Il blog di Italians for Darfur

domenica, ottobre 12, 2008

Darfur, Congo, Somalia, Zimbabwe, Nigeria.. Un problema di dirigenza?

A 21 anni di distanza dalla morte di Thomas Sankara il 15 ottobre 1987, dittatore illuminato del Burkina Faso, l'Africa conta i suoi morti e i suoi boia.
Milioni di persone in fuga, centinaia di migliaia di morti, economie al collasso, enormi risorse e materie prime bruciate, una pesante eredità del secondo dopoguerra.
La corruzione è il male endemico dei Paesi africani: in Nigeria, ad esempio, uno dei pricinpali produttori di greggio al mondo, la corruzione assorbe l'80% delle entrate del petrolio e del gas, mentre il 70% della popolazione sopravvive con meno di un dollaro al giorno.
I presidenti si eleggono con le armi, come in Sudan, dove il Presidente Omar Hasan Al BAshir scalzò nel 1989 il democraticamente eletto Sadeq al-Mahdi con un colpo di Stato, o con elezioni falsamente democratiche, come in Zimbabwe, autosufficiente in epoca coloniale e nei primi decenni successivi per alcuni prodotti agricoli, oggi con l'inflazione oltre il 100% e il sistema produttivo agricolo e di allevamento allo sfascio. Proprio in questi giorni precipita inoltre la situazione in Congo, nella cui provincia di Kivu si combatte pesantemente: migliaia in fuga verso il Sudan. Non va meglio in Somalia.
Il primo problema dell'Africa, dal Sudan alla Sierra Leone, è proprio una dirigenza autoreferenziale e corrotta. Che senso hanno le donazioni milionarie della comunità indistrializzata senza un controllo accurato delle spese e dei progetti a cui sono destinate? Migliaia sono inoltre i cittadini africani che studiano nelle scuole dei Paesi sviluppati, ma pochissimi ritornano nei loro Paesi. La solidarietà non deve essere semplice elemosina. Formare le nuove generazioni di leaders e costruire le strutture e le condizioni per cui essi non debbano scappare più dalla propria terra, questo è investire nella pace.

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