Sudan, mancato arresto di al Bashir con complicità dell'Unione Africana
“Ancora una volta il presidente del Sudan Omar Al Bashir, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, ha fatto un bel viaggio all’estero e nessuno l’ha arrestato nonostante dall’Aja fosse arrivata una richiesta ufficiale”.
E’ quanto denuncia l’associazione Italians for Darfur, promotrice in Italia della campagna per i diritti umani in Sudan “Ciò che è accaduto oggi in Sudafrica è grave quanto l’episodio del 2010 a Nairobi in Kenya, quando Bashir arrivò in pompa magna per le grande celebrazione della promulgazione della nuova Costituzione dell’ex colonia britannica. - sottolinea in una nota l’associazione - un altro Paese firmatario dello Statuto di Roma, il trattato istitutivo del Tribunale penale internazionale che obbligava a mettere in pratica le decisioni della Corte. Invece si continua a ignorare l’obbligo della cattura del presidente sudanese su cui pendono ben due mandati di arresto”.
“A che serve aver firmato e ratificato la carta istitutiva del Tribunale se poi non se ne rispettano gli obblighi? - si legge ancora nella nota - Il Sudafrica ha scelto di non arrestare Bashir, anche se c’erano state richieste ufficiali della Corte stessa, dell’Unione Europea e del segretario generale dell’Onu. Può rimanere quest’atto senza conseguenze?”.
“La complicità dell’Unione africana, che ha dato istruzione agli stati membri di non procedere all’arresto di al Bashir e di uscire dalla Corte Internazionale, non è più tollerabile. Ci auguriamo che sia a Bruxelles sia a New York assumano una posizione forte di condanna e chiedano a quei pochi Paesi disposti a collaborare di permettere che giustizia sia fatta: Bashir è responsabile di 300mila morti e della distruzione sociale di un intero popolo. Oltre due milioni di persone in Darfur sono costrette a vivere in campi profughi al limite della sopravvivenza” conclude Italians for Darfur.
Etichette: al Bashir, mancato arresto, Sudan, Unione Africana
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