Il blog di Italians for Darfur

giovedì, dicembre 27, 2018

Rivolta in Sudan, anche in Italia manifestazione contro Bashir

Mentre si amplia la protesta popolare in Sudan con decine di morti e centinaia di arresti anche la comunità dei sudanesi a Roma ha manifestato davanti all’Ambasciata in via Panama. 
Intanto nel Paese sono iniziati sciopero in diverse città e settori socio sanitari contro l'aumento del prezzo del pane. 
Il movimento in atto viene considerato come una delle contestazioni più significative contro il presidente Omar Hasan Ahmad al Bashir, al potere da 30 anni. 
L'appello a scioperare è stato lanciato ieri da un raggruppamento professionale in diversi settori, mentre manifestazioni erano in corso in diverse localita' sudanesi, tra cui Omdurman, città gemella della capitale Khartoum. Tra i primi ad aderire allo sciopero sono stati gli ospedali, sin dalle ore 8. In un comunicato diffuso dal Comitato dei medici del Sudan vengono chieste ufficialmente le "dimissioni immediate del presidente in risposta alla volontà del popolo sudanese e la formazione di un governo di transizione". 
Lo sciopero, come i sit-in organizzati da esponenti della diaspora sudanese in tutto il
mondo, rientrano nel movimento di contestazione popolare che ha già raggiunto una decina di località. Mercoledì scorso centinaia di persone si sono radunate sul mercato di Um Rawaba, nello stato del Nord Kordofan, chiedendo la "caduta del regime". Stessa scena a Atabare (est), città in cui il movimento è nato. In sei giorni di proteste, secondo il dato ufficiale fornito dalle autorità, otto persone sono morte negli scontri tra manifestanti e gli agenti anti sommosse. Ma per Amnesty International le vittime sono sono almeno 40. Anche il capofila del principale partito di opposizione Sadek al-Mahdi - ultimo primo ministro eletto democraticamente in Sudan, cacciato dal potere col colpo di stato compiuto da Bashir nel 1989, esiliato più volte e rientrato in patria nei giorni scorsi - ha invece riferito di 22 morti, denunciando la "repressione armata contro un movimento di contestazione legittimo". Oltre la motivazione economica contro il carovita in un Paese allo stremo, secondo diversi analisti le radici della crisi sono politiche, motivo per cui la popolazione sta chiedendo la fine del regime di Bashir, riprendendo slogan della primavera araba del 2011. "Errori, cattiva gestione e fallimento delle politiche governative spiegano la rabbia della popolazione" ha commentato Abdellattif al-Buni, docente sudanese di scienze politiche. Il partito al potere del Congresso nazionale ha assicurato di aver capito il malcontento popolare di fronte alla situazione economica, accusando però i "partiti di sinistra che vogliono destabilizzare lo Stato" e Israele di "essere all'origine delle proteste" ha accusato il suo portavoce Ibrahim el-Sadik. Il ministero degli Esteri sudanese  ha convocato l'ambasciatore del Kuwait a Khartoum dopo che il paese del Golfo aveva invitato i propri connazionali a lasciare il Sudan. Già nel gennaio 2018 manifestazioni contro il caro cibo si erano verificate in Sudan, represse anche in quel caso dalle autorità che avevano fatto arrestare leader dell'opposizione e militanti. Il paese deve far fronte ad un'inflazione vicina al 70% e al crollo della sterlina sudanese sul dollaro.