Il blog di Italians for Darfur

venerdì, novembre 02, 2018

Continuano repressioni e arresti di giornalisti in Sudan

Nella giornata dell’End impunity for crime against journalists promossa dall’Unesco non potevano fare a meno di ricordare quanto permeante sia in Sudanr la censura nei confronti della libertà di stampa e le continue intimidazioni e repressioni verso gli operatori dell’informazione.
Come vi abbiamo raccontato in questi mesi non c’è giorno in cui non ci sia un’azione contro esponenti dei media bersagliati  da incursioni nelle redazioni, sequestri, arresti e interrogatori che spesso durano ore. 
Tra gennaio e ottobre, secondo Amnesty International, ne sono stati arrestati almeno 15 mentre l’intera tiratura di 10 quotidiani è stata confiscata in almeno 27 occasioni: ad al Jareeda, uno dei pochi quotidiani indipendenti rimasti in vita, è accaduto ben 13 volte.
Di seguito il bollettino degli episodi dell’ultimo mese.
Il 16 e il 23 Osman Merghanie, Maha Al Telib, Lina Ygoub, Ashraf Abdel Aziz e Shamel Al Nour sono stati convocati negli uffici della procura per la sicurezza dello stato e interrogati su un incontro avuto all’inizio del mese con una delegazione dell’Unione europea e con diplomatici europei e statunitensi. I cinque giornalisti sono stati “rimproverati” di aver danneggiato la reputazione del paese e di aver commentato coi loro interlocutori la proposta di legge sulla stampa e le pubblicazioni prima che diventasse legge.
Il 29 Zine El Abeen Al-A’jab, ex direttore del quotidiano al Mustagila, è stato condannato a pagare una multa di 5000 sterline sudanesi (104 dollari) per evitare un mese e mezzo di carcere. È stato giudicato colpevole di “diffusione di informazioni false” per aver denunciato che il Sudan fornisce supporto allo Stato islamico e che nel 2015 ha ricevuto fondi dal Qatar.
Ashraf Abdel Aziz, direttore del bersagliatissimo al Jareeda, è stato interrogato per la seconda volta nel giro di poche settimane. A marzo era stato condannato a una multa di 35.000 sterline sudanesi(circa 740 dollari) per aver raccontato una storia di corruzione governativa.
Maha Al Telib la convocazione per interrogatori è toccata tre volte nel corso dell’anno. Di volta in volta, le è stato chiesto di rendere conto di articoli sulla presenza dello Stato islamico in Libia, sulle relazioni tra Sudan e Usa e sul processo di pace nel Sud Sudan.
Salma Altigani, giornalista sudanese residente nel Regno Unito, non potrà più scrivere sui quotidiani Akhbar Al Watan eAlbaat Alsudani mentre Ahmed Younis, residente in Sudan e corrispondente per il quotidiano panarabo stampato a Londra Al-Sharq Al-Aswatsi è visto revocare la licenza da marzo a settembre.
Non va meglio alle emittenti televisive.
Il 10 ottobre i servizi di sicurezza hanno cancellato “Lo stato della nazione”, un programma di approfondimento politico trasmesso da Sudania 24TVper aver intervistato un comandante delle Forze di sostegno rapido, una formazione paramilitare.
Il 31 ottobre un altro programma in onda su Omdurman Tv è stato sospeso per aver dato la parola ad alcuni esponenti politici“colpevoli” di aver criticato la decisione del Partito del congresso nazionale di candidare il presidente in carica Omar Al-Bashir (peraltro ricercato dalla giustizia internazionale per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio) a candidarsi per un terzo mandato alle elezioni del 2020.
(Nella foto del Sudan Journalists Network, una protesta dei giornalisti di fronte al parlamento)

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