Il blog di Italians for Darfur

domenica, giugno 22, 2008

Faccia a faccia con Minni Minnawi, Presidente dello SLA-M

3. MINNI MINNAWI

di Giorgio Trombatore

Nell’agosto del 2005 incontrai in una località segreta del Nord Darfur quello che sarebbe diventato da li a poco il firmatario del processo di pace firmato ad Abuja nel 2006, il leader storico del gruppo Zagawa Minnie Mennawie.

A quel tempo io ero il “Political Coordinator “ per la Cooperazione Italiana in Darfur, una funzione che in un certo senso non era riconosciuta dal ministero degli esteri dato che la mia funzione ufficiale era “logista”.
Da diverso tempo ero in contatto con il gruppo dell’SLA legato alla presidenza di Abdel Uahid e storicamente localizzato nell’area di Jebel Marra.
La Cooperazione Italiana aveva intrapreso una serie di attività umanitarie sin dal novembre 2004, quando per la prima volta raggiunsi queste aree isolate sotto il controllo dei guerriglieri dello SLA.

I miei interlocutori erano prevalentemente il political adviser Muru ed il comandante militare della zona il maggiore Sanah.I nostri incontri avvenivano solitamente a Fena e Kidingir dove tra l’altro la Cooperazione Italiana porto’ avanti dei lavori che si rivelarono totalmente fallimentari per una serie di cause.

Erano luoghi di una povertà indicibile.I raid aerei delle truppe governative da un lato e gli attacchi dei janjaweed avevano distrutto e fiaccato moralmente le truppe stanziate nel Jebel Marra.
L’autorità cittadina era rappresentata da un Sultano locale che nei tempi di pace gestiva l’autorità in quello che era un tempo la Svizzera del Sudan.
Il jebel Marra, in effetti, in tempî recenti era una destinazione preferita da parte della ricca borghesia sudanese che in queste aree avevano costruito degli chalet per godere del clima e della bellezza dei paesaggi.
Il paesaggio purtroppo oggi era ben diverso, ovunque distruzione .Le case , le scuole e persino la diga di Fena erano stati distrutti durante il conflitto. I guerriglieri del Jebel Marra, per lo più a maggioranza etnica Fur, vivevano in grande povertà.Mentre la leadership guidata da Abdel Uahid se ne stava nei migliori alberghi del Kenya ingrassando tra una conferenza di pace ed un intervista i suoi uomini muorivano di stenti.

Tutte le volte che giungevo a Kidingiri mi si stringeva il cuore nel vedere lo stato di quei guerriglieri.

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Vivevano con niente, e solitamente dormivano all’interno delle scuole abbandonate che diventavano dei veri e proprio tuguri.
In quei luoghi i guerriglieri defecavano e si nutrivono.La maggior parte erano giovanissimi, ignari del conflitto.Molti muorivano al primo conflitto al fuoco, dato che non avevano esperienza e conoscenza della guerra.
Si aggiravano per quei luoghi con i loro vecchi fucili, spesso disponevano di poche munizioni che tenevano con grande cura.

In queste zone colpite duramente dal conflitto la cooperazione italiana aveva deciso di aiutare la popolazione sudanese del Jebel Marra con una assistenza alimentare, ed anche con un obbiettivo di ricostruire in toto il villaggio di Kidingir seriamente distrutto dalla guerra civile.
Obbiettivi lodevoli ma la popolazione in quel momento aveva bisogno di ben altro che di una ripulita delle stanze della scuola locale, la popolazione era assetata di sicurezza.
La presenza dei Janjaweed era ancora più inquietante dei raid aerei.I Janjaweed erano accampati pochi chilometri fuori da Kidingir.
Io ebbi l’onore e la sfortuna di conoscerli quando un giorno rientrando da una visita a Kidingir la mia auto fu attaccata da un gruppo di Janjaweed che ci tese un agguato appena fuori Kidingir .I janjaweed sbucarono fuori dalle radure di un Uadi e ci attaccarono con tutta la loro potenza di fuoco.

Per lo più a cavallo e su cammelli , mi vidi piombare una trentina di uomini che galoppavano a tutta forza contro il mio veicolo.Con me c’erano due soldati dei corpi speciali che immediatamente risposero al fuoco rispondendo con una pioggia di proiettili in direzione dei Janjaweed.
Dopo l’attacco raggiunsi un vicino villaggio per prendere aria e verificare che stavamo tutti bene.Il villaggio era stato attaccato poco prima dai Janjaweed.Fui avvicinato da una donna che mi chiese di portare suo figlio al vicino ospedale di Nyala.
Il ragazzo aveva due proiettili in corpo, una nella spalla e l’altro nel fianco. Perdeva in continuazione i sensi e decisi di portarlo con me a Nyala.
In auto non avevo posto quindi lo caricai nel cassone del pick-up.Quel disgraziato si fece tutto il viaggio nel cassone, ma la vita fu salva.

Come ho detto sopra per mesi continuai lavorare con la dirigenza dello SLA del Jebel Marra. Al lavoro politico affiancavo quello umanitario sopratutto legato all’assistenza delle popolazioni di Fena e Kidingir.
Tempo dopo sfruttando le mie conoscenze sul territorio e sopratutto attraverso la mediazione di jamal capo Zagawa dell’aria di Muhajiria riusci’ ad organizzare un incontro con Minnei Mennawie in una località segreta del Nord Darfur.

Decisi di presentarmi all’incontro con un aiuto per la sua popolazione ed organizzai un camion pieno di derrate alimenatari.Purtroppo il camion fu intercettato dalla polizia segreta di El fasher che per colpirmi decise anche di interrompere tutte le attività dell’ONG COOPI nel territorio.
In realtà il COOPI era all’oscuro del mio incontro con il ledaer dei guerriglieri dello SLA Zagawa, ma la loro unica colpa era stata quella di facilitarmi il pâssaggio attraverso El Fasher preparandomi i “travel permit”.
L’ong venne assediata dagli uomini di HAC e per diversi giorni le loro attività sospese.La situazione si risolse grazie anche al tempestivo intervento dell’ambasciatore Enzo Angeloni che spesso interveniva per tirare fuori me ed i miei uomini dai problemi.

Rinunciai al camion e prosegui il mio viaggio in macchina verso l’incontro con il ledaer dei ribelli.
Ad un centinaio di chilometri da El Fasher sfiorai una tragedia con una pattuglia dello SLA.
IN effetti all’uscita di un Uadi fui fermato da un gruppo armato incuriosito dalla vettura della cooperazione italiana in quelle aree desolate.
Dissi al mio collega, un giovane stagista italiano, di prendere il Kalashnikov e di essere pronto a sparare a quei quattro individui che continuavano a parlocchiare ad alta voce tra di loro.
Non ero riuscito a riconoscere quel gruppo, temevo che fossero sbandati alla ricerca di una sicura rapina.
Feci marcia indietro di corsa e mi rifugia dietro una collina.
Chiamai con il Sat Abdu Giabbar (numero due delle forze armate della guerriglia Zagawa).
Lo informai che sul tragitto c’erano dei predoni e chiedevo che mi inviasse qualche pattuglia.
Abdu Giabbar mi disse che probabilmente si trattava di governativi e di non cedere.
Risoluto dissi allo stagista che era con me che saremmo passati, nascondemmo il kalashnikov sotto una giacca e dissi al mio segno di sparare sul gruppo.
Fortunatamente quando mi ripresentai davanti al gruppo , uno di loro disse “SLA, Harakat SLA”, ossia si identifico’ come del movimento.
A quel punto l’incidente fu chiarito, in effetti si trattava di gente vicina a Minnie.

Tirammo un sospiro di sollievo e continuanno il nostro viaggio sino a raggiungere Minnie che ci attendeva con i suoi uomini in una località segreta .

Quello che mi colpiva era di constatare che di fronte a me avevo un esercito vero e proprio.
Gli uomini di Minnie erano ben equipaggiati, sfoggiavano tute mimetiche di primo ordine, e la comparazione con le truppe dello Sla nello jebel Marra mi venne spontanea.

Minnie Mennawie ci accolse su un tappeto saggiamente collocato sotto un grosso albero.
Accanto a lui c’era sua scorta che lo seguiva sempre; la cosa esilarante era che metà di quella scorta sfoggiava un look da rasta man. IN effetti in seguito notai che spesso tra i guerriglieri vi era la moda di portare i capelli rasta quasi come a mostrare con il corpo la loro differenza dalle tribu’ arabe che gestivano il paese.
In quell’incontro c’era persino Abdu Giabbar,con cui avevo parlato poco prima con il sat durante l’incidente sulla strada.

Minnie mi informo’ che a breve si sarebbe tenuta una grande conferenza in una località segreta ( più tardi si seppe che fu la conferenza di Haskaniza).

In quella conferenza lui avrebbe riunito tutte le forze dello SLA per eleggere un nuovo presidente.
Usava parole dure per Abdel Uahid definendolo un rammolito che da troppo tempo viveva all’estero tra il lusso degli alberghi del Kenya.

Mi parlo’ dei suoi rapporti con il gruppo guerrigliero dello SLA del Jebel Marra, deprecandone le condizioni di vita.
I miei pensieri andarono subito a quei poveri disgraziati che vivevano in mezzi ai rifiuti organici in vecchie stanze abbandonate.

Il leader dello SLA mi disse che aveva avuto diversi contatti con i libici ed aveva incontrato anche Gheddafi un paio di occasioni. Sapevo che i libici seguivano con interesse gli accadimenti del Darfur, ma non immaginavo un loro netto coinvolgimento almeno sino a quel momento.
Mi parlo’ pure del movimento guidato dal Dottor Khalil riconoscendo nel JEM una strategia maggiore che in effetti nel tempo si sarebbe rilevata corretta.

Potei constatare che quel giovane guerrigliero stava cercando di rimettere in sesto una guerriglia che soffriva di troppe spaccature interne.A quel tempo nel 2005 il gruppo di Mennawie e quello di Abdel Uahid erano ancora formalmente uniti,anche se il giovane leader Zagawa Minnie stava impressionando gli osservatori occidentali per la sua forza e per l’organizzazione delle sue milizie.

Minnie mi mostro’ una mappa durante il nostro incontro che aveva fatto fare cucendo diversi lenzuoli ed orgogliosamente mi mostro’ la forza del suo SLA nel territorio del Darfur.

Vi erano due centri che fungevano da HQ militari, l’area di Muhajiria che veniva seguita dal mio caro amico il comandante Jamal e l’area appunto del Nord darfur.

I problemi di Minnie erano tanti, c’erano le attività del gruppo JEM al Nord che faceva sentire la sua presenza grazie alle scaltre strategie di Bahar Idris (uno dei migliori comandanti militari del conflitto), a sud c’era il problema con la fazione di Abdel Uahid che spesso proprio nell’area di Muhajiria aveva segnato delle forti tensioni.

Rividi il leader dello SLA in quella che fu per eccellenza la spaccatura ufficiale e definitiva del gruppo SLA, durante la conferenza di Haskaniza.
Questa conferenza , se non ricordo male, venne organizzata nel mese di ottobre in un villaggio del sud darfur non molto distante da Muhajiria grosso centro commerciale.

Un grossa tenda venne collocata appena fuori il villaggio e dopo diversi mesi di contatti segreti frenetici tutto l’SLA che contava si riuni’ ad Haskaniza per eleggere il nuovo presidente.

Abdel Uahid, che aveva intuito le mosse di Mennawie , non si presento’ alla conferenza e non invio’ nessun delagato. Anzi si affretto’ a riufiutare la legittimità della conferenza attraverso la solita intervista a qualche reporter straniero da una stanza di un albergo Kenyota.
Io raggiungi la conferenza sfruttando un volo di un MI8 delle Nazioni Unite.
Poco prima della conferenza incontrai Minnie all’interno di una tenda che aveva fatto allestire appena fuori Haskaniza.Fuori la tenda riconobbi immediatamente i suoi uomini più fedeli che stavano bivaccando bevendo tè e fumando sigarette.
Minnie mi aspettava all’interno della tenda.Era seduto al centro, sembrava conscio dell’importanza storica dell’evento.Accanto a lui vi era sua moglie, una ragazza molto giovane dai tratti leggermente arabi.Poco distante sedeva anche l’immancabile Abdu Giabbar (capo delle forze armate) ed alcuni rappresentanti dell’SLA nel mondo.

Il leader dei guerriglieri mi presento’subito quelli che erano i rappresentanti dello SLA nel mondo.
Vi erano alcuni delegati che venivano dagli Emirati, dal Kuwait , poi mi colpi’ la presenza di un delegato che veniva dall’Italia.
Minnie me lo presento’ con una certa enfasi, si trattava del signor Mandella residente a Monterotondo a Roma che l’altro si dilettava a fare il politico per l’SLA.
Mandella parlava un buon italiano, e come tutti gli altri delegati presenti nella tenda mi colpi’ perchè stava seguendo il ramadan.
Lo so che puo’ sembrare stupida come riflessione, ma notai che i guerriglieri e compreso Minnie non si davano molta cura del ramadan ,mentre questi delegati giunti freschi freschi dall’Europa e dagli Emirati ci tenevano a sfoggiare il loro digiuno.

Inutile dire che il profilo di quelle persone era mediocre.Minnie aveva voluto la loro presenza per rendere ancora più ufficiale quella spaccatura agli occhi dei sudanesi.

In effetti centinaia di guerriglieri dell’SLA erano accorsi da tutte le regioni del Darfur per seguire questa conferenza che mirava ad eleggere un nuovo capo.
Persino una delegazione di libici era presente, oltre che qualche giornalista europeo ed un gruppo di americani.
Minnie si presento’ alla conferenza accolto da un lungo applauso.
Il servizio d’ordine aveva fatto le cose in modo davvero eccellente.
Ogni delegato aveva ricevuto un carta di identità che lo autorizzava a votare.Tutto il perimetro della conferenza era stato protetto da un servizio d’ordine impeccabile.
Dopo una serie di saluti, si procedette immediatamente alle votazioni, che come previsto sancirono l’elezione di Minnie alla testa del movimento.
Gli avvenimenti che sono seguiti alla conferenza di Haskaniza sono noti a tutti.
Minnie Mennawie leader dello SLA uscente di Haskaniza ha partecipato attivamente al processo di pace in Nigeria firmando il documento di pace.
Abdel Uahid insieme al Jem e qualche altro gruppo ha rifiutato quel processo.
Da un lato abbiamo visto emergere il JEM come una forza sempre più consistente nello scacchiere del Darfur mentre gli uomini di Abdel Uahid hanno perso la loro influnza.

Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. 
Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore.

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