Il blog di Italians for Darfur

martedì, gennaio 25, 2011

Duri scontri tra SLA ed esercito Khartoum in Nord Darfur

Dapprima si sono scontrati lunedì, poi di nuovo l'indomani mattina: i ribelli del Sudan Liberation Movement di al Nour e i militari delle forze armate di Khartoum tornano a combattersi con violenza in Nord Darfur, nei pressi della cittadina di Thabit.
La scorsa settimana, anche gruppi del JEM e del SLA di Minnawi avevano teso una imboscata alle forze sudanesi, lasciando a terra, dopo 4 ore di combattimenti, 21 morti.

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domenica, dicembre 26, 2010

18000 civili in fuga da Khor Abeche

Lo rivelano fonti ufficiali delle Nazioni Unite: 18000 civili sono in fuga dall'area di Khor Abeche, teatro negli ultimi giorni di fortissimi scontri tra forze ribelli dello SLA di Minnawi e le forze governative sudanesi, sempre pià impegnate nella riconquista del controllo del Darfur orientale e meridionale. Nel frattempo altre fazioni di ribelli, tra cui il JEM, si stanno alleando nella resistenza alle truppe sudanesi.
Gli sfollati versano in terribili condizioni, senza acqua, cibo e riparo. Sostano tutti nei dintorni di Shangil Tobaya, sede di una base UNAMID.

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domenica, gennaio 17, 2010

18 civili uccisi nel Nord Darfur dall'esercito sudanese

Nord Darfur: l'aviazione e l' esercito sudanese, con 200 veicoli di soldati e miliziani, avrebbero sferrato un pesante attacco a Souk Fruk, nel Nord del Darfur, causando la morte di 18 civili che si trovavano al consueto mercato generale.
Fonti del movimento ribelle SLA di Abdel W. Al-Nur lo hanno riferito oggi stesso, giorno dell'offensiva, alle Nazioni Unite, che si sono dette pronte ad aprire un'inchiesta. L'ennesima.

Intanto i governi del Chad e del Sudan hanno fatto sapere di essere giunti a un accordo sul dispiegamento di guardie di confine lungo le rispettive aree di competenza, a partire dal prossimo mese.

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martedì, giugno 30, 2009

Nuovo attacco aereo in Nord Darfur: decine di morti e feriti tra i civili

Abdel Wahid al Nour, leader del Sudan Liberation Movement, denuncia ai microfoni dei giornalisti parigini l'ultimo attacco che forze aeree del Sudan avrebbero sferrato domenica scorsa ai danni della popolazione civile nel villaggio di Hashaba, nel Nord Darfur, provocando la morte di almeno otto persone e decine di feriti.
Le forze UNAMID per ora non confermano, tuttavia è noto che aerei della SAF sono decollati il giorno prima da El Fasher, 70 km a est di Hashaba.

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martedì, maggio 26, 2009

Pesanti scontri tra JEM ed esercito a Umm Baru, Nord Darfur

Fonti dell'UNAMID confermano pesanti scontri a fuoco tra i ribelli del JEM e l'esercito sudanese intorno alla città di Umm Baru, uno dei più grandi centri del Nord Darfur, vicino al confine ciadiano. Almeno 350 gli sfollati, più di 50 i feriti, un centinaio i morti accertati domenica scorsa.

La città, dapprima sotto il controllo dello SLM - Minnawi, unico firmatario del trattato di Abuja del 2006, sarebbe stata conquistata dal JEM, il movimento meglio armato del Darfur che sarebbe legato all'islamista HAssan Al-Turabi, e infine ripresa dall'esercito regolare, dopo ore di scontri e bombardamenti confermati da osservatori della missione ONU-UA. Il JEM, secondo quanto riferito dal Governo sudanese, avrebbe portato l'attacco alle postazioni militari del centro abitato con 80 veicoli e 40 pezzi di artiglieria di origine ciadiana: un'altra prova di forza del movimento ribelle in cerca di maggiore potere contrattuale, dopo quella di pochi giorni fa a Kornoy, altra cittadina a 50 Km dal confine con il Ciad, prima dell'inizio degli ennesimi colloqui di pace a Doha, domani 27 maggio, con il governo sudanese.


Nel frattempo, il Sudan Liberation Movement/Army, il più rappresentativo dell'eterogenea popolazione del Darfur ma il meno armato e diviso in più fazioni, cerca la via della riunificazione in Libia, plausibilmente nelle prossime settimane, nel tentativo di giungere compatto al prossimo tavolo di trattative.

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sabato, giugno 28, 2008

La Cooperazione Italiana costretta a pagare i guerriglieri per lavorare in Darfur

2.3 Soldi e progetti per costruire una allenza con i ribelli del Darfur

di Giorgio Trombatore

Consegnai personalmente una busta contenente 10.000 Euro (in moneta locale) ad uno dei dirigenti dell’SLA presso Muhajiria, all’indomani della riunione di Haskaniza nel novembre del 2005.

I soldi furono consegnati ad uno degli uomini di Minnie Mennawie come contributo per le spese sostenute nell’organizzazione della spettacolare riunione di Haskaniza ,dove la Presidenza di Minnie Mennawie era stata confermata da centinaia di guerigglieri accorsi da ogni parte del Darfur a discapito del presidente Abdel Uahid.
Questa fu la prima ed ultima volta che come operatori della cooperazione avevamo dato esplicitamente dei soldi ai ribelli del Darfur. Sino a quel momento i nostri interventi a loro favore erano stati sempre e solo attraverso progetti umanitari.

Non fu versato un euro neanche quando nel 2005 dopo un lungo lavoro di spionaggio eravamo riusciti a liberare i tre operatori di Adra rapiti dal JEM ed in mano al gruppo militare per oltre tre mesi.
In realtà avevamo capîto che oramai da tempo la dirigenza di Minnie Mennawie aveva scelto come contatto privilegiato l’ufficio dell’ambasciata americana che sin dai tempi della lotta armata di Mennawie gestita ed organizzata dalle lontane dune del Nord Darfur, aveva costruito un contatto saldo e duraturo.
I nostri mezzi erano troppo deboli per poter competere con gli americani o con i libici, ma cio’ nonostante ci tenevamo ad essere presenti e attivi nel territorio. Per questo quel contributo monetario rientrava all’interno di una strategia di contatti per la costruzione di un network valido e stabile con tutti i guerigglieri presenti nelle tre regioni del Darfur.

Nel Jebel Marra avevamo scelto un altra strategia. Con i guerigglieri di Abdel Uahid sin dal lontano ottobre del 2004, avevamo instaurato un rapporto di grande collaborazione e sostegno umanitario.
L’intervento più colossale era quello previsto per la ricostruzione totale di Kidingir.
Il progetto prevedeva la ricostruzione di due scuole, di una clinica, dell’intero mercato, della diga, e di una installazione permanente di energia elettrica per tutto il villaggio.
L’idea era quella di creare un oasi all ‘interno del Jebel Marra da contapporre alla miseria dei villaggi sostenuti dal governo nel Sud Darfur.L’auspicio era quello di creare un asse di riferimento per tutto lo SLA vicino ad Abdel Uahid creando un sistemo di supporto logistico e ed umanitario che legasse Fena con Kidingir.

Il progetto di Kidingir è miseramente fallito insieme a tutti i fondi che sono stati deviati per quella zona.Le scuole sono rimaste dei covi per il bivacco dei guerigglieri.In poco tempo furono ridotte le strutture a delle latrine a cielo aperto.
La clinica fu immediatamente saccheggiata all’indomani della visita del Dott.Giuseppe Deodato (dicembre 2005) a quel tempo direttore generale della cooperazione.
La diga rimase un sogno, e dell’elettricità neanche l’ombra.
Un fallimento sotto ogni profilo. Infine persino l’auspicato rientro della popolazione civile non fu raggiunto.Infatti le popolazioni native di Fena e Kidingir preferirono rimanere nei campi profughi di Calma ed El Fasher invece che rientrare nei villaggi del Jebel Marra per paura di nuovi attacchi da parte dei governativi.
In verità lo SLA di Abdel Uahid non era pronto ad un simile progetto.In quei giorni i suoi uomini erano più interessati a pârtecipare ad i colloqui in Nigeria mentre la dirigenza vera e propria era troppo presa dai lussi della vita keniota.
Finchè il fracasso del progetto di Kidingir non fu evidente, noi tirammo avanti con le nostre trattative cercando di costruire un network all’altezza delle nostre potenzialità.

Lo SLA di Minnie Mennawie era quello che ci dava più preoccupazioni.
Fortemente presente sul territorio , lo SLA di Minnie aveva da tempo iniziato ad avviare contatti con l’ambasciata americana per ritagliare da li a poco la posizione di vice-presidente e l’ingresso del suo movimento nel governo di Al Bashir.

Con il Jem la situazione era ben diversa.Come detto più volte gli uomini del Dott.Khalil sebbene in numero minore avevano dato l’idea di una maggiore compattezza e preparazione nella lotta politica. I rapporti con il JEM furono sempre ottimi nonostante gli aiuti della cooperazione nei loro confronti furono limitatissimi.Ricordo solo qualche aiuto a livello umanitario per l’area di As Senet e nel Nord Darfur.
L’impegno più grosso si rivelo’ quello con lo SLA di Abdel Uahid nel Jebel Marra.
Cibo, vestiti, progetti pêr l’acqua, per la ricostruzione, un impegno colossale che venne gestito in maniera pessima e distruttiva dalla dirigenza guidata dal coordinatore politico di Fena Mr. Muru.
Ben altra cosa furono gli aiuti gestiti nelle aree sotto controllo del governo locale.

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domenica, giugno 22, 2008

Faccia a faccia con Minni Minnawi, Presidente dello SLA-M

3. MINNI MINNAWI

di Giorgio Trombatore

Nell’agosto del 2005 incontrai in una località segreta del Nord Darfur quello che sarebbe diventato da li a poco il firmatario del processo di pace firmato ad Abuja nel 2006, il leader storico del gruppo Zagawa Minnie Mennawie.

A quel tempo io ero il “Political Coordinator “ per la Cooperazione Italiana in Darfur, una funzione che in un certo senso non era riconosciuta dal ministero degli esteri dato che la mia funzione ufficiale era “logista”.
Da diverso tempo ero in contatto con il gruppo dell’SLA legato alla presidenza di Abdel Uahid e storicamente localizzato nell’area di Jebel Marra.
La Cooperazione Italiana aveva intrapreso una serie di attività umanitarie sin dal novembre 2004, quando per la prima volta raggiunsi queste aree isolate sotto il controllo dei guerriglieri dello SLA.

I miei interlocutori erano prevalentemente il political adviser Muru ed il comandante militare della zona il maggiore Sanah.I nostri incontri avvenivano solitamente a Fena e Kidingir dove tra l’altro la Cooperazione Italiana porto’ avanti dei lavori che si rivelarono totalmente fallimentari per una serie di cause.

Erano luoghi di una povertà indicibile.I raid aerei delle truppe governative da un lato e gli attacchi dei janjaweed avevano distrutto e fiaccato moralmente le truppe stanziate nel Jebel Marra.
L’autorità cittadina era rappresentata da un Sultano locale che nei tempi di pace gestiva l’autorità in quello che era un tempo la Svizzera del Sudan.
Il jebel Marra, in effetti, in tempî recenti era una destinazione preferita da parte della ricca borghesia sudanese che in queste aree avevano costruito degli chalet per godere del clima e della bellezza dei paesaggi.
Il paesaggio purtroppo oggi era ben diverso, ovunque distruzione .Le case , le scuole e persino la diga di Fena erano stati distrutti durante il conflitto. I guerriglieri del Jebel Marra, per lo più a maggioranza etnica Fur, vivevano in grande povertà.Mentre la leadership guidata da Abdel Uahid se ne stava nei migliori alberghi del Kenya ingrassando tra una conferenza di pace ed un intervista i suoi uomini muorivano di stenti.

Tutte le volte che giungevo a Kidingiri mi si stringeva il cuore nel vedere lo stato di quei guerriglieri.

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Vivevano con niente, e solitamente dormivano all’interno delle scuole abbandonate che diventavano dei veri e proprio tuguri.
In quei luoghi i guerriglieri defecavano e si nutrivono.La maggior parte erano giovanissimi, ignari del conflitto.Molti muorivano al primo conflitto al fuoco, dato che non avevano esperienza e conoscenza della guerra.
Si aggiravano per quei luoghi con i loro vecchi fucili, spesso disponevano di poche munizioni che tenevano con grande cura.

In queste zone colpite duramente dal conflitto la cooperazione italiana aveva deciso di aiutare la popolazione sudanese del Jebel Marra con una assistenza alimentare, ed anche con un obbiettivo di ricostruire in toto il villaggio di Kidingir seriamente distrutto dalla guerra civile.
Obbiettivi lodevoli ma la popolazione in quel momento aveva bisogno di ben altro che di una ripulita delle stanze della scuola locale, la popolazione era assetata di sicurezza.
La presenza dei Janjaweed era ancora più inquietante dei raid aerei.I Janjaweed erano accampati pochi chilometri fuori da Kidingir.
Io ebbi l’onore e la sfortuna di conoscerli quando un giorno rientrando da una visita a Kidingir la mia auto fu attaccata da un gruppo di Janjaweed che ci tese un agguato appena fuori Kidingir .I janjaweed sbucarono fuori dalle radure di un Uadi e ci attaccarono con tutta la loro potenza di fuoco.

Per lo più a cavallo e su cammelli , mi vidi piombare una trentina di uomini che galoppavano a tutta forza contro il mio veicolo.Con me c’erano due soldati dei corpi speciali che immediatamente risposero al fuoco rispondendo con una pioggia di proiettili in direzione dei Janjaweed.
Dopo l’attacco raggiunsi un vicino villaggio per prendere aria e verificare che stavamo tutti bene.Il villaggio era stato attaccato poco prima dai Janjaweed.Fui avvicinato da una donna che mi chiese di portare suo figlio al vicino ospedale di Nyala.
Il ragazzo aveva due proiettili in corpo, una nella spalla e l’altro nel fianco. Perdeva in continuazione i sensi e decisi di portarlo con me a Nyala.
In auto non avevo posto quindi lo caricai nel cassone del pick-up.Quel disgraziato si fece tutto il viaggio nel cassone, ma la vita fu salva.

Come ho detto sopra per mesi continuai lavorare con la dirigenza dello SLA del Jebel Marra. Al lavoro politico affiancavo quello umanitario sopratutto legato all’assistenza delle popolazioni di Fena e Kidingir.
Tempo dopo sfruttando le mie conoscenze sul territorio e sopratutto attraverso la mediazione di jamal capo Zagawa dell’aria di Muhajiria riusci’ ad organizzare un incontro con Minnei Mennawie in una località segreta del Nord Darfur.

Decisi di presentarmi all’incontro con un aiuto per la sua popolazione ed organizzai un camion pieno di derrate alimenatari.Purtroppo il camion fu intercettato dalla polizia segreta di El fasher che per colpirmi decise anche di interrompere tutte le attività dell’ONG COOPI nel territorio.
In realtà il COOPI era all’oscuro del mio incontro con il ledaer dei guerriglieri dello SLA Zagawa, ma la loro unica colpa era stata quella di facilitarmi il pâssaggio attraverso El Fasher preparandomi i “travel permit”.
L’ong venne assediata dagli uomini di HAC e per diversi giorni le loro attività sospese.La situazione si risolse grazie anche al tempestivo intervento dell’ambasciatore Enzo Angeloni che spesso interveniva per tirare fuori me ed i miei uomini dai problemi.

Rinunciai al camion e prosegui il mio viaggio in macchina verso l’incontro con il ledaer dei ribelli.
Ad un centinaio di chilometri da El Fasher sfiorai una tragedia con una pattuglia dello SLA.
IN effetti all’uscita di un Uadi fui fermato da un gruppo armato incuriosito dalla vettura della cooperazione italiana in quelle aree desolate.
Dissi al mio collega, un giovane stagista italiano, di prendere il Kalashnikov e di essere pronto a sparare a quei quattro individui che continuavano a parlocchiare ad alta voce tra di loro.
Non ero riuscito a riconoscere quel gruppo, temevo che fossero sbandati alla ricerca di una sicura rapina.
Feci marcia indietro di corsa e mi rifugia dietro una collina.
Chiamai con il Sat Abdu Giabbar (numero due delle forze armate della guerriglia Zagawa).
Lo informai che sul tragitto c’erano dei predoni e chiedevo che mi inviasse qualche pattuglia.
Abdu Giabbar mi disse che probabilmente si trattava di governativi e di non cedere.
Risoluto dissi allo stagista che era con me che saremmo passati, nascondemmo il kalashnikov sotto una giacca e dissi al mio segno di sparare sul gruppo.
Fortunatamente quando mi ripresentai davanti al gruppo , uno di loro disse “SLA, Harakat SLA”, ossia si identifico’ come del movimento.
A quel punto l’incidente fu chiarito, in effetti si trattava di gente vicina a Minnie.

Tirammo un sospiro di sollievo e continuanno il nostro viaggio sino a raggiungere Minnie che ci attendeva con i suoi uomini in una località segreta .

Quello che mi colpiva era di constatare che di fronte a me avevo un esercito vero e proprio.
Gli uomini di Minnie erano ben equipaggiati, sfoggiavano tute mimetiche di primo ordine, e la comparazione con le truppe dello Sla nello jebel Marra mi venne spontanea.

Minnie Mennawie ci accolse su un tappeto saggiamente collocato sotto un grosso albero.
Accanto a lui c’era sua scorta che lo seguiva sempre; la cosa esilarante era che metà di quella scorta sfoggiava un look da rasta man. IN effetti in seguito notai che spesso tra i guerriglieri vi era la moda di portare i capelli rasta quasi come a mostrare con il corpo la loro differenza dalle tribu’ arabe che gestivano il paese.
In quell’incontro c’era persino Abdu Giabbar,con cui avevo parlato poco prima con il sat durante l’incidente sulla strada.

Minnie mi informo’ che a breve si sarebbe tenuta una grande conferenza in una località segreta ( più tardi si seppe che fu la conferenza di Haskaniza).

In quella conferenza lui avrebbe riunito tutte le forze dello SLA per eleggere un nuovo presidente.
Usava parole dure per Abdel Uahid definendolo un rammolito che da troppo tempo viveva all’estero tra il lusso degli alberghi del Kenya.

Mi parlo’ dei suoi rapporti con il gruppo guerrigliero dello SLA del Jebel Marra, deprecandone le condizioni di vita.
I miei pensieri andarono subito a quei poveri disgraziati che vivevano in mezzi ai rifiuti organici in vecchie stanze abbandonate.

Il leader dello SLA mi disse che aveva avuto diversi contatti con i libici ed aveva incontrato anche Gheddafi un paio di occasioni. Sapevo che i libici seguivano con interesse gli accadimenti del Darfur, ma non immaginavo un loro netto coinvolgimento almeno sino a quel momento.
Mi parlo’ pure del movimento guidato dal Dottor Khalil riconoscendo nel JEM una strategia maggiore che in effetti nel tempo si sarebbe rilevata corretta.

Potei constatare che quel giovane guerrigliero stava cercando di rimettere in sesto una guerriglia che soffriva di troppe spaccature interne.A quel tempo nel 2005 il gruppo di Mennawie e quello di Abdel Uahid erano ancora formalmente uniti,anche se il giovane leader Zagawa Minnie stava impressionando gli osservatori occidentali per la sua forza e per l’organizzazione delle sue milizie.

Minnie mi mostro’ una mappa durante il nostro incontro che aveva fatto fare cucendo diversi lenzuoli ed orgogliosamente mi mostro’ la forza del suo SLA nel territorio del Darfur.

Vi erano due centri che fungevano da HQ militari, l’area di Muhajiria che veniva seguita dal mio caro amico il comandante Jamal e l’area appunto del Nord darfur.

I problemi di Minnie erano tanti, c’erano le attività del gruppo JEM al Nord che faceva sentire la sua presenza grazie alle scaltre strategie di Bahar Idris (uno dei migliori comandanti militari del conflitto), a sud c’era il problema con la fazione di Abdel Uahid che spesso proprio nell’area di Muhajiria aveva segnato delle forti tensioni.

Rividi il leader dello SLA in quella che fu per eccellenza la spaccatura ufficiale e definitiva del gruppo SLA, durante la conferenza di Haskaniza.
Questa conferenza , se non ricordo male, venne organizzata nel mese di ottobre in un villaggio del sud darfur non molto distante da Muhajiria grosso centro commerciale.

Un grossa tenda venne collocata appena fuori il villaggio e dopo diversi mesi di contatti segreti frenetici tutto l’SLA che contava si riuni’ ad Haskaniza per eleggere il nuovo presidente.

Abdel Uahid, che aveva intuito le mosse di Mennawie , non si presento’ alla conferenza e non invio’ nessun delagato. Anzi si affretto’ a riufiutare la legittimità della conferenza attraverso la solita intervista a qualche reporter straniero da una stanza di un albergo Kenyota.
Io raggiungi la conferenza sfruttando un volo di un MI8 delle Nazioni Unite.
Poco prima della conferenza incontrai Minnie all’interno di una tenda che aveva fatto allestire appena fuori Haskaniza.Fuori la tenda riconobbi immediatamente i suoi uomini più fedeli che stavano bivaccando bevendo tè e fumando sigarette.
Minnie mi aspettava all’interno della tenda.Era seduto al centro, sembrava conscio dell’importanza storica dell’evento.Accanto a lui vi era sua moglie, una ragazza molto giovane dai tratti leggermente arabi.Poco distante sedeva anche l’immancabile Abdu Giabbar (capo delle forze armate) ed alcuni rappresentanti dell’SLA nel mondo.

Il leader dei guerriglieri mi presento’subito quelli che erano i rappresentanti dello SLA nel mondo.
Vi erano alcuni delegati che venivano dagli Emirati, dal Kuwait , poi mi colpi’ la presenza di un delegato che veniva dall’Italia.
Minnie me lo presento’ con una certa enfasi, si trattava del signor Mandella residente a Monterotondo a Roma che l’altro si dilettava a fare il politico per l’SLA.
Mandella parlava un buon italiano, e come tutti gli altri delegati presenti nella tenda mi colpi’ perchè stava seguendo il ramadan.
Lo so che puo’ sembrare stupida come riflessione, ma notai che i guerriglieri e compreso Minnie non si davano molta cura del ramadan ,mentre questi delegati giunti freschi freschi dall’Europa e dagli Emirati ci tenevano a sfoggiare il loro digiuno.

Inutile dire che il profilo di quelle persone era mediocre.Minnie aveva voluto la loro presenza per rendere ancora più ufficiale quella spaccatura agli occhi dei sudanesi.

In effetti centinaia di guerriglieri dell’SLA erano accorsi da tutte le regioni del Darfur per seguire questa conferenza che mirava ad eleggere un nuovo capo.
Persino una delegazione di libici era presente, oltre che qualche giornalista europeo ed un gruppo di americani.
Minnie si presento’ alla conferenza accolto da un lungo applauso.
Il servizio d’ordine aveva fatto le cose in modo davvero eccellente.
Ogni delegato aveva ricevuto un carta di identità che lo autorizzava a votare.Tutto il perimetro della conferenza era stato protetto da un servizio d’ordine impeccabile.
Dopo una serie di saluti, si procedette immediatamente alle votazioni, che come previsto sancirono l’elezione di Minnie alla testa del movimento.
Gli avvenimenti che sono seguiti alla conferenza di Haskaniza sono noti a tutti.
Minnie Mennawie leader dello SLA uscente di Haskaniza ha partecipato attivamente al processo di pace in Nigeria firmando il documento di pace.
Abdel Uahid insieme al Jem e qualche altro gruppo ha rifiutato quel processo.
Da un lato abbiamo visto emergere il JEM come una forza sempre più consistente nello scacchiere del Darfur mentre gli uomini di Abdel Uahid hanno perso la loro influnza.

Autore del presente testo è Giorgio Trombatore. 
Italians for Darfur e IB4D non sono responsabili di quanto espresso dall'autore.

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martedì, giugno 03, 2008

Jibril Jaber Jibril lascia Minni Minnawi e torna a combattere.

Due delle fazioni di ribelli armati del Darfur, lo SLA-Unity, comandato da Abdelalla Yahya Ahmed, e lo United Front for the Resistance, guidato da Bahar Idriss Abu Garda, hanno detto di voler rispettare gli accordi di Tripoli dello scorso 1 giugno sulla loro unificazione, che avverrà entro un mese.
L'accordo giunge pochi giorni dopo l'annuncio, da parte di Jibril Jaber Jibril, comandante delle operazioni del Sudan Liberation Army di Minni Minnawi, (SLA-M), di aver abbandonato il gruppo firmatario dell'accordo di pace di Abuja nel maggio 2006, per tornare a combattere nello SLA-Unity. Con lui, il 28 maggio scorso, si sarebbero allontanati anche altri uomini con al seguito una decina di mezzi militari. Secondo una nota del portavoce SLA-Unity, la decisione sarebbe stata presa per via della non applicazione dell'accordo di pace.

Negli stessi giorni, un poliziotto ugandese delle forze di pace ONU-UA in Darfur è stato ucciso nel Nord Darfur, a El-Fasher. E' il primo operatore internazionale ucciso da quando è stata ufficializzata la missione UNAMID nella regione.

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giovedì, maggio 15, 2008

Khartoum, grave rappresaglia dell'esercito contro i civili e i ribelli. Ancora studenti tra le vittime.

L'attacco alla capitale da parte di un gruppo di ribelli del Jem è stato respinto dall'esercito sudanese. Stupisce che un convoglio armato abbia percorso chilometri, beffato i potenti servizi segreti sudanesi, superato il controllo di un governo capace perfino di scandagliare le comunicazioni telefoniche e telematiche del suo Paese e degli operatori umanitari che vi lavorano, e sia giunto sin dentro la capitale di uno Stato in guerra da decenni. L'attacco, condotto dai ribelli per tenere alta l'attenzione internazionale all'avvicinarsi dei giochi olimpici in Cina, ha offerto il pretesto al governo sudanese per una pesante controffensiva, che ha portato subito all'arresto del leader dell'opposizione, Hassan al Turabi, islamista vicino ad Al Qaeda, e ad una durissima rappresaglia: arresti di massa, torture, rastrellamenti che continuano tra gli abitanti di Umbadda, Omdurman e Soug Lybia. Il Consiglio del governo sudanese ha deciso, infatti, stando a un comunicato delle forze ribelli, che le tre città, ad alta concentrazione di Darfuri, soprattutto di etnia Zaghawa, siano la base delle forze ribelli, il focolaio da cui è partito l'attacco alla capitale.
Tra le persone di cui non sembrano esserci più tracce, anche molti studenti universitari. Sono stati arrestati il 9 maggio Adam Ibrahim Abdulmajeed, Anwar Yagoub Rahma, Ibrahim Mohamed Idress, Khamees Mohamadain Bakhat, Ismail Mohamadain Bakhat; sono stati invece arrestati il 12 maggio e non si ha più traccia di Alqeen Yousif Guma Alqueen, Adam Yousif Husien, Abdulhaleem Abdulla Husien , Saif aldeen Mohamed Mahamoud, Nour eldeen Mohamed Mahamoud, Gamal Ahmed Haroun, Mohamed Mousa Ibrahim.

La tensione rimane alta.
Il sottosegretario ONU per le missioni di pace Guehenno ha riferito al Consiglio di Sicurezza dell'ONU i timori di nuovi attacchi alle città: sembra che gruppi dell' Esercito di Liberazione del Sudan SLA Unity si stiano preparando ad attaccare la capitale del Darfur settentrionale, El Fasher, mentre gruppi ribelli riconducibili al Jem insieme a forze ribelli ciadiane si starebbero raccogliendo al confine con il Darfur occidentale. Fonti della agenzia MISNA, tuttavia, smentiscono assembramenti intorno a El Fasher.

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venerdì, aprile 18, 2008

ONU e UA incontrano i comandanti sul campo dello SLA/M

Jan Eliasson e Salim Ahmed Salim, inviati speciali delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana, hanno incontrato oggi, nei pressi di Jebel Marra, i comandanti dei ribelli del Sudan Liberation Army guidato da Abdel Wahid el-Nur. Tra le condizioni per la partecipazione ai prossimi eventuali negoziati sono state ribadite il dispiegamento della forza ibrida internazionale e il totale cessate-il-fuoco in Darfur.
E' il primo incontro ufficiale dal maggio 2006, dopo il fallimentare accordo di pace di Abuja in Nigeria e segue il meeting tra el-Nur e cinque membri del Consiglio di Sicurezza ONU a Ginevra, il mese scorso.

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venerdì, novembre 16, 2007

Il fronte ribelle del Darfur più unito dopo le trattative a Juba.

Il cammino della pace può ripartire, forse, da Sud.
A Juba, capitale del Sud Darfur, è stata firmata la riunificazione di sei fazioni dei due gruppi ribelli più importanti (SLM e JEM) e altri due cartelli di ribelli della regione.
Assenti, tuttavia, molti personaggi chiave dell'enclave combattente, come Abdel Wahed Mohamed Ahmed al-Nur.
Oltre alle pesanti responsabilità di Khartoum, uno dei problemi più grandi per la soluzione del conflitto è stato, fino ad oggi, proprio la frammentazione del fronte ribelle, incapace di presentare richieste univoche al Governo, il quale adopera, a sua volta, la tattica del 'divide et impera' sin dagli inizi del conflitto (leggi 'Chaos by Design'). Le divisioni all'interno dei movimenti ribelli sono esplose dopo la firma del fallimentare piano di pace ad Abuja, nel maggio 2006, tra lo SLA/M, il primo e il più grande dei movimenti ribelli del Darfur, guidato da Minni Minnawi, e il Governo. Da allora, la frammentazione del Sudan Liberation Movement non ha avuto fine.
Proprio a Juba diversi capi ribelli si erano riuniti, prima del negoziato a Sirte, per stilare un documento unico. Le trattative hanno poi portato a una vera e propria rivisitazione delle posizioni dei diversi gruppi, in seguito alla decisione dello SLA e del JEM di disertare i colloqui in Libia, a causa della presenza, proprio al tavolo della pace, di un numero eccessivo di movimenti ribelli, invitati al pari delle componenti più numerose, nonostante lo scarso seguito popolare.

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domenica, ottobre 28, 2007

Gheddafi: colloqui di pace a Sirte, un fallimento.

Soldiers with the Sudanese Liberation Army, one of the rebel groups controlling parts of Darfur, sitting by their truck while stuck in the mud in Darfur. (Photo: Lynsey Addario) Il leader libico Muammar Gheddafi ha già definito un fallimento i negoziati di pace del 27 ottobre a Sirte, per il quale si era proposto come mediatore.
Le due componenti più importanti dello schieramento ribelle del Darfur hanno infatti disertato la conferenza di pace. Non va dimenticato, tuttavia, che proprio il leader libico, tra la fine degli anni 60 e gli anni 80, tentò di unificare politicamente gli stati islamici del Sahel propugnando una ideologia di supremazia araba. Da Juba, nel Sud del Darfur, i ribelli si sono detti pronti a incontrare i rappresentanti dell' Unione Africana e delle Nazioni Unite per cercare una soluzione al conflitto. Proprio a Juba sembra essere in corso una trattativa tra le due più importanti fazioni del Sudan Liberation Movement per riconoscere una sola leadership.
Un passo importante, se ciò avvenisse, in quanto la divisione dei ribelli del Darfur è uno dei più difficili ostacoli al processo di pace.

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giovedì, luglio 19, 2007

A chi può interessare la divisione dell’SLM?

di Suliman Ahmed Hamet
Presidente SLM in Italia
Articolo in arabo apparso l’11 giugno 2007 su darfuronline.com

Quando, il 13 febbraio 2003, è nato l’SLM, tutte le tribù africane del Darfur (appartenenti a circa 83 etnie diverse) ne facevano parte come fratelli, figli di un’unica madre, uniti nella difesa della propria terra e contro i janjaweed. Non esisteva al loro interno alcuna divisione fra Masalit, Zaghawa, Fur ed altri; si viveva tutti in armonia.
Nell’anno 2004 i figli del Darfur sparsi nel mondo come rifugiati politici hanno organizzato numerose manifestazioni in molte grandi città come Roma, Londra, Parigi, Amsterdam, Bonn, New York, Washington e altre ancora. In quell’anno la sensibilizzazione del mondo sui problemi del Darfur ha raggiunto il picco massimo (in qualche Pese del mondo si è sentito per la prima volta parlare di Sudan proprio attraverso le problematiche del Darfur). Tutto questo fermento, questa attenzione mondiale ha avuto come effetto di ritorno una maggiore unione dei figli del Darfur tra loro.
Alla fine del 2004 il governo ha messo in atto la seguente strategia: ha inviato alcuni suoi membri originari, per la nascita del Darfur, nella “Terra Liberata”, Aradi el-Muharrara, in mano all’SLM. Tali individui si sono presentati come dei fuoriusciti dal governo e molto critici contro l’operato dal governo e la loro stessa precedente partecipazione ad esso. Insomma dei “pentiti” e sono così entrati nelle file del Sudan Liberation Mouvement.
Da quasi subito dopo la loro entrata si è cominciata ad avvertire un’aria diversa dentro l’SLM: quelle diverse etnie che lo costituivano rappresentandone forza e ricchezza ora cominciavano ad entrare in contrasto tra loro.
Nell’arco del 2005 l’SLM, prima unito, si divide al suo interno in due gruppi grandi, più altri numericamente meno rilevanti.
Gli infiltrati di provenienza governativa cercano di individuare il gruppo più forte affinché sia il prescelto per trattare con il governo, contando che in tal modo si mettano a tacere gli altri gruppi.
Il 5 maggio 2006 viene firmato un accordo di pace ad Abuja, in Nigeria, sotto l’egida dell’Unione africana, fra Minni Minawi, presidente del gruppo maggioritario dell’SLM e il governo.
Il 23 aprile 2007 il governo ha proditoriamente trucidato –con i carri armati!- otto uomini facenti parte del suddetto gruppo maggioritario che erano a Karthum per portare avanti le trattative. Dopo questa data un folto numero di militanti del gruppo di Minni, circa la metà del totale, ha lasciato il gruppo stesso e si trova ora contro Minni e contro il Governo.
Tutte le componenti dell’SLM devono denunciare al più presto e con gran forza le azioni del Governo e la sua strategia delle spie, causa di tutte le divisioni al suo interno.
Se questa denuncia non verrà fatta ovunque nel mondo, il futuro dell’SLM sarà simile a quello di Al-Fatah e di Hamas in Palestina.

Suliman Ahmed Hamet
Presidente SLM in Italia
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Aggiornamento #1: Cinque gruppuscoli di ribelli si uniscono nell'ULFD - Reuters 14/07
Aggiornamento #2: il JEM si divide ancora - Reuters 30/07

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