Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, luglio 16, 2008

Lega Araba e Cina condannano la decisione di Ocampo. Manifestazione nella capitale sudanese contro il mandato di arresto per Bashir.

La giustizia in Darfur deve essere motivo di speranza per un futuro di pace nella regione. Il caso di Slobodan Milosevic in Yugoslavia dimostra come Bashir non possa sfuggire per sempre alla Corte Penale Internazionale. Per ora, tuttavia, gli effetti della richiesta del Procuratore Capo Luis Moreno Ocampo di accusare formalmente il Presidente sudanese per genocidio ha stretto la cerchia degli "amici" intorno a Bashir.
A parte quelle di Hassan Al Turabi, storico oppositore del presidente e islamista molto vicino ad Al-Qaeda, si sono susseguite numerose dichiarazioni di condanna per l'azione avviata dal Tribunale Internazionale: la Lega Araba, con le parole del segretario generale Amr Moussa, descrive la situazione "molto grave e molto pericolosa"; la Cina, primo partner economico e militare del Sudan, esprime grave preoccupazione per la decisione presa in sede internazionale; migliaia di sostenitori più o meno sinceri del presidente sudanese sfilano a Khartoum lanciando proclami contro le Nazioni Unite. Gli Stati Uniti invitano alla calma. Le Nazioni Unite ritirano il personale non essenziale dalle aree di competenza dell' Unamid. Le Ong richiamano il personale dalle aree rurali alle città principali. Si temono nuove e pesanti rappresaglie contro le forze di interposizione ONU-UA, già duramente colpite nei giorni passati, impunemente: l'episodio riporta alla memoria l'atroce storia dell'eccidio di Srebrenica, in Bosnia. Ce ne parla il The Guardian in un editoriale tagliente, Deja-vu in Darfur, che conclude: "the Janjaweed's horses are almost high tech compared with UNAMID's equipment." Ora, più che mai, servono elicotteri.
In contemporanea alle manifestazioni di sostegno alla decisione della Corte Penale Internazionali, tenutesi a Londra, Bruxelles e Parigi, anche a Roma, Italians for Darfur e la comunità darfuriana in Italia hanno dato luogo, lunedì 14 luglio, a un presidio davanti all'ambasciata sudanese: "Chiediamo all’Unione Europea - ha detto Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur - di continuare a dare un sostegno forte al lavoro di Ocampo".
"La nostra gente in Darfur - continua Mohamed Abkar, portavoce della comunita’ darfuriana in Italia - ha sofferto cinque anni di violenza e nessuno e’ stato ancora condannato per i terribili crimini commessi. Noi guardiamo alla Corte penale internazionale ed alla comunita’ tutta per avere giustizia. L’annuncio del procuratore Ocampo ci da’ speranza che le vittime innocenti del conflitto in Darfur non siano state dimenticate e che un giorno ci sara’ giustizia per loro e dignita’ per i superstiti (AGI)”.

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