Tracce italiane sulla sabbia di Port Sudan.
"APS feels the need to propose a kind of business able to run together with the universal sense of Ethics and Respect for Human Rights"
APS Engineering
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Khartoum assomiglia sempre di più alle capitali dell'Est. Lo scrivono i cronisti asiatici, incantati dagli alberghi di lusso, dai ponti sempre più numerosi che uniscono le rive del Nilo, dalle mandrie di Toyota e di veicoli a tre ruote, detti "risciò" che corrono su strade nuove e sempre più larghe. Non compare, in questi articoli entusiasti, il dramma del Darfur, la cui gente è ridotta alla fame e vessata quotidianamente dalle violenze della guerra.
Nel panorama mondiale, poche sono state le iniziative economiche atte a riequilibrare questa grave e lampante prevaricazione delle periferie, economica e culturale insieme. Mentre gli Stati Uniti impongono pesanti dazi alle compagnie che volessero instaurare rapporti commerciali con il regime sudanese, Cina, Russia e in misura minore, ma riguardevole, l'Europa, continuano a intrattenere con esso politiche bilaterali di sviluppo. In quest'ottica, sebbene crescano gli scambi commerciali anche italiani con il Sudan, alcune delle opere iniziate pochi ani fa sono costrette a essere ridimensionate per l'impennata delle spese di realizzazione. Sarebbe dovuto essere completato nel 2009, ad esempio, il complesso di lavorazione del greggio a Port Sudan, fiore all'occhiello della ingegneria italiana in Sudan, rappresentata dalla APS Egineering dell'Ing. Antonio Quadrato, con sede a Roma, firmataria quest'anno di un contratto da 585 milioni di dollari per il giacimento di gas a South Pars in IRAN. L'APS, che aveva vinto la gara di appalto con un contratto da 70 milioni di dollari nel 2005, ne ha curato la progettazione e ne ha assistito la realizzazione. Obiettivo era di raddoppiare l'esportazione di greggio del Sudan e aumentarne la capacità di raffinazione, ma ad oggi è più che raddoppiato il costo della realizzazione, salito da 2 a 5 miliardi di dollari. L'Ing. Quadrato auspicava inoltre, al microfono del cronista Muriel Mirak-Weissbach di Global Research a marzo di quest'anno, di poter presto istruire ingegneri sudanesi nelle strutture in Italia, affinchè potessero acquisire il know-how necessario per risultare presto totalmente autosufficienti.
Anche sul fronte dell'agricoltura, l'impegno italiano non sembra essere stato da meno: Bruno Calzia, dal maggio 2006 consigliere economico del ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro per il governo Prodi, nominato per il triennio 2007-2009 nel comitato esecutivo dell’ICE, alludeva alla famigerata visita del Presidente sudanese Al-BAshir a Roma, lo scorso autunno, a garazia dell'impegno italiano per lo sviluppo della produzione agricola sudanese (fonte: Global research).
Leggi anche:
Un morto e sei feriti per una scodella di sorgo in Darfur. Ma Khartoum si fa ricca con petrolio e cereali.
Nota: le informazioni ivi contenute sone tratte da fonti pubbliche on-line e ad esse si rimanda per ulteriori approfondimenti.
Nel panorama mondiale, poche sono state le iniziative economiche atte a riequilibrare questa grave e lampante prevaricazione delle periferie, economica e culturale insieme. Mentre gli Stati Uniti impongono pesanti dazi alle compagnie che volessero instaurare rapporti commerciali con il regime sudanese, Cina, Russia e in misura minore, ma riguardevole, l'Europa, continuano a intrattenere con esso politiche bilaterali di sviluppo. In quest'ottica, sebbene crescano gli scambi commerciali anche italiani con il Sudan, alcune delle opere iniziate pochi ani fa sono costrette a essere ridimensionate per l'impennata delle spese di realizzazione. Sarebbe dovuto essere completato nel 2009, ad esempio, il complesso di lavorazione del greggio a Port Sudan, fiore all'occhiello della ingegneria italiana in Sudan, rappresentata dalla APS Egineering dell'Ing. Antonio Quadrato, con sede a Roma, firmataria quest'anno di un contratto da 585 milioni di dollari per il giacimento di gas a South Pars in IRAN. L'APS, che aveva vinto la gara di appalto con un contratto da 70 milioni di dollari nel 2005, ne ha curato la progettazione e ne ha assistito la realizzazione. Obiettivo era di raddoppiare l'esportazione di greggio del Sudan e aumentarne la capacità di raffinazione, ma ad oggi è più che raddoppiato il costo della realizzazione, salito da 2 a 5 miliardi di dollari. L'Ing. Quadrato auspicava inoltre, al microfono del cronista Muriel Mirak-Weissbach di Global Research a marzo di quest'anno, di poter presto istruire ingegneri sudanesi nelle strutture in Italia, affinchè potessero acquisire il know-how necessario per risultare presto totalmente autosufficienti.
Anche sul fronte dell'agricoltura, l'impegno italiano non sembra essere stato da meno: Bruno Calzia, dal maggio 2006 consigliere economico del ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro per il governo Prodi, nominato per il triennio 2007-2009 nel comitato esecutivo dell’ICE, alludeva alla famigerata visita del Presidente sudanese Al-BAshir a Roma, lo scorso autunno, a garazia dell'impegno italiano per lo sviluppo della produzione agricola sudanese (fonte: Global research).
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Nota: le informazioni ivi contenute sone tratte da fonti pubbliche on-line e ad esse si rimanda per ulteriori approfondimenti.
Etichette: APS Engineering, Darfur, fai notizia, fainotizia, ICE, petrolio, politica economica, Port Sudan, Sudan
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