Il blog di Italians for Darfur

lunedì, agosto 15, 2011

Intervista di TMNews sul rapimento in Darfur

Sudan/ Italians for Darfur: Luci e ombre su rapimento italiano
Antonella Napoli: "Sequestro operatore Emergency ultimo caso sospetto"

Roma, 15 ago. (TMNews) - "Il rapimento dell'operatore di Emergency a Nyala è solo l'ultimo di una serie di episodi che portano alla luce quanto denunciamo da tempo: la situazione in Darfur è più grave che mai". E' quanto afferma Antonella Napoli, giornalista africanista e presidente di Italians for Darfur, associazione capofila della campagna di sensibilizzazione per il Sudan, interpellata da TM News sul rapimento di Francesco Azzarà.

"Esprimo la massima solidarietà a Gino Strada e alla famiglia del giovane sequestrato - prosegue la Napoli - e per rispetto del lavoro di chi sta operando sul campo per riportarlo a casa sano e salvo, non ritengo opportuno approfondire aspetti poco chiari di questo rapimento. E' però giusto ricordare che in Darfur da mesi, ormai, si susseguono violenze, sequestri, arresti arbitrari e sospetti e altre violazioni dei diritti umani. E non solo contro la popolazione locale. E di pochi giorni fa la notizia di un attacco ad Unamid, la missione d'interposizione congiunta di Nazioni Unite e Unione Africana nel Darfur, che ha provocato un morto e numerosi feriti. Inoltre il governo del Sudan ha minacciato di porre fine alla presenza dei caschi blu se il mandato della forza di peacekeeping dovesse essere modificato".

"La scorsa settimana - ricorda l'attivista ed esperta di questioni sudanesi - il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prolungare di un anno il mandato di Unamid così come era stato autorizzato nel 2008. Ma Khartoum teme che possa essere modificato poiché il Consiglio Onu ha manifestato profonda inquietudine per il deterioramento della situazione in materia di sicurezza in alcune zone del Darfur e per i bombardamenti aerei compiuti dall'esercito sudanese negli ultimi mesi".

"Da giugno ad oggi si sono susseguiti sulla regione raid dell'aviazione - aggiunge la presidente di Italians for Darfur - che ha bombardato i villaggi di Esheraya, di Sukamir e di Labado nell'area meridionale della regione mentre le milizie alleate dell'esercito sudanese hanno incendiato cinque villaggi - Karko, Linda, Abu Mara, Jurab Bray e Asilowa - situati a 50 km a sud della capitale provinciale El Fasher (Darfur settentrionale). Tutto questo mentre al Sud continua il flusso di rientro dei profughi dai campi verso i luoghi di origine pacificati. Un vero paradosso. E poi, i vertici della missione di peacekeeping in Darfur hanno dichiarato che le autorità sudanesi hanno impedito agli investigatori dell'ONU di visitare i villaggi colpiti e di ascoltare i testimoni oculari, limitando inoltre la libertà di movimento ai cooperanti internazionali in grado di portare aiuti alla popolazione colpita".

"Noi di Italians for Darfur insieme alle altre organizzazioni che fanno parte della coalizione internazionale che porta avanti la campagna per il Sudan - ha concluso la Napoli - ci siamo appellati al Consiglio di Sicurezza affinché assumesse al più presto decisioni riguardo al potenziamento della missione affinché potesse proteggere efficacemente il ppolo del Darfur che continua a essere bersaglio del fuoco militare sudanese che cerca di scardinare le postazioni dei ribelli che ancora continuano a contrapporsi con le armi al Governo del presidente Omar Hassan ai Bashir. Ma finora nulla è mutato. Dall'inizio del conflitto nel febbraio 2003 il Consiglio di Sicurezza ha chiesto ripetutamente di fermare i raid che ogni volta fanno centinaia di vittime civili ma non ha mai intrapreso un'iniziativa davvero significativa per impedire che questo massacro continuasse".

Red
151636 ago 11

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