Il blog di Italians for Darfur

sabato, febbraio 24, 2007

Intervista a Kostas Moschochoritis, direttore di Medici Senza Frontiere - Italia

Pubblichiamo l'intervista concessaci dal Dott. Kostas Moschochoritis, direttore in Italia di Medici Senza Frontiere ONLUS, che il 14 febbraio scorso ha lanciato la nuova campagna "Dimmi di più", alla luce dei dati emersi dal rapporto "Crisi Dimenticate 2006". Gli abbiamo chiesto quale sia l'impegno di MSF in Darfur.
Chiunque può pubblicare e distribuire quanto segue, purchè se ne citi la fonte [Italian Blogs for Darfur]:

1.
Dott. Kostas Moschochoritis, lei è direttore di MSF Italia. Chi è e cosa l'ha spinta a impegnarsi nella direzione di MSF Italia?

Ho iniziato a lavorare con MSF nel 1995 e ho svolto diverse missioni in Armenia, Albania, Liberia, Indonesia, Timor, Etiopia e Colombia. Dal 2001 ho lavorato nei quartieri generali di MSF, prima a Bruxelles, quindi a Roma.

La mia prima esperienza con MSF Italia risale al 1996, quando ho lavorato come volontario in un progetto di assistenza ai nomadi rom bosniaci a Roma. Ho deciso di impegnarmi nella direzione di MSF Italia perché credo che il suo contributo al dibattito umanitario in Italia, e alle operazioni di MSF nel mondo, possa crescere ancora.

2. Da quando MSF opera nel Sudan, e in quali aree?

MSF lavora in Sudan dal 1979. MSF è presente in Sud Sudan, dove, nonostante la fine del conflitto tra il governo sudanese e l’Esercito di Liberazione del Popolo del Sud (SPLA) nel gennaio del 2005, la popolazione continua ad attendere un miglioramento delle proprie terrificanti condizioni di vita, e nel Darfur, dove una nuova escalation di violenza da parte di tutti i gruppi armati nei confronti della popolazione civile e anche degli operatori umanitari ha ulteriormente peggiorato la situazione degli oltre due milioni di sfollati. Nel Darfur, MSF è presente in tutti e tre gli stati che lo compongono, ovvero Nord Darfur, Sud Darfur, e Darfur occidentale.

3. Quali sono le emergenze mediche più gravi che MSF ha dovuto fronteggiare in Darfur e quali le difficoltà più grandi che incontrate sul campo?

Rispetto a due anni fa, quando la popolazione civile era fuggita e si trovava da sei mesi in campi sfollati per fuggire a violenze inaudite e massacri perpetrati contro la popolazione civile, e i bisogni erano soprattutto relativi a un’assistenza immediata (acqua a cibo), oggi la situazione è molto differente. Gli sfollati nei campi avevano bisogno di assistenza immediata (acqua e cibo) anche per far fronte all’insorgere di malattie come l’epatite E. C’era bisogno di una risposta umanitaria massiccia e, in quel momento, la risposta iniziava ad aumentare.

Oggi, la situazione è molto differente. MSF è stata obbligata a ridurre le sue attività per l’intensificarsi dei combattimenti e dei pericoli crescenti nel Darfur. La riduzione dell’accesso alla popolazione per gli operatori umanitari ha delle conseguenze immediate per i nostri pazienti, in particolare per quelli che hanno bisogno di assistenza chirurgica. Non siamo più in grado di trasferire queste persone in strutture sanitarie adeguate, poiché la mancanza di sicurezza rende le strade impercorribili. Alcuni pazienti muoiono perché non possono più essere trasferiti in ospedale.

Allo stesso tempo, la comunità internazionale ha ridotto i finanziamenti destinati al Darfur. Le restrizioni di budget di molte organizzazioni internazionali hanno colpito le distribuzioni di viveri, la fornitura di acqua potabile e gli aiuti agli ospedali. Lo stato di salute delle popolazioni sfollate in Darfur, che vivono in “isole” dove l’assistenza era fino a oggi possibile, è rimasta a un livello accettabile unicamente poiché il sistema di aiuti è stato in grado di funzionare regolarmente per gli ultimi due anni. Queste famiglie si trovano in una situazione di dipendenza totale poiché sono costrette a vivere in campi sfollati che sono diventate delle prigioni a cielo aperto, e sono al tempo stesso private di qualunque mezzo autonomo di sussistenza. Quando si parla dei dati medici nelle cosiddette “isole di assistenza” - gli enormi campi per gli sfollati nelle città controllate dal governo - dove abbiamo ancora la possibilità di accesso, certi parametri sono validi per quanto riguarda la nutrizione e il tasso di mortalità. Tuttavia, c’è una grande sofferenza umana. Queste persone sono “recluse” in campi da più di 30 mesi, nel senso che, di fatto, non possono abbandonare i campi, non possono uscire per cercare cibo e acqua perché il rischio di essere uccisi o violentati è altissimo. Per le donne, poi, è molto pericoloso uscire dal campo per cercare della legna da ardere, mentre sono pochi gli uomini che escono, evitano persino di andare negli ospedali governativi, per paura di essere scambiati per sostenitori di un gruppo ribelle ed arrestati. E questi sono i fortunati, quelli che hanno ricevuto almeno un minimo di assistenza e che hanno trovato rifugio nei campi sfollati.

Molti altri, da quando sono drammaticamente aumentati gli attacchi nei confronti degli operatori umanitari, sono invece isolati e tagliati fuori da ogni tipo di assistenza. Gli sfollati del Darfur, tutti, stanno vivendo in una situazione insostenibile.

4. Il vostro lavoro è stato mai messo a rischio dalla violenza delle milizie armate o dei ribelli?

Nel corso degli ultimi 6 mesi, sono aumentati in maniera vertiginosa gli attacchi nei confronti di tutte le organizzazioni umanitarie presenti in Darfur: sono 30 le strutture di ONG e delle Nazioni Unite che sono state attaccate dai diversi gruppi armati. Si sono verificati nel corso degli ultimi sei mesi più di 12 incidenti mortali che hanno colpito le organizzazioni umanitarie presenti in Darfur, più del doppio dei casi avvenuti nei due anni precedenti. Questi attacchi mettono a rischio sia il lavoro di MSF che quello delle altre organizzazioni umanitarie, e soprattutto, come ho detto prima, lascia intere popolazioni prive di protezione e di assistenza umanitaria. Lo spazio umanitario è quindi ormai ridotto all’estremo in Darfur. È essenziale, è vitale che le equipe di MSF possano raggiungere le popolazioni più in pericolo. Per questo abbiamo lanciato diversi appelli urgenti, al governo del Sudan e alle altre parti in conflitto, affinché permettano agli operatori umanitari il libero accesso alla popolazione.

5. Cosa pensa della missione dell'Unione Africana in Darfur e del nuovo contingente di caschi blu dell'ONU che dovrebbe affiancarla?

È terribilmente frustrante lavorare in Darfur e vedere le violenze contro i civili, contro le donne che giungono nelle nostre cliniche dopo avere subito violenze sessuali; ti trovi davanti a una brutta guerra che continua e a una possibilità ridotta di portare assistenza. C’è il desiderio di trovare una soluzione, e la tentazione di suggerire una soluzione rapida per risolvere la situazione, per quanto illusoria possa essere effettivamente.

Tuttavia, la responsabilità di un’organizzazione umanitaria come MSF è quella di stare al fianco delle popolazioni e sostenerle, testimoniando delle loro sofferenze. Nel momento in cui dovessimo essere coinvolti in negoziazioni di pace o in interventi militari, esuleremmo dalle nostre responsabilità. Se MSF dovesse richiedere un intervento armato, danneggeremmo e comprometteremmo la nostra neutralità. MSF deve restare neutrale per potere dialogare con le diverse parti in conflitto e avere accesso alle popolazioni in pericolo. Raccomandare un intervento armato in un contesto quale il Darfur significherebbe raccomandare che un altro attore entri nel conflitto. E questo è qualcosa che, in quanto organizzazione umanitaria, non possiamo fare. Non è il nostro ruolo quello di prendere posizione in un conflitto perché una simile azione comprometterebbe il concetto stesso di un’azione umanitaria indipendente fine a sé stessa e preoccupata unicamente di alleviare le conseguenze dei conflitti, e non è, non può essere un mezzo per un fine politico, per quanto giustificato questo possa essere. E perché, lo ripeto ancora una volta, la nostra neutralità è la sola che ci permette di avere accesso alle popolazioni che hanno bisogno del nostro aiuto.

6. Le ONG presenti in Darfur sono tante, almeno 80. Come e quali sono i rapporti tra MSF e le altre organizzazioni umanitarie? Agite da soli o operate nell'ambito di un progetto di aiuti più ampio?

In Darfur, come in tutti gli altri contesti di emergenza in cui opera, MSF agisce in maniera neutra e imparziale, valutando quindi in maniera indipendente le necessità della popolazione e agendo di conseguenza. La nostra indipendenza di azione è il risultato della nostra indipendenza economica, nel senso che oltre l’80% dei nostri fondi proviene da privati, e non da governi o istituzioni internazionali. Quindi, anche in Darfur non operiamo nell’ambito di un progetto di aiuti più ampio. Ovviamente, siamo in costante contatto con le altre ONG, con le Nazioni Unite, con le autorità nazionali e i diversi attori locali: questo ci permette di valutare i bisogni concreti della popolazione, e soprattutto di intervenire laddove nessun altro può farlo.

7. Ci sono mai stati tentativi di ingerenza da parte del Governo sudanese nel vostro operato?

MSF cerca sempre di collaborare con tutte le parti in conflitto e con le autorità nazionali e locali nei paesi in cui opera, in modo da potere ottenere accesso alle popolazioni in pericolo. In Darfur agiamo secondo lo stesso principio. Ovviamente, come ho detto prima, ci sono stati e ci sono tuttora difficoltà con tutte le parti in conflitto, legate alle garanzie di sicurezza, all’accesso alla popolazione e alla nostra azione di testimonianza delle sofferenze e delle violazioni dei diritti umani di cui sono vittime i civili.

8. In cosa consiste attualmente il vostro impegno in Darfur e come è possibile sostenere i vostri progetti in questa regione?

Medici Senza Frontiere (MSF) gestisce in Darfur numerosi progetti di assistenza: sostegno a ospedali e centri di salute, cliniche mobili, e offre servizi di assistenza chirurgica e post-operatoria, assistenza pediatrica, cure primarie, prenatali e nutrizionali. MSF cerca inoltre di intervenire rapidamente in tutta la regione in caso di epidemie, scontri o nuovi sfollamenti per fornire assistenza e cure d’emergenza.

Lo staff di MSF è composto da oltre 100 operatori internazionali e più di 2000 operatori sudanesi nelle tre province del Darfur (Darfur settentrionale, Darfur meridionale e Darfur occidentale). Con un budget totale, nel 2006, di oltre 20 milioni di euro, quella in Darfur è una delle operazioni più importanti di MSF a livello mondiale.

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sabato, febbraio 17, 2007

RAI: Beltrandi, appello per Darfur in Vigilanza

(ANSA) - ROMA, 16 FEB - L'appello promosso da 'Italian Bloggs for Darfur', per chiedere alle maggiori testate televisive italiane maggiore informazione sul conflitto in atto nella regione del Sudan, e' stato fatto suo da Marco Beltrandi, membro della Commissione Vigilanza Rai, che si fara' portavoce della richiesta in seno alla Commissione. Il deputato della Rosa nel Pugno ''condivide gli interrogativi posti da Italian Blogs for Darfur sulla qualita' dell'informazione nel servizio pubblico televisivo e auspica una maggiore attenzione da parte dei media alla tragedia che si sta consumando nell'indifferenza globale''.
''Da quando ha fatto la sua prima comparsa sul web, l'appello di Italian Blogs for Darfur ha raccolto numerose adesioni. Ad oggi sono state raccolte oltre mille firme. Oltre all'azione continua di decine di bloggers sensibili al destino del terzo mondo, in particolare alle crisi e alle guerre dimenticate - spiega una nota - anche alcuni noti esponenti della politica italiana, difensori dei diritti umani, e personaggi dello spettacolo hanno dato il loro sostegno a Italian Blogs for Darfur, firmando l'appello e rendendo pubblica la loro adesione. Tra questi Marco Cappato. Daniele Capezzone. Marco Pannella, Antonio Polito, Gianni Vernetti, Marco Taradash, Yasha Reibman, Caparezza, Cesare Cremonini e Subsonica''. STF 16-FEB-07 14:06 NNNN

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Il vice Presidente del Parlamento Europeo ha a cuore il popolo del Darfur.

L' On. Mario Mauro (Forza Italia) vice Presidente del Parlamento Europeo, non solo ha firmato l'appello di Italian Blogs for Darfur, ma ha anche presentato, in sede europea, una proposta di risoluzione sul Darfur, nel tentativo di scuotere la comunità internazionale dall'immobilismo politico: il 15 febbraio scorso, il Parlamento Europeo ha chiesto, grazie alla sua proposta di risoluzione sul Darfur, che l'ONU e tutta la comunità internazionale si adoperi "con ogni mezzo per porre fine ai crimini di guerra e ai crimini contro l'umanità perpetrati in Darfur'', anche attraverso l'imposizione di sanzioni. Particolare attenzione è rivolta alla Cina, principale partner economico sudanese, che ha finora bloccato ogni concreta risoluzione a livello internazionale.
La proposta di Mauro giunge a pochi giorni dall'accusa lanciata all'Europa dall' Associazione per i Popoli Minacciati, per la sua impotenza dinanzi alla tragedia del Darfur.

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Il Sen. Antonio Polito firma l'appello per il Darfur.

Anche il Sen. Antonio Polito, segretario della Commissione Esteri del Senato, ha firmato l'appello di Italian Blogs for Darfur.
Un ulteriore importante tassello nel puzzle politico italiano, per costruire insieme un argine al fiume di violenza in Darfur.

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Nuovo rapporto "Crisi dimenticate 2006": ancora spenti i riflettori sul Darfur

Mercoledì 14 febbraio a Roma, Medici senza Frontiere ha presentato il rapporto annuale sulle crisi dimenticate, con un interessante analisi dello spazio dedicato da quotidiani, periodici e telegiornali italiani alle crisi umanitarie. Al via anche una nuova iniziativa di MSF: “Dimmi di più” una newsletter per conoscere chi c'è dietro a guerre e povertà e chiedere ai direttori di quotidiani e TG un'informazione che sia più completa su questi temi.

Le maggiori reti televisive italiane hanno dedicato al Darfur solo 12 notizie che vertono sulla malaria (1 sola), la fame, e in buona parte sul genocidio.
Va meglio con la stampa italiana, ma è ancora evidente una certa tendenza da parte dei media nazionali a parlare di contesti di crisi solo laddove riconducibili a eventi e / o personaggi italiani. Si è scritto sul Sudan, in particolare sul Darfur, in 255 articoli (di cui ben 93 si limitavano a trafiletti o brevi), ma meno della metà analizzano specificamente le condizioni di vita della popolazione, le cause del conflitto e le violenze nei confronti dei civili.

In generale, i principali notiziari del servizio pubblico hanno dedicato il 13,4% delle loro notizie complessive (titoli esclusi) alle Crisi umanitarie, così come intese nel rapporto di MSF, mentre Mediaset nel 2006 ha messo in onda il 7,9% di “notizie Crisi”.

(tratto e adattato da: Piccolino Valme)

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martedì, febbraio 13, 2007

"Dobbiamo far sapere di quanta paura, pericolo e terrore gravi sulla nostra gente."

Antonella, la nostra "inviata" all'incontro sul tema 'Darfur, tra guerre dimenticate e rifugiati politici', organizzato da 'Associazioni del Darfur in Italia' e 'Senza confine' in collaborazione con Alice nel mondo, e che si è svolto nella sede dell'Arci a Roma, ci racconta:

'L'iniziativa è stata un successo. La sala era piena e tutti i presenti erano molto interessati e partecipi, contrariamente a quanto avviene di solito ai convegni.
Oltre al mio intervento di cui non vi parlo ma che potete ascoltare e vedere (vi avverto ho parlato a braccio...) hanno raccontato la loro esperienza alcuni ragazzi sudanesi rifugiati in Italia e che hanno costituito un'associazione per i diritti del Darfur. Particolarmente intense sono state le testimonianze di Abu Al-Gasim Mohammad - presidente di SLM/A in Italia, e di Adam Siddig, rifugiato del Darfur nel nostro Paese.

Vi sintetizzo il loro intervento:

“Desideriamo tanto ritornare alla nostra vita passata, ma sappiamo che la situazione è sempre pericolosa. I nostri villaggi sono stati bruciati, le nostre donne stuprate, gli uomini uccisi, ma anche bambini e anziani. Siamo stati costretti ad abbandonare le nostre case e a rifugiarci nei campi di accoglienza o in altri paesi. Come abbiamo fatto noi. Vorremmo tornare ma siamo più utili qui, impegnati a diffondere la conoscenza di ciò che avviene nel nostro Paese. Dobbiamo restare per questo. Dobbiamo far sapere di quanta paura, pericolo e terrore gravi sulla nostra gente.
Il forte sentimento di minaccia e di insicurezza che si diffonde tra le popolazioni è la causa di numerosi problemi in Darfur. Costringe moltissime persone a vivere in condizioni pericolose di sovrappopolazione. Continuano a scoppiare violenti scontri tra le forze governative e i ribelli, che costringono alla fuga altre persone. Questa situazione minaccia anche l'instradamento degli aiuti. Ci sono stati numerosi attacchi sulla strada tra Kebkabyia e El Fasher, la principale città della regione anche in questi ultimi giorni. Eppure non se ne parla. Ed è per questo che vogliamo diffondere sempre di più il nostro messaggio, non vogliamo che la nostra rimanga una crisi dimenticata".

Molto interessante è stato anche l'intervento di Francesco Martone, senatore di Rifondazione Comunista, il quale ha fatto il punto sulle iniziative istituzionali dirette a garantire i diritti delle popolazioni del Darfur e sull'azione diplomatica in atto per tentare di arrivare a una conclusione del conflitto, con l'invio di un contingente di Caschi blu (intervento già approvato con risoluzione Onu). Purtroppo il governo di Kartum, la capitale del Sudan non ha ancora dato il via libera all'azione umanitaria.
Alla fine degli interventi è stato proiettato un video sulla situazione in Darfur girato da una troupe della Bbc. Impressionante...'

Antonella N.

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sabato, febbraio 10, 2007

MSF Italia presenta il nuovo rapporto "Crisi Dimenticate 2006".

Si terrà il 14 Febbraio a Roma, alle ore 11.30, presso la Associazione della Stampa Estera, Via dell’Umiltà 83/e, la presentazione del rapporto sulle crisi dimenticate del 2006 di Medici Senza Frontiere (MSF).

Per il terzo anno consecutivo Medici Senza Frontiere ha analizzato lo spazio dedicato dai mezzi di comunicazione italiani alle crisi umanitarie nel corso del 2006, prendendo in considerazione 22 quotidiani,13 periodici e, con la collaborazione dell’Osservatorio di Pavia, i principali telegiornali della televisione generalista.
Un’analisi approfondita è stata effettuata nei confronti delle dieci crisi umanitarie identificate da Medici Senza Frontiere come le più ignorate dai media a livello internazionale, la “top ten” delle crisi dimenticate – Somalia , Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Colombia, Cecenia, malnutrizione, Haiti, tubercolosi, Repubblica Centrafricana e India centrale – e di altre gravi crisi particolarmente ignorate nel nostro paese – Indonesia, Sudan, Ciad, Niger, Angola e malaria.
In occasione della presentazione del rapporto, MSF lancerà la campagna di sensibilizzazione “dimmi di più” finalizzata a coinvolgere il grande pubblico nel chiedere un’informazione più attenta alle crisi umanitarie.

Intervengono:
Gianfranco De Maio – Direttore della comunicazione di MSF
Andrea Pontiroli – Ufficio stampa di MSF
Mirella Marchese – Osservatorio di Pavia

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venerdì, febbraio 02, 2007

"Darfur, tra guerre dimenticate e rifugiati politici", Roma, 3 Febbraio 2007

Italian Blogs for Darfur partecipa all'incontro sul tema DARFUR, TRA GUERRE DIMENTICATE E RIFUGIATI POLITICI, organizzato da Associazione del Darfur in Italia – ARCI Roma – Associazione Senzaconfine in collaborazione con Alice nel mondo.
L'iniziativa, nella quale verranno proiettati video sulla situazione in Darfur e sulla vita dei rifugiati sudanesi in Italia e ai quali seguirà la cena sudanese a cura dell’associazione del Darfur in Italia, avrà luogo domani:

Sabato, 3 Febbraio 2007
dalle 17.00 alle 22.00
presso la Sala “Ilaria Alpi” – ARCI nazionale
Via dei Monti di Pietralata 16 - Roma

DARFUR, TRA GUERRE DIMENTICATE E RIFUGIATI POLITICI

Modera: Alessia Montuori – Associazione Senzaconfine

Interventi di:

Raffaella Bolini – Presidenza nazionale ARCI
Abdul Alwahid Mohammad – Presidente SLM/A
Abu Al-Gasim Mohammad – Presidente SLM/A in Italia
Sen. Francesco Martone – Senatore PRC/SE, capogruppo in Commissione esteri
Eugenio Melandri – Presidente Chiama l’Africa
Maurizio Musolino – Vicedirettore La Rinascita
Intervento di Italian Blog for Darfur

A seguire: I rifugiati sudanesi in Italia
Adam Siddig – Rifugiato del Darfur in Italia