Il blog di Italians for Darfur

martedì, marzo 18, 2008

Tibet, Birmania e Darfur: l'ombra lunga della Cina.

Mentre in Tibet la Cina reprime le proteste dei monaci contro le violazioni dei diritti umani, a meno di cinque mesi dall'inizio dei giochi Olimpici di Pechino, la Human Rights First, una delle principali ONG internazionali, rilascia un rapporto dettagliato sulla vendita di armi al Sudan: 'Investing in Tragedy: China's Money, Arms and Politics in Sudan'.
La Cina guida la classifica dei fornitori, con il 90% del totale, soprattutto armi leggere, nonostante l'embargo imposto dall'ONU.
Dal 2003, anno di inizio del conflitto in Darfur, al 2006, il colosso asiatico ha venduto al Sudan armi leggere per un valore di 55 milioni, ottenendo in cambio petrolio, di cui il Paese è ricco.
Dal 2000 ad oggi, infatti, l'estrazione del greggio è aumentata del 291% , pari a un valore per il produttore di 4,5 miliardi di euro, contro i 62 milioni del 1999. A una maggiore produzione di petrolio corrisponde un incredibile incremento nell'acquisto di armamenti, ben 680 volte in più.
Dopo un'inchiesta sui fondi pensione dei parlamentari europei, che aveva rivelato come si investisse anche in azioni della PetroChina/CNPC, il colosso petrolifero cinese, il Parlamento Europeo ha deciso pochi giorni fa di ritirare le sue quote azionarie.
E' presente in Darfur anche la francese TOTAL (approfondisci).

Etichette: , , , , , ,

1 Comments:

  • Puniamoli economicamente: ecco una petizione per chiedere ad Apple di lasciare il paese:
    http://www.petitiononline.com/it342522/petition.html

    By Anonymous Anonimo, at 6:02 PM  

Posta un commento

<< Home