Il Sudan abolisce le leggi sull’ordine pubblico, passo avanti per i diritti delle donne
Il 29 novembre il governo di transizione del Sudan ha annunciato l’abolizione delle leggi sull’ordine pubblico che regolavano, tra le altre cose, la presenza delle donne negli spazi pubblici e che hanno causato arresti, pestaggi e condanne di tantissime attiviste e semplici cittadine, “colpevoli” di aver ballato in feste private, venduto merce in strada o mendicato.
È un passo avanti importante verso lo smantellamento di un sistema normativo discriminatorio che per decenni ha limitato l’esercizio dei diritti alla libertà di manifestazione e di espressione delle donne sudanesi.
C’è tuttavia altro da fare. In primo luogo, modificare il codice penale del 1991 abrogando soprattutto gli articoli 77 e 78 (sul consumo di bevande alcooliche) e gli articoli dal 145 al 158 sulla “morale” riguardanti i rapporti sessuali consensuali, il codice d’abbigliamento e altri comportamenti individuali in luoghi privati.
E poi, ratificare i trattati regionali e internazionali sui diritti delle donne, quali ad esempio il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne in Africa e la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne.
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