Il blog di Italians for Darfur

mercoledì, giugno 25, 2008

AVAMPOSTO 55

2.4 Sanremo e il Darfur:
oltre le "sterili congetture" di Irene Panozzo

(Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore).

Uno dei progetti che ha fatto discutere più a lungo sull’ attività svolta dalla Cooperazione Italiana in Darfur nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2006 è senza dubbio quello del progetto relativo alla costruzione di Avamposto 55.
Il progetto della costruzione del Presidio Ospedaliero e di primo Soccorso nacque dall’idea della Dott.ssa Contini e dal conduttore Paolo Bonolis nel corso del 2004.
Si è scritto e detto tanto in questi anni su questo progetto. Ci sono state inchieste anche ad alto livello ma spesso nessuno è riuscito a chiarire le tante zone d’ombre .
L’idea, unica nel suo genere, era quella di aprire una finestra di solidarietà all’interno del programma canoro di Sanremo e lanciare una campagna di aiuto tra i cantanti di Sanremo per sovvenzionare la costruzione di un ospedale.
Il lancio della campagna puo’ essere sintetizzato con queste parole che furono affidate al servizio stampa di Sanremo :
"Il 55 Festival di Sanremo contribuisce alla campagna per il Darfur, realizzata dalla Cooperazione del Ministero Affari Esteri e dalla Rai. Nel corso del Festival Paolo Bonolis ha voluto aprire una sottoscrizione fra gli artisti, gli operatori e gli sponsor per realizzare Sanremo Avamposto 55, un progetto gestito direttamente dalla Cooperazione Italiana e dal suo Inviato speciale per il Darfur Barbara Contini. Avamposto 55 è costituito da un ospedale pediatrico alla periferia di Nyala e da una scuola con infermeria.
Per le donazioni: Banca di Roma sede di Torino, c/c 119837.31, Abi 3002, Cab 01015, Cin R."
Pochi sanno che il nome di Avamposto 55 venne dato da un uomo dei servizi di sicurezza . In effetti l’idea originaria era quella di ri-costruire la città di Kidingir “avamposto” delle forze dell’SLA di Abdel Uahid nel Sud Darfur.
Da tempo infatti noi della cooperazione italiana operavamo nella zona di Kidingir e Fena (nord-est di Nyala) in programmi per il sostegno delle popolazioni civili che risiedevano nelle aree controllate dai gruppi dello SLA.
Il progetto era quello di ricostruire in toto il centro di Kidingir, già comando dei guerriglieri dello SLA nel massiccio del Jebel Marra. Questo villaggio aveva subito vari attacchi da parte degli aerei dei governativi ed anche da parte dei Janjaweed.
Il progetto mirava a riabilitare svariati pozzi del villaggio, a ripristinare il funzionamento e la riapertura della diga. Inoltre era previsto l’installazione di una centrale elettrica per il piccolo villaggio, e la riabilitazione di scuole ed il mercato centrale.
Purtroppo come ho già fatto presente in altra sede il comando dei guerriglieri di Kidingir e Fena guidata dal capo politico Muru non si rivelo’ mai all’ altezza delle ambizioni dell’inviato speciale del governo italiano in Darfur.
Solo per questo motivo si giunse alla decisione di ridimensionare le attività previste nel Jebel Marra e concentrare le forze nella capitale del Sud Darfur.
Il nuovo obbiettivo era Nyala!.
Nyala offriva condizioni logistiche che permettevano di raggiungere la città sia via terra da Khartoum che via aerea dall’Italia.
In effetti a Nyala vi era un ottimo aeroporto già utilizzato dalla Cooperazione Italiana e dal Pam per fare giungere Antonov carichi di aiuti per la popolazione locale.Nel 2005 la città vantava una discreta sicurezza garantita dagli uomini di Atta Al Mannan, il famoso governatore del Sud Darfur.
Inoltre è doveroso ricordare che la situazione sanitaria nella capitale del Sud Darfur era catastrofica con il campo di sfollati di Calma che ospitava oltre 120.000 rifugiati.
Dopo una serie di incontri con il governatore Mohammed Atta la Cooperazione Italiana ottenne l’autorizzazione di costruire una struttura ospedaliera nei pressi di Nyala poco distante dall’aeroporto.
In principio avevamo scelto come località una zona di Nyala abitata prevalentelmente dal gruppo di Tariqa Al Tijani. Pochi sanno che i vari contatti televisi che Paolo Bonolis fece con il Darfur furono fatti da un area che dopo qualche settimana venne abbandonata.Il gruppo di Tariqa Al Tifani (gruppo religioso del Darfur) era uno dei nostri interlocutori preferiti. Per loro la cooperazione italiana aveva costruito il complesso scolastico di Garba Intifada (quartiere di Nyala verso la strada che porta a Kass). Per questo motivo all’inizio del 2005 si pensava di collocare la struttura ospedaliera in una area vicino alla moschea dello Sceicco Musa capo spirituale dei Tariqa al Tijani.
Ma non fu cosi.
L’ingegnere ,che vinse il “Tender” per l’appalto del progetto , scelse un altra zona per la costruzione dell’ospedale. Il luogo prescelto fu appunto la strada che collega l’aeroporto di Nyala con la base dell’African Union.
I problemi finanziari vennero a galla non appena le luci su Sanremo furono spente.La raccolta fondi come è noto non ebbe i risultati sperati. Molte persone tra gli organizzatori di Sanremo e tra i cantanti che avevano promesso grosse somme come contributo per la costruzione di Avamposto 55 si tirarono indietro o si limitarono a versare contributi ben lontani dalle loro promesse iniziali.
I soldi raccolti erano insufficienti per costruire un ospedale persino in Sudan..


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A salvare il gruppo della cooperazione italiana da un disastro annunciato fu l’insperato sostegno dell’ONG Umanitaria Padana guidata dalla Signora Sara Fumaglli nota consorte dell’ex Ministro della Giustizia della Lega Castelli.
Bisogna riconoscere che la Signora Fumagalli si adopero’ in modo forte e deciso.
Raccolse nel Nord- est d’Italia diversi macchinari sopratutto materiale per la pediatria e la ginecologia .
Una volta raccolti questi materiali la Signora Fumagalli prosegui’ inviando i vari container verso la base logistica dell’ONU Brindisi . Una volta giunti a Brindisi i materiali per l’ospedale di Avamposto furono caricati in voli speciali dell’ONU con destinazione Nyala Darfur .Il tutto fu appositamente autorizzato ed organizzato dal Dott. Deodato che come si puo’ vedere dai dettagli sotto facilito’ l’apertura dell’ospedale in tempo per la sua visita istituzionale.
I materiali giunsero a Nyala con i seguenti voli, in tempo appunto per la visita istituzionale (dicembre 2005)del Dott. Giuseppe Deodato.
1)Primo Volo
Data 02 Novembre 2005
Packing List UNHRD 2005 / 103
AWB 410 0002 2820
2)Secondo Volo
Data 05 Dicembre 2005
Packing List UNHRD 2005/108
AWB 410 0002 2831
In sintesi questi sono i dati della struttura
  • Zona d’intervento: Stato del Darfur Meridionale
  • Settore di Intervento: Sanitario
  • Tipo d’intervento: Costruzione del Presidio Ospedaliero e di Primo Soccorso
  • Beneficiari: 70,000 bambini tra residenti, sfollati e rifugiati
  • Controparte locale: Gruppo Tariqa al Tijani, sfollati dei campi e popolazione di est Nyala
  • Durata prevista: 8 mesi, a partire dal 01/05/2005
  • Totale finanziamento ricevuto: 277.816,00€ (fondi privati)
  • Giustificazione dell’Intervento: Progetto Avamposto 55, nato durante il 55° Festival di Sanremo
I problemi logistici di Avamposto iniziarono a presentarsi subito dopo la partenza della Dott.ssa Contini in concomitanza con la fine del suo mandato.
Vorrei a questo proposito chiarire il perchè del fallimento dell’operazione di Avamposto .
L’idea che la maggior parte della gente si è fatta su Avamposto è legata alla cosidetta inchiesta di Irene Panozzo.Io reputo che quell’inchiesta è stata condotta in modo molto approssimativo e che non abbia colto nel segno.Nessuno del personale addetto ai lavori è stato realmente contattato per ribattere alle tesi supportate dalla Paonozzo ma si è proceduto contattando solo il personale che non ha seguito l’intero iter del processo.
Inoltre una inchiesta per essere tale deve andare a fondo e ricercare le ragioni che hanno causato o in parte contribuito a creare i problemi.
Sinceramente non ho letto niente di tutto questo, ma solo tante speculazioni .Ho davvero la sensazione che qualcuno si è fatto un viaggetto di qualche settimana nel Darfur e poi è ritornato con l’idea di avere una visione chiara e netta di come sono andate le cose.
Ecco di seguito qualche passaggio riportato da giornali ovviamente vicini alla signora Paonozzo:
In un articolo di Stefano Liberti e Irene Panozzo dal titolo “Le cattedrali italiane nel deserto del Darfur” [link a fondo pagina, n.d.r.] sul quotidiano “Il Manifesto” del 1° novembre 2006, si legge: «Un ospedale che funziona a singhiozzo, un acquedotto senz'acqua, un parco giochi circondato da filo spinato. Questa è in sintesi l'eredità che Barbara Contini ha lasciato in Darfur, la regione occidentale del Sudan, prima come coordinatrice degli interventi umanitari della cooperazione italiana, poi come responsabile dell'International management group (Img), un organismo internazionale finanziato anche dalla Farnesina. Quasi due anni di lavoro durante i quali la Contini, dopo il precedente incarico di governatore della provincia irachena di Dhi Qar, ha gestito fondi, personale e progetti in modo del tutto personalistico, bypassando le normali (e stabilite per legge) procedure della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del Ministero degli esteri italiano»;
Avete letto il pezzo sopra?
Bene ora ritorniamo alla storia ed ai fatti e lasciamo queste congetture.....
Dicevo nel dicembre del 2005 l’ospedale viene inaugurato dal Dott. Giuseppe Deodato (capo della cooperazione italiana) in visita per due settimane in Sudan.
Durante l’inaugurazione sono presenti anche la Signora Sara Fumagalli che come avevo detto prima aveva contribuito con materiale sanitario, l’ambasciatore italiano Enzo Angeloni e diversi rappresentanti del MAE di Roma.
Finita la fanfara dell’evento escono fuori ad uno ad uno i problemi di avamposto:
A) Il Progetto non sarà consegnato come da MOU al governo sudanese. La Dott;ssa Contini non vuole lasciare la struttura al ministero della sanità sudanese e si ostina a gestire Avamposto dall’Italia.
B) Scelta del personale espatriato e locale
C) Richieste dei dottori locali contro la direzione di Tariqa Al Tijani
D) Mancanza di Fondi
E) Nessun coordinamento con gli altri organismi internazionali
F) Contrasti con l’ambasciata ed il Mae
G) Personale della Cooperazione che sceglie di far fallire il progetto.

Perchè Avamposto 55 è miseramente fallito.

Una delle ragioni principali del fallimento di Avamposto, fu senza altro la scelta da parte dell’Inviato Spêciale del governo Italiano Dott.ssa Barbara Contini di non consegnare il progetto al Ministero della Sanità sudanese una volta terminato.

Come ho detto sopra nel dicembre del 2005 si tenne una grande cerimonia a Nyala per celebrare l’inaugurazione di questa nuova struttura.
A Nyala fu organizzato un corteo straordinario dal governatore Atta Al Mannan che si concluse con una grande festa che ebbe luogo nei pressi dell’ospedale.

La delegazione del MAE guidata dal Dott. Deodato si fermo’ in Sudan per quasi due settimane.La visita segnava la fine del mandato della Contini e nello stesso tempo aveva l’obiettivo di inaugurare i 27 progetti portati a termine (non tutti) nel paese tra la regione di Kassala ed il Darfur.

Per 26 progetti la cooperazione firmo’ vari MOU (memorandum of understanding) con il governo locale.
L’MOU prevedeva che per la sostenibilità dei progetti, le autorità locali sudanesi prendevano in consegna le strutture e si impegnavano a portare avanti il progetto come stabilito dai criteri di accordo tra i due governi.

Ovviamente per i progetti sviluppati a Muhajiria e nel Jebel Marra, ossia nelle aree controllate dai ribelli, non fu firmato nessun MOU trattandosi di aree di guerra. IN quelle zone gli accordi furono presi con i comandanti militari e civili locali.

Viene lecito domandarsi
Perchè il progetto di Avamposto non segui’ questo iter?
In effetti la posizione dell’inviato speciale del governo italiano era molto discutibile.La posizione ufficiale era quella di gestire l’ospedale alfine di poter prestare aiuto alle popolazioni più bisognose del sud darfur senza fare distinzioni di gruppi etnici e politici.
Un maniera per dire che in Sudan gli ospedali operano in linea con direttive politiche dove chiunque è sospettato di essere pro-SLA non godrà dell’assistenza sanitaria.

Ma allora ci si chiede come mai tutte le altre strutture furono consegnate al governo locale? Non era lo stesso governatore Atta Al Mannan che agevolo’ la Dott.ssa Contini per sviluppare nella città di Nyala i collegamenti con il festival canoro di Sanremo?

La Contini aveva sostenuto più volte nei suoi colloqui con l’ambasciatore italiano Enzo Angeloni che non voleva assolutamente consegnare l’ospedale al governo locale perchè se no quest’ultimo avrebbe trasformato la struttura in un ospedale governativo dove l’accesso ai ribelli o agli oppositori sarebbe stato vietato.
Inoltre la Contini sosteneva che avrebbe creato una fondazione che si sarebbe occupata dall’Italia della gestione di questo ospedale.
Un altro punto portato avanti dall’inviato speciale era che l’ospedale doveva essere accessibile a tutti sopratutto alla comunità povera di Tariqa Al Tijani.Ragion per cui all’ingresso dell’ospedale una lapide ricorda a tutti i visitatori che l’ospedale è stato donato allo Sceicco di Tariqa Al Tijani, Sceicco Musa.

Secondo il mio punto di vista il fallimento di Avamposto 55 è racchiuso proprio in queste poche righe.
Infatti verrebbe naturale chiedersi perchè l’inviato speciale ha consegnato la riabilitazione dell’ospedale e le cliniche di Kassala al governo sudanese? Se il timore che il Ministero della sanità fosse una struttura governativa fallimentare perchè portare avanti costose opere di recupero a Kassala e consegnarle alle autorità locali ?perchè non fare la stessa cosa a Nyala?
Queste domande esigono una risposta chiara e definitiva!.

Quando l’antonov delle Nazioni Unite decollo’ nel dicembre del 2005 dall’aeroporto di Nyala in direzione di Khartoum, l’ospedale da li a poco cesso’ di funzionare.In effetti forse non funziono’ mai a parte qualche breve periodo come pronto soccorso.

Nel momento in cui l’inviato speciale scelse di non coinvolgere il Ministero della Sanità, l’intera gestione dell’ospedale ricadeva nelle responsabilità della fondazione di avamposto creata da li a poco.
Un accozzaglia di nomi, tra cui il mio, che non aveva nessun potere decisionale ma era solo una operazione di facciata.


Ma torniamo alle ragioni del fallimento.
Momento cruciale della storia è la partenza della Dott.ssa Contini nel dicembre del 2005 e la fine della cooperazione italiana in Darfur.

Da quel momento a seguire Avamposto a Nyala rimane solo un piccolo gruppo di cooperanti guidati da un giovane ed inesperto ex stagista italiano della cooperazione italiana.
Tale Filippo Fani Ciotti che non aveva ne le capacità tecniche ne tantomeno le doti di gestire un gruppo .
Troppo giovane e sopratutto carente di quelle qualità che erano necessarie per lavorare in difficili contesti come quello del darfur.

Per quello che concerne il personale locale sanitario era stato scelto all’interno della comunità di Tariqa al Tijani. Questo personale sanitario si rivelo’ sin da subito poco propenso a lavorare per Avamposto ed avanzava tutti i giorni sempre nuove e costante richieste di soldi.

L’ospedale veniva aperto la mattina alle 09.00 e funzionava sino alle 14.00 come un centro di pronto soccorso.
Assolutamente nulla di più di cio’che avveniva da tempo nel campo di Calma dove diverse organizzazioni umanitarie non governative portavano avanti centri di primo soccorso in una area con oltre 120.000 rifugiati.
Inoltre bisogna ricordare che le altre ong lavorano costantemente all’interno di economiche tende ed offrivano lo stesso servizio se non addirittura migliore.

Cosa è quindi che non ha funzionato?

La partenza dell’Inviato Speciale Italiano aveva lasciato senza dubbio un vuoto all’interno della cooperazione italiana.Con i suoi contatti, con l’aiuto di potenti personalità della politica italiana poteva sempre contare su appoggi esterni per affrontare le varie difficoltà.
Ho citato l’esempio dei due areei partiti poco prima della visita del Dott.Deodato carichi di beni sanitari.

Inoltre l’inviato speciale poteva sempre contare sui soldi del Mae. I dottori che dall’Italia che per qualche tempo si susseguirono nel portare avanti la struttura ospedaliera godevano di salari di oltre 10.000 Euro profumatamente pagati dalla cooperazione cosa che rendeva ancora di più gradevole il loro lavoro.
Altro che volontari!

La goccia che fece traboccare il vaso fu senz’altro la dipartita della Suora Italiana che da oltre 20 anni viveva e gestiva un piccolo dispensario a Nyala.

Questa Suora insieme alla sua collega libanese erano entrate in contatto con l’ufficio della cooperazione italiana nel 2004. Da subito furono protette e coccolate dalla Contini che si impegno’ a riabilitarle la loro chiesa locale e a fargli pervenire numerosi attrezzi per le loro attività.

........Dicevo che le Suore di Nyala da diversi anni gestivano un piccolo dispensario poco distante dalla sede degli uffici di Ocha.Con l’apertura di Avamposto la Contini convinse (ma mai totalmente) la suora italiana di chiudere il dispensario e trasferirsi con il suo staff presso l’ospedale.

Dopo qualche tempo la suora entro’ in contrasto con i dottori esperti venuti dall’Italia. La suora sosteneva tra l’altro che l’assistenza sanitaria doveva richiedere anche una piccola partecipazione da parte dei sudanesi.
Lei stessa portava come modello il suo dispensario che da oltre ventanni funzionava senza intoppi.
Ogni mattina infatti queste due sorelle aprivano le porte del dispensario ed offrivano un servizio sanitario impeccabile presso il loro dispensario.I sudanesi pagavano una piccola quota che serviva a pagare i costi del dispensario .

Se oggi andiamo a Nyala quel dispensario che non è costato un euro al contribuente italiano funziona, mentre avamposto con i suoi aerei, i suoi ministri e sopratutto con i suoi grandi esperti italiani giace senza vita.!

Quando la situazione di grave paralisi fu chiara all’inviato speciale ecco che si presento’ la possibilità di inviare una chirurga italiana che sembrava motivata a risolvere le questioni di avamposto.

Avevo conosciuto la chirurga Pina Garau in Eritrea anni prima e chiesi alla Contini di provare questa ennesima carta.
Era evidente che la gestione locale necessitava della presenza continua di un dottore esperto.

Bisogna mettere in evidenza che i rapporti con l’ambasciata italiana erano stati sempre molti tesi. L’ufficio della cooperazione italiana guidata dalla Dott.ssa Contini non aveva mai goduto di grande popolarità a Khartoum complice anche il carattere collerico della Contini ed alcune sue posizioni intransigenti.

Non escludo che molti dell’ambasciata videro il fallimento di avamposto come il fallimento degli aiuti umanitari “spettacolari”.
In molti non avevano visto di buon occhio , e con ragione, i collegamenti con Sanremo ed i continui viaggi dei giornalisti a Nyala. Per tanti e non solo italiani quello spettacolo era una pessima sceneggiata che serviva solo alla notorietà della Contini per rilanciare la sua opera e per fare comunque sempre parlare solo di se.

La sua partenza non poteva che indebolire quella che era la sua opera prima, un ospedale fallimentare.
La situazione era ormai irrimediabile.
La suora che lascia l’ospedale, i fondi che sono finiti, il governo locale che non è stato coinvolto ed i dottori italiani che in conflitto con la dottoressa Contini aiutano a fare affondare la barca.

Questo forse è il punto più doloroso.!
Quando parte la dott;ssa Pina Garau è ormai noto a tutti l’impegno della Contini in politica cosi’ pure il fallimento del suo ospedale tanto invocato da Bonolis!!!!.

La Dott.ssa Garau accetta l’incarico ben conscia dei problemi in loco . Per facilitare l’impresa della Garau la Contini accetta anche di prendere una collega della chirurga per aiutarla nella gestione dell’ospedale.

Inaspettatamente la Garau dopo solo qualche mese di attività a Nyala entra in conflitto con la Contini. IN effetti la Dott.ssa di origine Sarda pugnala alle spalle la mia fiducia e quella della Contini. In barba alle necessità locali inizia a fare corrispondenza con giornali dell’opposizione che non aspettavano altro.


Era il canto del cigno dell’esperienza della Contini in Darfur. Peccato pero’ che a fare da spalla a quelle inchieste che seguirono da li a poco fu proprio la Garau che era stata mandata per cercare di risollevare le sorti di avamposto ma ora si ergeva come moralizzatrice e gridava ai quattro venti gli sperperi della cooperazione.

Nelle sue grida pero’ ha dimenticato di ricordare gli oltre 10,000 Euro che lei prendeva ogni mese dalla Cooperazione Italiana e che era stata pagata proprio per quell’ospedale.

La Storia poi ci racconta che la Dott.ssa Garau viene mandata in “esilio “ dorato nella regione di Kassala sino alla fine del suo mandato.

Questa è in sintesi l’esperienza di Avamposto....ho evitato di raccontare altri squallidi passaggi per non tediare troppo il popolo italiano.

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