Il blog di Italians for Darfur

lunedì, giugno 15, 2015

Sudan, mancato arresto di al Bashir con complicità dell'Unione Africana

“Ancora una volta il presidente del Sudan Omar Al Bashir, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità,  ha fatto un bel viaggio all’estero e nessuno l’ha arrestato nonostante dall’Aja fosse arrivata una richiesta ufficiale”.

E’ quanto denuncia l’associazione Italians for Darfur, promotrice in Italia della campagna per i diritti umani in Sudan “Ciò che è accaduto oggi in Sudafrica è grave quanto l’episodio del 2010 a Nairobi in Kenya, quando Bashir arrivò in pompa magna per le grande celebrazione della promulgazione della nuova Costituzione dell’ex colonia britannica.  - sottolinea  in una nota l’associazione - un altro Paese firmatario dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo del Tribunale penale internazionale che obbligava a mettere in pratica le decisioni della Corte. Invece si continua a ignorare l’obbligo della cattura del presidente sudanese su cui pendono ben due mandati di arresto”.

“A che serve aver firmato e ratificato la carta istitutiva del Tribunale se poi non se ne rispettano gli obblighi? - si legge ancora nella nota - Il Sudafrica ha scelto di non arrestare Bashir, anche se c’erano state richieste ufficiali della Corte stessa, dell’Unione Europea e del segretario generale dell’Onu. Può rimanere quest’atto senza conseguenze?”.

“La complicità dell’Unione africana, che ha dato istruzione agli stati membri di non procedere all’arresto di al Bashir e di uscire dalla Corte Internazionale, non è più tollerabile. Ci auguriamo che sia a Bruxelles sia a New York assumano una posizione forte di condanna e chiedano a quei pochi Paesi disposti a collaborare di permettere che giustizia sia fatta: Bashir è responsabile di 300mila morti e della distruzione sociale di un intero popolo.  Oltre due milioni di persone in Darfur sono costrette a vivere in campi profughi al limite della sopravvivenza” conclude Italians for Darfur.

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