Il blog di Italians for Darfur

giovedì, ottobre 25, 2018

"Crescere a pane e acqua"? Anche questo è un lusso in Darfur, secondo le Nazioni Unite

Il 22 ottobre scorso è stato diffuso il nuovo rapporto delle Nazioni Unite sulla Missione UNAMID in Sudan, che da anni è dispiegata nelle desolate sabbie del Darfur e si appresta ad una rimodulazione delle sue forze e dei compiti.

Ciò che colpisce è il perdurare della grave carenza di beni di prima necessità, a tal punto, si legge nel rapporto, che la crisi economica e le misure di austerità, insieme alle forti piogge torrenziali seguite alla siccità del 2017, hanno fatto scarseggiare anche il pane. Si spera che i prossimi raccolti possano essere migliori e le risorse più accessibili, con un netto miglioramento nei prossimi mesi.


 Ben 2300 persone hanno dovuto lasciare i propri villaggi a causa degli smottamenti idrogeologici, e si aggiungono agli oltre 20.000 sfollati scampati agli scontri armati tra forze governative e ribelli (ALS-AW) nel massiccio del Jebel Marra.  Alcune migliaia di civili sono stati inseriti in programmi di reinserimento abitativo a cura del Governo e delle Nazioni Unite.

Purtroppo, si legge, alla missione congiunta ONU-Unione Africana è stato negato più volte il permesso di verificare le condizioni della popolazione del Jebel Marra, soprattutto nel sud e nell'est della regione, martoriata da pesanti scontri dei militari con le forze ostili al governo, in particolare nei centri di Feina, Gur Lambung, Kebe, Leiba, Narglah, e Golol. 

Il decennale percorso di pacificazione dell'area è quindi ancora lontano dalla sua meta: è "a un punto morto" afferma laconico il capo della Missione UNAMID,  M. Jeremiah N. Mamabolo. 


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