Il blog di Italians for Darfur

lunedì, giugno 16, 2014

Mohamed Salah, attivista detenuto e torturato in Sudan, rischia la propria vita in carcere

Un altro caso scuote l'opinione pubblica sudanese, dopo quello di Meriam, la donna cristiana, madre di due figli, ancora agli arresti per apostasia e per la quale tutto il mondo si è mobilitato (www.italianblogsfordarfur.it/petizione).

Da un mese circa, ma la notizia è trapelata solo in questi giorni, Mohamed Salah, attivista per i diritti politici e civili è stato arrestato dai servizi di sicurezza governativi a breve distanza dall'ultima detenzione, da marzo ad aprile scorso. L'attivista, secondo i testimoni, è stato fermato a un posto di blocco nei pressi dell'Università di Khartoum.

Ogni richiesta di visita dei familiari alla sua cella è stata respinta per settimane, senza motivazioni, dal NISS, contrariamente a quanto previsto dalla legge sudanese. 

La famiglia ci ha scritto che è riuscita a vedere il ragazzo dopo 32 giorni nella prigione di Kober, a Bahri, Khartoum, due giorni fa, il 14 giugno scorso. Secondo il racconto dei familiari, Mohamed avrebbe perso, per giorni, la facoltà di camminare, forse per le percosse subite dai carcerieri. Numerosi erano i segni delle percosse e le ferite sul volto e sulle mani, ricoperte di bende e garze. Anche il suo occhio destro avrebbe subito gravi limitazioni nella visione.

Italians for Darfur Onlus rilancia immediatamente l'appello dei familiari, affinchè Mohamed Salah, attivista sudanese, venga rilasciato e vengano accertate le responsabilità per le torture e i metodi inumani di detenzione e durante l'interrogatorio. 


Firmano l'appello la madre Zainab, il padre Mohamed e i fratelli Baderldin e Walaa.


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