Il blog di Italians for Darfur

sabato, novembre 03, 2012

Si riaccende il conflitto in Darfur, noi saremo lì

Tredici morti in un villaggio del Nord, sale la tensione fra le etnie

Riprendono le violenze in Darfur. Nelle ultime ventiquattro ore si sono susseguiti vari scontri e attacchi nei villaggi nel nord della regione del Sudan in guerra dal 2003. Dalle prime notizie diffuse da Suna, l'episodio più grave si è verificato q 30 km a sud-est di Al-Facher, capitale dello Stato del Nord del Darfur.
Un gruppo di ribelli ha attaccato il villaggio di Sigili e ucciso tredici persone.
L'agenzia sudanese, che cita una fonte locale che per motivi di sicurezza ha chiesto di non essere citatata, ha parlaro di violenze tribali che hanno visto contrapposte milizie locali e sudanesi di etnia Zaghawa.

PS. Alla vigilia della mia partenza per il Sudan non sono notizie tranquillizzanti ma questo non mi fermerà di certo. Vi terrò aggiornati. Intanto un caro saluto a tutti voi che ci seguite e supportate con affetto!

2 Comments:

  • L’arte della guerra
    L’arma del silenzio mediatico
    Manlio Dinucci

    Si dice che il silenzio è d’oro. Lo è indubbiamente, ma non solo nel senso del proverbio. È prezioso soprattuttto come strumento di manipolazione dell’opinione pubblica: se sui giornali, nei Tg e nei talk show non si parla di un atto di guerra, esso non esiste nella mente di chi è stato convinto che esista solo ciò di cui parlano i media.
    Ad esempio, quanti sanno che una settimana fa è stata bombardata la capitale del Sudan Khartum? L’attacco è stato effettuato da cacciabombardieri, che hanno colpito di notte una fabbrica di munizioni. Quella che, secondo Tel Aviv, rifornirebbe i palestinesi di Gaza. Solo Israele possiede nella regione aerei capaci di colpire a 1900 km di distanza, di sfuggire ai radar e provocare il blackout delle telecomunicazioni, capaci di lanciare missili e bombe a guida di precisione da decine di km dall’obiettivo.
    Foto satellitari mostrano, in un raggio di 700 metri dall’epicentro, sei enormi crateri aperti da potentissime testate esplosive, che hanno provocato morti e feriti. Il governo israeliano mantiene il silenzio ufficiale, limitandosi a ribadire che il Sudan è «un pericoloso stato terrorista, sostenuto dall’Iran». Parlano invece gli analisti di strategia, che danno per scontata la matrice dell’attacco, sottolineando che potrebbe essere una prova di quello agli impianti nucleari iraniani.
    La richiesta sudanese che l’Onu condanni l’attacco israeliano e la dichiarazione del Parlamento arabo, che accusa Israele di violazione della sovranità sudanese e del diritto internazionale, sono state ignorate dai grandi media. Il bombardamento israeliano di Khartum è così sparito sotto la cappa del silenzio mediatico.
    Come la strage di Bani Walid, la città libica attaccata dalle milizie «governative» di Misurata. Video e foto, diffusi via Internet, mostrano impressionanti immagini della strage di civili, bambini compresi. In una drammatica testimonianza video dall’ospedale di Bani Walid sotto assedio, il Dr. Meleshe Shandoly parla dei sintomi che presentano i feriti, tipici degli effetti del fosforo bianco e dei gas asfissianti. Subito dopo è giunta notizia che il medico è stato sgozzato.
    Vi sono però altre testimonienze, come quella dell’avvocato Afaf Yusef, che molti sono morti senza essere colpiti da proiettili o esplosioni. Corpi intatti, come mummificati, simili a quelli di Falluja, la città irachena attaccata nel 2004 dalle forze Usa con proiettili al fosforo bianco e nuove armi all’uranio. Altri testimoni riferiscono di una nave con armi e munizioni, giunta a Misurata poco prima dell’attacco a Bani Walid.
    Altri ancora parlano di bombardamenti aerei, di assassinii e stupri, di case demolite con i bulldozer. Ma anche le loro voci sono state soffocate sotto la cappa del silenzio mediatico. Così la notizia che gli Stati uniti, durante l’assedio a Bani Walid, hanno bloccato al Consiglio di sicurezza dell’Onu la proposta russa di risolvere il conflitto con mezzi pacifici.
    Notizie che non arrivano, e sempre meno arriveranno, nelle nostre case. La rete satellitare globale Intelsat, il cui quartier generale è a Washington, ha appena bloccato le tramissioni iraniane in Europa, e lo stesso ha fatto la rete satellitare europea Eutelsat. Nell’epoca dell’«informazione globale», dobbiamo ascoltare solo la Voce del Padrone.

    (il manifesto, 30 ottobre 2012)

    By Anonymous LR, at 7:13 AM  

  • Bel pezzo, grazie della segnalazione

    By Blogger Ufficio stampa Italians for Darfur, at 7:27 AM  

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