Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, dicembre 14, 2011

Dal Darfur, restiamo umani

Ciao a tutti,
il mio nome è Paola. Da adesso e per i prossimi mesi leggerete i miei post in diretta (per quel che potrò..condizioni e agevolazioni permettendo) dal Darfur. Tra qualche settimana i miei piedi solcheranno questa terra martoriata e devastata dall'inumano agire quotidiano di barbarie e atrocità. Starò in Darfur, in particolare nel campo per sfollati interni (IDPs è la sigla che userò per identificarli nei miei post) dal nome ZamZam Camp situato a circa 15 chilometri da El Fashir, capitale del Nord Darfur. Il mio compito sarà fornire assistenza quotidiana alle vittime più indifese di questa tragedia umanitaria che prende il nome Darfur: i bambini. Non posso ancora raccontarvi nulla del Darfur in quanto sono ancora in Italia, ma a breve il capitolo si aprirà.
Intanto, poichè credo che le tragedie dimenticate sono tante e troppe, inizio col lasciarvi una testimonianza seppur breve che viene da un altro luogo del mondo dove sono stata di recente e dove ho appreso con triste violenza di quel che si consuma ogni giorno tra quegli ulivi: vi parlo della Striscia di Gaza.
Dopo che la polvere di Mubarak è stata apparentemente spezzata via dal vento della rivoluzione egiziana, si è palesata una qualche possibilità di entrare a Gaza tramite il Valico di Rafah; e così è stato...dopo anni di desideri e di voglia d guardare negli occhi quelle anime di cui leggevo dolore e disperazione, ce l'ho fatta e sono entrata a Gaza. Inutile dirvi che è stata una gioia e una commozione inenarrabile riuscire a solcare quella terra devastata dai crateri che Piombo Fuso ha lasciato e che l'occupazione militare quotidiana continuano a strangolare. Ma la gente di Gaza resiste ogni giorno. La loro sopravvivenza è faccia della stessa medaglia della loro battaglia quotidiana: i contadini provano con tutte le loro forze, a dispetto dei cecchini, a coltivare le loro terre nell'inferno della buffer zone; i pescatori continuano, a dispetto della marina militare israeliana che sperona le loro navi a raccogliere i frutti che quel mare buono continua a dargli. Le donne continuano a mettere al mondo e crescere i loro figli, unica arma a disposizione per urlare che Gaza e la Palestina tutta esiste e continua e continuerà a resistere.
A Gaza tutto ha un altro odore, un altro sapore, un altro colore... la luna a Gaza è più bella e più grande. La luna è la compagna delle notti insonni che i bombardamenti rendono atroci. Le luci delle bombe vorrebbero offuscare quella luna, ma non ci riescono, lei è sempre là più luminosa e più bella che mai. A Gaza la spiaggia è una distesa di sabbia bianca inumidita da quelle onde leggere di quel mare che lascia un odore che ti riempie le narici e che ti si appiccica addosso. I veli delle donne salutano il cielo al tramonto e ridipingono i volti dei fratelli e dei compagni che ogni giorno vengono assassinati ingiustamente, figli di crudeli atrocità.
La lotta per una Palestina libera è una lotta che lega a doppio filo tutte le lotte del pianeta. Il Darfur e la sua gente camminano a braccetto con la Palestina. La mia voce e i miei racconti proveranno a dar voce a chi non ne ha tanta da poter urlare la propria disperazione a farla arrivare fin qui dalle tende in cui sono costretti a restare. Il campo è una grande prigione dove le radici, le famiglie, il senso di comunità fanno fatica a restare in piedi, predomina la violenza che ogni giorno continua a consumarsi. In Darfur, credo, che gli occhi al mattino si aprono dopo aver temuto per una lunga notte..dopo che la paura del buio, degli spari, dei fucili, del fuoco, delle violenze, delle urla, dei massacri, lasciano spazio ad un pò di luce che sembra solo una lampada al neon che il secondino di turno accende al prigioniero chiuso in isolamento. Il campo è un grande assembramento di anime isolate dalle loro radici, comunità, affetti, trame quotidiane di una vita vissuta per alcuni e ancora abbondantemente da vivere per molti altri e altre.
Sto solo lentamente immaginando lo scenario a cui i miei occhi dovranno abituarsi.
A presto... e in ricordo di Vittorio, ucciso a Gaza, ho deciso di intitolare i miei post Dal Darfur, restiamo umani... perchè dovunque e comunque rimanere umani è l'unica arma per combattere tutte le guerre e tutte le atrocità.

Etichette:

1 Comments:

  • In bocca al lupo!
    Riabbraccia il Darfur... mi manca.
    anna

    By Anonymous Anonimo, at 4:03 AM  

Posta un commento

<< Home