Darfur: il JEM apre il fronte della guerra contro il petrolio
Il JEM (Justice Equality Movement) ha attaccato il Blocco 4 di un impianto petrolifero della Greater Nile Petroleum Operating Company (GNPOC), nella regione del Kordofan, in Sudan, adiacente al Darfur.
Ai microfoni della Reuters, Abdel Aziz el-Nur Ashr, comandante del movimento Giustizia e Eguaglianza ha lanciato un monito alla Cina:"Questo è un messaggio alla Cina e alle compagnie petrolifere cinesi, che devono smettere di aiutare il governo nella guerra in Darfur". Secondo il Jem, tutte le armi usate per gli attacchi contro i villaggi e i ribelli in Darfur sono acquistate con i proventi della vendita del petrolio alla Cina: se le compagnie petrolifere non abbandoneranno il Paese entro una settimana e il governo sudanese non riconoscerà piena dignità politica al Darfur, gli attacchi continueranno in tutto il Sudan.
A sinistra, mappa delle concessioni per lo sfruttamento e la lavorazione del petrolio, aggiornata all' agosto 2007 (©ECOS)
Oltre alle compagnie cinesi e sudanesi e alla Petronas della Malaysia, presente anche la francese TOTAL (area azzurra in basso a destra; clicca sulla mappa ingrandire). Tra le aziende italiane al soldo delle compagnie petrolifere in Sudan, figurano solo l'italiana Bentini SpA , cha ha lavorato per la cinese PETRODAR tra il 2004 e il 2006, per la costruzione di sei stazioni di pompaggio a Melut Basin, nel Sud Est del Paese. La SARAS fondata da Angelo Moratti avrebbe invece acquistato dal Sudan il greggio (Nile Blend, cit. pag. 22, Gennaio 2007) per la lavorazione successiva nella raffineria a Sarroch, in Sardegna. E' ancora in corso l'attività dei tecnici della APS Engeneering di Roma a Port Sudan.
Continua intanto la campagna internazionale lanciata da una coalizione di associazioni per il Darfur, tra cui Italians for Darfur, per spingere la svizzera UBS a ritrattare il sostegno dato alla compagnia petrolifera cinese PetroChina nel lancio di mercato alla Shanghai Stock Exchange. La UBS, per ora, ha affermato di non poter interferire con il lavoro dei propri clienti.
Ai microfoni della Reuters, Abdel Aziz el-Nur Ashr, comandante del movimento Giustizia e Eguaglianza ha lanciato un monito alla Cina:"Questo è un messaggio alla Cina e alle compagnie petrolifere cinesi, che devono smettere di aiutare il governo nella guerra in Darfur". Secondo il Jem, tutte le armi usate per gli attacchi contro i villaggi e i ribelli in Darfur sono acquistate con i proventi della vendita del petrolio alla Cina: se le compagnie petrolifere non abbandoneranno il Paese entro una settimana e il governo sudanese non riconoscerà piena dignità politica al Darfur, gli attacchi continueranno in tutto il Sudan.
A sinistra, mappa delle concessioni per lo sfruttamento e la lavorazione del petrolio, aggiornata all' agosto 2007 (©ECOS)
Oltre alle compagnie cinesi e sudanesi e alla Petronas della Malaysia, presente anche la francese TOTAL (area azzurra in basso a destra; clicca sulla mappa ingrandire). Tra le aziende italiane al soldo delle compagnie petrolifere in Sudan, figurano solo l'italiana Bentini SpA , cha ha lavorato per la cinese PETRODAR tra il 2004 e il 2006, per la costruzione di sei stazioni di pompaggio a Melut Basin, nel Sud Est del Paese. La SARAS fondata da Angelo Moratti avrebbe invece acquistato dal Sudan il greggio (Nile Blend, cit. pag. 22, Gennaio 2007) per la lavorazione successiva nella raffineria a Sarroch, in Sardegna. E' ancora in corso l'attività dei tecnici della APS Engeneering di Roma a Port Sudan.
Continua intanto la campagna internazionale lanciata da una coalizione di associazioni per il Darfur, tra cui Italians for Darfur, per spingere la svizzera UBS a ritrattare il sostegno dato alla compagnia petrolifera cinese PetroChina nel lancio di mercato alla Shanghai Stock Exchange. La UBS, per ora, ha affermato di non poter interferire con il lavoro dei propri clienti.
Si ringrazia il blogger 'mazzetta' per la collaborazione nella ricerca delle fonti.
Etichette: Darfur, fai notizia, fainotizia, Jem, oil, PetroChina, petrolio, South Sudan
3 Comments:
è abbastanza riduttivo dire che mazzetta sia un bloggher
L
By Anonimo, at 1:56 PM
infatti non è "solo" un bloggher: non è certo Lui che ha scritto queste FARNETICAZIONI ""Poco importa, per l'Occidente la verità risiede dalle parti di Radio Free Tibet (costituita e finanziata dai servizi americani) e nelle voci degli artisti che da Hollywood si battono per la causa tibetana. Causa peraltro già persa, visto che il Tibet è riconosciuto parte integrante della Cina da tutti i paesi del mondo. Il caso quindi tratta di una ribellione interna sostenuta dal cosiddetto “mondo libero” contro l'oppressore “comunista”, almeno a sentire chi cavalca la tigre in questi giorni. ""
...e ancora...""Si parla di stragi, di genocidio, ma non si sono visti morti fino ad ora; non si sono visti per causa della censura cinese, o non si sono visti perché non c'erano morti da mostrare?"" ECCO, PREGO GUARDARE LE FINTE FOTO DI AGENTI DELLA CIA CHE HANNO FATTO FINTA DI ESSERE DEI TIBETANI MORTI A QUESTO LINK http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11805&geo=&theme=&size=A
By Anonimo, at 8:32 AM
salve
credo che riportare estratti ad arte di ragionamenti più estesi, sia un pessimo modo di cercare di darsi ragione
la versione integrale dell'articolo è reperibile sul mio blog o altrove in rete, prego chiunque di verificare come l'estrazione chirurgica di frasi dal contesto abbia falsato il senso di quanto riportato; questo senza considerare che l'articolo era ovviamente precedente alla pubblicazione delle foto, che comunque non documentano una strage e che nello stesso articolo epsrimevo la convinzione che vittime tibetane ce ne fossero certamente
purtroppo chiunque cerchi di capire o di comunicare quello che coglie al di fuori della propaganda demente di certi ceffi, finisce oggetto di espedienti del genere
passimao oltre, l'anoimwetto non merita di più
By mazzetta, at 10:14 AM
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