Il blog di Italians for Darfur

sabato, febbraio 26, 2011

Rapporto annuale sulla crisi in Darfur

Bombardamenti e nuovi sfollati le emergenze del 2011

"La situazione in Darfur negli ultimi mesi è precipitata: si susseguono bombardamenti e attacchi a ridosso dei villaggi del Nord Darfur da cui fuggono in migliaia, molti dei quali sono ancora senza assistenza". E' quanto si legge nel rapporto annuale di 'Italians for Darfur' sulla crisi umanitaria in atto nella regione occidentale del Sudan e presentato a pochi giorni dall'ottavo anniversario dell'inizio del conflitto: il 26 febbraio 2003.
"A causa della rottura dell'accordo di pace del 2006, firmato da una sola fazione dei ribelli, a dicembre scorso sono ripresi i bombardamenti su gran parte della regione - ha evidenziato la presidente dell'organizzazione, Antonella Napoli, alla presentazione del Rapporto (erano presenti il presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury e il rappresentante della comunità del Darfur e del Sudan liberation movement in Italia, Mohamed Abu al Gasim ) e del nuovo video della campagna internazionale Sudan 365 promossa nel nostro Paese da ‘Italians for Darfur’ di cui è testimonial Tony Esposito, anch'egli presente a Palazzo Madama per la presentazione del Rapporto.
"L'ultimo aggiornamento parla di circa 31.000 sfollati arrivati a Zamzam Camp provenienti da Shangil Tobaya e dai villaggi coinvolti nei raid aerei del 17 e del 18 febbraio. Anche oggi, nell’anniversario del conflitto, i combattimenti continuano coinvolgendo migliaia di civili. Testimoni che abbiamo sentito telefonicamente ci hanno confermato -ha proseguito- che le condizioni dei nuovi sfollati sono al limite della sopravvivenza. Non esiste alcun processo per registrare il loro arrivo o fornire loro cibo o tende per il riparo d'emergenza".
Quanto ai colloqui di pace in corso in Qatar, "i mediatori a Doha - ha ricordato la Napoli, autrice del libro “Volti e colori del Darfur” - hanno consegnato martedì scorso alle parti sudanesi coinvolte nel tavolo negoziale le nuove proposte sulle questioni controverse delle trattative su cui non sono riusciti finora a concordare. Il capo negoziatore Djibril Bassole ha annunciato che sarà presentato un programma di accordo finale entro la fine del mese. La speranza e' che non sia l'ennesimo accordo -ha proseguio la presidente di Italians for Darfur - destinato a rimanere su carta e che si trasformi in un reale cessate il fuoco".
Un’altra notizia dirompente che arriva dal più grande Stato africano, ora spaccato in due dal Refrendum per l'indipendenza del Sud Sudan, e confermata dal ministero degli Esteri sudanese, è quella della presenza di ribelli del Darfur tra i mercenari che stanno massacrando i manifestanti in Libia.
”Da rapporti provenienti da fonti attendibili –ha affermato in conferenza il portavoce di Amnesty - sembrerebbe che tra gli stranieri utilizzati dal rais in un disperato tentativo di fermare la crescente rivolta, ci siano miliziani arrivati in Libia via Ciad dalla regione occidentale del Sudan, martoriata da oltre 8 anni di conflitto che hanno determinato la più grave crisi umanitaria attualmente in corso nel mondo. Il portavoce del Foreign Office sudanese, Khalid Musa, a una domanda dei giornalisti ha risposto che non escludeva il coinvolgimento di guerriglieri del Darfur nei disordini, aggiungendo che "sono in atto accertamenti da parte di autorità competenti".
Ma il rappresentante dei movimenti ribelli del Darfur, Mohamed Abu Al Gasim, intervenendo alla presentazione del Rapporto sulla crisi in Darfur ha smentito le accuse e ha replicato che si tratta di un meschino tentativo del governo di Bashir e del National Congress Party di screditare il movimento, mettendo a rischio la vita dei cittadini sudanesi ancora nel Paese.
“Semmai fosse confermata la presenza di nostri connazionali tra i mercenari che stanno operando in Libia – ha concluso Al Gasim – non si tratterebbe certo di darfuriani, ma di sudanesi filoarabi in gran parte appartenenti alle milizie governative che hanno distrutto i nostri villaggi e ucciso le nostre famiglie, i janjaweed”.

Roma, 24 febbraio 2011

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