Il blog di Italians for Darfur

sabato, ottobre 26, 2013

Sit-in e petizione contro gli accordi Italia - Sudan

Giovedì pomeriggio insieme ai rifugiati sudanesi in Italia abbiamo consegnato una petizione ad alcuni parlamentari ai quali abbiamo chiesto di fare pressione sul governo italiano affinché subordini gli accordi commerciali ed economici con il Sudan al rispetto dei diritti
umani e alla cessazione di ogni violenza e repressione nel Paese, a Khartoum come in Darfur, sui Monti Nuba come nello stato del Blu Nile.
Al sit-in organizzato davanti alla Camera dei Deputati ci hanno raggiunto il presidente del Comitato per i Diritti umani della Camera, Sergio Marazziti, gli onorevoli Lia Quattropelle e Khalid Chaouki del Pd, l'onorevole Emanuele Scagliusi e il vicepresidente della Commissione Esteri di Montecitorio, l’onorevole Alessandro Di Battista, del M5S.

La petizione, firmata non solo da noi di Italians for Darfur ma anche da Articolo 21, Tavola della Pace, Comboniani e molti altri, denuncia disinteresse delle
istituzioni e dell’opinione pubblica verso le crisi dimenticate come il Darfur che costringono tanti di loro a fuggire dai paesi di
origine dilaniati da conflitti e crisi umanitarie.
Durante l’incontro gli esuli africani hanno evidenziato come molti di loro non hanno ancora lo status riconosciuto di rifugiato e vivono una esistenza al limite della sopravvivenza, in alloggi di fortuna e senza avere la sicurezza di un pasto quotidiano.


La petizione, che e’ stata consegnata anche alla presidente della Camera Laura Boldrini e
inviata alle altre figure istituzionali del Paese, ha già raccolto centinaia di firme.



Di seguito il testo della petizione e il link per firmarla:

Il Presidente del Sudan Omar al-Bashir, accusato dalla Corte penale internazionale di Crimini di guerra e crimini contro l'umanità, da 20 anni massacra tutte le comunità che si oppongono al suo regime. E ora sta succedendo di nuovo: a meno che non riusciremo a fermarlo una volta per tutte.
In questo momento sta bombardando donne e bambini delle montagne di Nuba come in Darfur, mentre le sue milizie stanno andando porta a porta a sgozzare intere famiglie. Per decenni, i leader di tutto il mondo hanno vergognosamente permesso ad al-Bashir di portare avanti la sua inenarrabile brutalità, così da garantirsi l’accesso ai vasti giacimenti di petrolio del regime. Ma questa settimana le cose stanno cambiando: il Sudan si sta dividendo, l’inflazione e i prezzi alimentari sono alle stelle, e il potere di Bashir è ai minimi storici.
Vogliamo mandare un messaggio forte ai nostri leader, è arrivato il momento di dire basta e che chiediamo di mettere fine ora alla loro vergognosa inerzia: devono arrestare questo mostro, imporre sanzioni significative al suo regime e proteggere il popolo del Sudan contro il genocidio. Consegneremo la petizione ai membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU non appena avremo raggiunto le 300.000 firme.
Le montagne di Nuba sono sotto assedio. Nel 1990 al-Bashir ha sterminato un’intera generazione di uomini, donne e bambini della zona, e ora vuole sferzare un nuovo attacco contro i sopravvissuti. Ma fra qualche giorno il martoriato Sud Sudan otterrà finalmente l’indipendenza, insieme a gran parte del petrolio che al-Bashir utilizza per comprare l’accondiscendenza internazionale ai suoi efferati crimini. Bashir sta anche fronteggiando le manifestazioni pro-democrazia, un’economia a terra, e relazioni tese con il protettore di sempre, la Cina. Questo è il momento migliore che abbiamo da decenni per organizzare l’azione internazionale necessaria per mettere fine al sanguinario regime di Bashir.
Forti sanzioni internazionali, un piano globale concertato per arrestare al-Bashir e gli altri condannati dalla Corte penale internazionale e un impegno stringente per proteggere il popolo sudanese da ulteriori crimini contro l’umanità, manderebbero un segnale inequivocabile ad al-Bashir che la partita è chiusa, indebolirebbero la sua posizione all’interno del regime e mostrerebbero alla popolazione sudanese che l’impunità per i suoi crimini è finita. I Sudanesi – nel Sud, nel Darfur, a Nuba, e in molti altri posti – hanno aspettato fin troppo a lungo perché il mondo si mettesse dalla parte dell’umanità e della giustizia. Mettiamoci ora dalla loro parte:
La disperazione e il terrore delle donne e dei bambini di Nuba per noi è quasi impossibile da immaginare, come il dramma del Darfur prima di loro. E’ un’enorme macchia sulla coscienza del mondo intero che non abbiamo fatto il necessario per fermare il regno del terrore di al-Bashir. Mettiamo fine a quel regno ora, con un grido enorme ai governi per agire.