Il blog di Italians for Darfur

martedì, gennaio 22, 2008

Gruppi ribelli si uniscono,ma la situazione in Darfur si aggrava

I gruppi ribelli che da alcuni mesi stanno trattando a Juba,nel sud Sudan,hanno raggiunto un punto di incontro.Si chiamerà United Resistance Front (Urf),la coalizione delle cinque tra le principali fazioni che da oltre quattro anni sono in guerra con il governo centrale di Khartoum.
Lo ha detto all'agenzia Misna George Ola-Davies, il portavoce degli inviati di Unione Africana (Ua) e Onu.L'auspicio di Ola-Davies,che è anche il nostro,è quello che si possa raggiungere una posizione unitaria,coinvolgendo anche il Jem,che nelle ultime settimane ha intensificato gli attacchi contro l'esercito regolare, in vista di aprire un tavolo di trattative con il governo simile a quello tenutosi nel 2005 in Tanzania con in agenda punti importantissimi come: condivisione del potere, assistenza sanitaria, sicurezza, assistenza umanitaria, questione della proprietà della terra.
Dall'altra parte il governo centrale nomina Musa Hilal, leader del clan di Mahameed, della tribù araba dei Rizeiga,accusato di aver partecipato alle violenze ai danni della gente del Darfur da numerosi testimoni oculari, consigliere speciale del ministero per gli Affari federali,ed in particolare,parola dello stesso Ministro, "Hilal gestirà gli affari tribali in tutto il Sudan",nonostante,e questo a mio parere è sconcertante, compaia nei documenti del tribunale internazionale dell'Aja,che indaga sui crimini di guerra commessi in Sudan,e il consiglio di sicurezza ONU gli abbia imposto sanzioni finanziarie,oltre al divieto di viaggio.
Nel governo è presente un altro leader dei Janjaweed:Ahmed Haroun,attuale ministro agli Affari umanitari,incriminato per crimini di guerra e contro l'umanità nel febbraio 2007 insieme a Ali Kushayb.Secondo l'Aja Haroun coordinava l'azione di governo per armare e finanziare i miliziani, mentre Kushayb li comandava nel Darfur del Sud.Il governo sudanese ha respinto le richieste di consegnarli all'autorità internazionale.
Nel frattempo si aggrava la situazione della popolazione del Darfur,lo denuncia l'ultimo rapporto di Amnesty international,che sottolinea soprattutto come una generazione di Darfuriani sta crescendo in un clima di estrema paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione potenzialmente esplosiva.La sicurezza nei campi è pari a zero,una pistola si acquista per 25 dollari e le donne sono sempre esposte al rischio stupri.I gruppi armati utilizzano sempre più spesso questi luoghi per reclutare combattenti,inclusi ragazzini che spesso,spinti dalla disperazione,si uniscono senza indugi.
Il rischio concreto è che anche questa forza di pace dell'Onu,come quella precedente dell'Ua,rischi di essere travolta dalla superiorità di mezzi e uomini delle milizie governative e Janjaweed,a meno che lo stesso governo la smetta di ostacolare lo spiegamento di quella che doveva essere la missione della svolta,e la nostra speranza è che possa ancora diventarla in tempi brevi, nella tormentata regione sudanese,teatro di una strage che non può più essere ignorata.



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