omicidio, sterminio, tortura e stupro, possano esprimersi serenamente e riescano a porre fine a questa assurda querelle avviando così un percorso che porti a una vera giustizia per il popolo 'martire' del Darfur”.